VICTORIA - Miscellanea.

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Mercante di Spezie
00domenica 31 dicembre 2006 20:00

VICTORIA.


Versione: 1.00 (vanilla).

Scenario: La grande campagna (dal 1836 al 1920).

Difficoltà / Aggressività: molto facile / normale.
Mercante di Spezie
00domenica 31 dicembre 2006 20:03

ITALIA

Regno di Sardegna.

Imposto la tassazione sul medio / alto ed alzo al massimo i dazi doganali. Con i proventi miglioro l'agricoltura e le miniere (in special modo carbone e zolfo) e finanzio la pubblica istruzione. Per le spese sociali e la sicurezza mancano i soldi: ci penserò in seguito. Concentro le ricerche sull'esercito e l'industria, successivamente anche sul commercio. Ben presto ottengo le agognate ferrovie. L'economia marcia e quindi posso alzare impunemente le spese militari ed il mantenimento dell'esercito. Creo qualche divisione con artiglieria e ne aggiungo molte altre alla riserva. Alla fine passo celermente alla democrazia e finanzio le indispensabili riforme sociali. Finanzio quindi l'ordine pubblico ed elimino le mafie locali. Alla marina passo qualche briciola. L'unica cenerentola rimane a questo punto la cultura.
Del risorgimento ho deciso invece di fregarmene. Alcuni lo hanno capito, altri a quanto pare ancora no. Garibaldi è al confino. Santarosa coltiva frutta e produce conserve alimentari. Gioberti e Mazzini giocano a tressette a Portofino; mentre Silvio Pellico è passato direttamente dallo Spielberg all'Asinara. Scaldati i muscoli, invado e conquisto, in rapida successione, Parma e Modena e Lucca. I patri(di)oti italiani gongolano. Ma subito li gelo. Ho occupato quei territori soltanto per motivi economici. Accessoriamente, la mia reputazione internazionale è crollata ed all'estero godo dello stesso prestigio del mal di pancia, ma non importa. Giacché mi sono procurato il ferro di cui ho un gran bisogno e che, unito al carbone della Savoia, mi darà l'acciaio; ed anche il legno che trasformerò in legname da costruzione.
A livello diplomatico mi sono alleato con l'Inghilterra, la Francia e la Toscana e di tanto in tanto partecipo alle loro guerre (ho mandato la flotta ed i bersaglieri in Messico) ma senza gran costrutto. Eppure della Francia proprio non mi fido. I mangiarane mi fanno le moine, ma quelli vogliono Nizza e la Savoia, credete a me. Decido allora di fortificare il confine. Ma i lavori si rivelano lunghi e difficili. Poiché sul mercato internazionale non riesco a procurarmi gli esplosivi che, assieme al cemento, sono indispensabili per i lavori di fortificazione, mi risolvo a fabbricarli da me. Potenzio l'estrazione dello zolfo in Sardegna, che poi trasformo in fertilizzanti in una nuova fabbrica costruita sul posto e che uniti alle munizioni, che già produco in Piemonte, assieme alle armi leggere, mi daranno (così assicura la Paradox) gli esplosivi. Fortifico al massimo il confine francese. Fortifico pesantemente tutte le coste e la Sardegna. Copro di capisaldi il confine austriaco e quello con lo Stato Pontificio.
Il secolo però volge ormai al termine ed a questo punto mi ritrovo indeciso sul da farsi. L'Inghilterra ha battuto la Russia in Crimea e protegge la Turchia. I Russi però dilagano in Asia Centrale, in Afghanistan, in Tibet, in Cina. La Prussia ha creato la Germania del nord ma poi si è incredibilmente fatta battere da una super Baviera, spalleggiata dall'Austria. Poi tutti quanti si sono alleati. La Francia combatte gli Stati Uniti in America, alleata con il Messico ed i Confederati. La Prussia non ardisce a molestarla. La mia idea sarebbe quella di scatenare un attacco all'Austria, per impadronirmi della Lombardia, con il rischio di dovermi battere anche contro la Prussia, alleata dell'Austria, ma avendo al mio fianco la Francia e l'Inghilterra.
