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ASSEDIO DI GRONINGEN

Ultimo Aggiornamento: 07/04/2011 14:52
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Registrato il: 12/01/2006

Patrizio
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11/03/2006 21:41
 
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Assedio di Groningen PARTE 5

Toc toc!!! Qualcuno aveva appena bussato alla porta della guardiola. Fuller si trovava al suo interno da circa due ore ad esaminare carte e possibili strategie per resistere all’assedio il più a lungo possibile ma quel leggero rumore contribuì insieme alla stanchezza accumulata a fargli perdere la concentrazione, decise quindi che era meglio fare una pausa di qualche minuto così disse ad alta voce all’ospite di entrare.
Uno degli esploratori più fidati fece capolino all’interno della cella senza emettere quasi rumore. Il comandante, senza nemmeno voltarsi, chiese al soldato di fare rapporto.
“Che notizie dal corpo di guardia” disse Fuller con tono serio e calmo.
“Sembra ci sia movimento al campo signore, c’è poca luce stanotte ma i miei uomini ci vedono bene. Pochi minuti fa abbiamo notato movimenti dalla tenda principale come se fosse stata sciolta una seduta e poi rumori di macchine” il tono sicuro del soldato confermò a Fuller la natura dei suoi sospetti, di certo stanotte il nemico avrebbe messo in atto un attacco a sorpresa ma Groningen non si sarebbe fatta trovare impreparata. Tuttavia al comandante non quadravano alcuni fatti, nei suoi lunghi anni passati tra guerre e assedi non aveva mai incontrato un generale che utilizzasse una tattica d’assedio così strana come questo. Nel complesso ogni esercito assediante da lui incontrato era innanzitutto composto da molte più unità e prediligeva l’attacco rapido e continuo fino alla caduta delle difese cittadine. Come ogni buon generale sapeva, con l’aumentare dei giorni di assedio aumentavano anche una serie di problematiche non indifferenti quali mancanza di cibo, stanchezza degli uomini, l’insorgere di epidemie a causa della cattiva igiene del caso e come spesso era risaputo una città preparata e rifornita poteva resistere per molti giorni senza arrendersi. Il fatto risultava davvero strano agli occhi del comandante che ora si stava sforzando di ricordare dove aveva già visto questa tattica, dopo due giorni dalla comparsa del nemico, i due eserciti non avevano ancora cominciato a fare sul serio; poi Fuller si fermò sul posto come pietrificato, il soldato che aveva fatto rapporto poco prima lo fissò con aria interrogativa.
“Io conoscevo un uomo che…”disse il comandante ma la frase rimase sospesa a metà, Fuller parve ora ristabilirsi dal suo stato di paralisi si volse quindi verso il soldato alle sue spalle,
“Presto corri alla taverna Balena Spezzata e mandami una delle Maschere d’Ombra. Voglio un capo, quindi lega questo alla mano e tienilo in vista” disse porgendo un nastro nero pece al soldato che pur con riluttanza l’accettò ben sapendo la natura del suo prossimo incontro.
“Fa presto non c’è tempo da perdere devo ottenere più informazioni, vai ora!!!”
“Agli ordini signore” rispose il soldato che scomparve fuori dalla cella in pochi attimi.
Fuller uscì quindi dalla guardiola e si avviò con passo spedito alla guarnigione per avvisare i capitani, presto la situazione si sarebbe scaldata di nuovo.

“Generale siamo pronti!”.
“Bene! Probabilmente non si aspettano questa mossa, in ogni caso dobbiamo colpire ora mentre credono che siamo ancora in tregua, solo così possiamo sperare di assestare qualche colpo alle torri.”
“Forza soldati!! lanciate!!!” di nuovo il grido del Generale venne coperto dal suono cigolante delle catapulte che scagliarono nel medesimo istante.
Un pioggia di detriti infuocati si riversò in direzione della città semi addormentata che a differenza delle aspettative di Franz apparve reagire in modo repentino.
Infatti un rombo fragoroso proveniente dalle torri e dalle mura fece comprendere che l’esercito di Groningen non stava riposando ma era vigile e in attesa di una mossa degli invasori.
Franz maledisse silenziosamente la sventura, non potendo infatti utilizzare l’effetto sorpresa l’attacco avrebbe potuto rivelarsi molto presto inconcludente ma accantonando i cupi pensieri si preoccupò di concentrarsi sulla situazione.
La Brigata D’acciaio continuò così a scagliare proiettili per tutto il resto della notte provocando danni modesti alle mura ben fortificate e probabilmente mandando all’altro mondo qualche miliziano. Da parte loro i soldati di Groningen riuscirono a mettere a segno un paio di colpi che distrussero un’altra catapulta e uccisero sei uomini.
Mancava circa un’ora all’alba, quando il Generale Franz diede ordine di fermare l’attacco. Con gli uomini stanchi ed il morale basso decise che avrebbe ripreso l’assedio nel pomeriggio, fece così indietreggiare le macchine e si apprestò a ritirarsi nella tenda principale.

Fuller stette a fissare l’esercito nemico che si ritirava e riapriva una tregua temporanea, rendendosi conto che per un po’ non ci sarebbero stati colpi di scena scese dalle mura e si avviò per tornare in guardiola a riposarsi, compiaciuto dell’ottimo lavoro svolto dai suoi soldati.
Discese in fretta le strette scalette di pietra e poco dopo varcò la soglia della guardiola serrando la porta dietro di sé col chiavistello di ferro battuto. Trasse un profondo respiro ma immediatamente si immobilizzò avendo avvertito qualcosa di strano nell’aria.
Estrasse lentamente la corta daga riposta nel fodero e si appiattì contro la parete ascoltando in silenzio.
Passarono alcuni istanti nei quali analizzò con attenzione la stanza semi buia spaziando l’area con lo sguardo, infine convincendosi di essere solo, si diede dello sciocco e attribuì tutto alla stanchezza derivante dalla situazione stressante. Ripose la daga sul tavolino posto accanto alla porta e si avvicinò al morbido letto che lo avrebbe accolto fra le sue coperte come un vecchio amico.
Appena ebbe rimosso la cotta di maglia che indossava regolarmente tutti i giorni, qualcuno lo afferrò alle spalle bloccandogli la testa e puntandogli un pugnale affilato alla gola.
“Fermo e non muoverti” disse una voce cupa e sommessa. “Non tentare di fare l’eroe il pugnale è avvelenato”.
Fuller non diede cenno di agitazione anche se la tensione lo stava logorando “Chi sei e cosa vuoi” chiese con voce ferma,
“se sei un sicario non otterrai nulla eliminando me, ho addestrato i miei soldati a combattere da soli e possono fermare questo assedio anche senza di me” concluse.
“ahahahahah, vedo che le tue qualità corrispondono alle voci che si sentono, non mi piace avere a che fare con mezze cartucce soprattutto quando vengo chiamato d’urgenza”.
Il losco figuro liberò così la presa e si ritrasse nell’ombra della stanza. Fuller si voltò molto lentamente e cercò con lo sguardo l’uomo che l’aveva aggredito notando solo un’ombra offuscata o meglio….. una Maschera d’Ombra.
“Posso sapere con chi sto parlando” disse Fuller
“Puoi chiamarmi l’Oscuro, ma non saprai altro. E ora parliamo d’affari”.
Il comandante si sedette sul letto ancora spiazzato dall’incontro col la Maschera d’Ombra, poi riprendendosi cominciò ad esporre i fatti.

Continua...


"I fuochi segreti dei nostri cuori bruciano nel ricordo di dure perdite e di eroi uccisi ma, come la pietra da cui siamo venuti, resistiamo "
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