Ma così non ha da essere. All'improvviso infatti i rapporti con la Francia inspiegabilmente peggiorano (che ne so del perché, magari quelli sono gelosi delle mie bellissime fortificazioni) e pure velocemente. I mangialumache schierano truppe lungo il mio confine (non lo avevano mai fatto) e si alleano con le scamorze delle Due Sicilie. Decido allora di giocare d'anticipo e mobilito. Schiero una trentina di divisioni di riservisti nei forti sul confine, piazzo a Genova le mie sei divisioni di professionisti con artiglieria, presidio con due divisioni la Sardegna, ne piazzo altre quattro a Torino e sul confine con l'Austria e lo Stato Pontificio. E dichiaro guerra alla Francia. Immediatamente l'imbelle ed infida Toscana mi molla, mentre i Borbonici - per par condicio - mollano i Francesi, ma l'Inghilterra fortunatamente si schiera al mio fianco. Mentre gli Inglesi sbarcano in Bretagna ed in Normandia attirando al nord gli eserciti francesi, le mie sei divisioni si imbarcano a Savona per la Corsica che, presidiata da due divisioni nemiche, cade soltanto dopo un'accanita difesa. Lasciato il compito di presidiare l'isola a due divisioni di carabinieri, le sei valorose divisioni regolari si imbarcano per Nizza dove, assieme ad altre dodici divisioni di riservisti, sfondano il fronte e dirigono su Marsiglia, ove nel frattempo hanno preso terra gli alleati Inglesi. Anche a nord altre dodici divisioni, provenienti dalla Savoia, avanzano verso Lione. La guerra procede dunque bene ed il ricongiungimento con i miei alleati, che avanzano in Aquitania, pare ormai imminente. Allorché accade il disastro. Gli Inglesi accettano un'offerta di pace separata fatta loro dai Francesi, evidentemente in gravi difficoltà. Con il trattato di pace la Francia vergognosamente cede all'Inghilterra Calais, la Normandia, Brest, Bordeaux e Marsiglia, oltre alla Tunisia ed Algeria e chissà quali altri territori. Ma ottiene mano libera contro la Sardegna. Inutile si rivela il tentativo di allearmi di nuovo con gli Inglesi. Inutile l'appello alla Prussia, affinché colga la favorevole occasione e si schieri al mio fianco. (Che coglioni!). Sono solo. Tuttavia il mio potenziale bellico è sostanzialmente intatto, mentre quello francese deve per forza di cose essere stato intaccato. Posso quindi farcela. Devo assolutamente farcela.
La nuova, decisiva, guerra si rivelerà lunga e sanguinosa. Sfruttando il fatto che gli eserciti nemici sono ancora in gran parte schierati al nord le mie fanterie avanzano verso la Senna ed i Pirenei, occupando territori in Borgogna e Linguadoca. Ma il periodo favorevole finisce ben presto ed anche bruscamente. Gli eserciti in marcia verso Parigi vengono bloccati e respinti e ripiegano verso Lione per organizzare un'efficace difesa. Il nemico attacca in direzione di Avignone. Ad ovest però le mie migliori truppe prendono Tolosa ed avanzano verso Bordeaux. Ben presto la guerra rallenta, ma senza perdere nulla in ferocia e si incancrenisce. Un lungo fronte corre dal confine svizzero alle foci della Garonna. Ad est le mie truppe respingono tutti gli attacchi. Al centro però i Francesi sfondano ed arrivano quasi fino al Mediterraneo, prima di essere fermati in una titanica battaglia di annientamento. Ad ovest le mie migliori divisioni tentano l'aggiramento del nemico. Le cose però non vanno bene. Le casse del tesoro sono ormai vuote, dopo anni di guerra. Qua e là in patria la gente si ribella. Nella Francia occupata, nelle mie retrovie sono comparsi i partigiani. La Francia rifiuta qualsiasi accordo, persino una pace bianca. All'improvviso però sopravviene un insperato colpo di fortuna. Nella Francia, evidentemente stremata dalla guerra, le rivolte divampano e rapidamente si diffondono. Parigi è in fiamme e le truppe francesi abbandonano il fronte per assediarla. Grazie di cuore, cari compagni socialisti e comunisti transalpini. E' l'occasione tanto attesa. Ad Avignone un'improvvisa ritirata delle mie truppe attira in avanti il grosso dell'esercito francese, che viene quindi circondato, intrappolato ed annientato. Ad occidente i miei bersaglieri e granatieri, unitamente alle truppe ritirate dal confine austriaco ed alle ultime riserve, raggiungono la Loira. Sedate le rivolte i Francesi contrattaccano, ma ormai sono esausti, almeno quanto noi. Finalmente il nemico accetta la pace. La guerra è durata otto anni. La Corsica, Lione e Grenoble sono i nostri guadagni.
Il resto della partita lo dedico a fortificare i nuovi territori, sedare le inevitabili rivolte dei nuovi sudditi ed iniziare a pagare l'immenso debito di guerra (sono più di trecentomila sterline!) che ho nel frattempo accumulato. L'ultima azione della partita, voluttuaria ma soddisfacente (a conquistare ormai ci ho preso gusto) è la conquista dell'isola di Cipro, nel frattempo resasi indipendente dall'Egitto.

Toscana.

Punto tutto sulla cultura e la diplomazia. Mi appello alla Gran Bretagna. Commercio con la Russia. Insomma, le provo un po' tutte per non farmi annettere, compresa l'alleanza con la Francia. Non so come, mi ritrovo comunque in guerra con la Francia contro i Savoia. Poi con i Savoia contro la Francia. Alla fine vengo conquistato dal Piemonte.

Due Sicilie.

Dopo aver impostata correttamente la tassazione ed i dazi potenzio l'agricoltura e punto sulla ricerca, concentrandomi sulla cultura (per aumentare il prestigio internazionale) e sul potenziamento dell'esercito. L'obiettivo è uno solo: non farsi annettere dal Piemonte. Ben presto però mi ritrovo in guerra.
Spalleggiati dai loro protettori francesi, i Piemontesi hanno dichiarato guerra a Toscana, Stato Pontificio e Due Sicilie. Subito chiamo in soccorso i miei alleati Spagnoli ed Inglesi. La guerra diviene subito generale. Francia, Sardegna, Portogallo e Grecia, spalleggiati dalla Russia, contro Inghilterra, Spagna e Due Sicilie, sostenuti dall'Austria. Decido di concentrarmi sui Savoia. Batto la flotta piemontese e conquisto la Sardegna, respingo due tentativi di invasione dei Greci in Puglia ed in Sicilia, sbarco a Nizza. Toscani e Pontifici però non mi sostengono ed allora li lascio battagliare da soli contro i Piemontesi a Parma e mi rivolgo al sud, mandando la flotta ed un corpo di spedizione a conquistare Atene. Con la pace ottengo la Sardegna, mezzo Peloponneso ed anche incredibilmente Capo Verde, Sao Tomè e Principe e Timor (venduta quest'ultima agli Inglesi, perché troppo lontana).
Mollata la Spagna, perché troppo pavida, mi avvicino all'Austria. Una scelta, all'inizio, non troppo felice. L'Austria mi coinvolge in una sua guerra contro la Serbia e poi anche contro la Russia, cosa che (accidenti) ad un certo punto mi costerà l'intera flotta, annientata dalla flotta russa del Mar Nero mentre navigava pacificamente nello Ionio (e chi se lo ricordava più, a quel punto, di essere in guerra anche con la Russia ?). Deciso a rendere agli Austriaci il tiro birbone che, loro malgrado, han giocato ai Borboni, ricostruisco la flotta, ridisloco l'esercito e ... dichiaro guerra alla Grecia, alleata della Russia. L'Austria, ingenua e riconoscente, mi segue. Mentre gli Austriaci le prendono dai Russi in Ungheria, io mi prendo l'altra metà del Peloponneso (stavolta le navi se ne stanno al sicuro chiuse in porto a Palermo, poiché le truppe avevo provveduto a schierarle sul confine prima di dichiarare la guerra). Successivamente con una nuova, moderna e più potente flotta muovo guerra all'Egitto, impadronendomi in rapida successione di Creta, di Cipro ed infine dell'Egitto stesso, attaccato anche dalla Turchia da est e dagli Olandesi dal sud. Infine piombo su quel che resta della Grecia e con altre due guerre me ne impadronisco completamente (salvo la Beozia, che vendo agli Austriaci per rinsaldare i nostri rapporti di amicizia ed anche per far da cuscinetto contro gli invadenti Turchi).
Ma è tempo di occuparci dei Savoia che, sempre spalleggiati dai Francesi, hanno annesso la Toscana e lo Stato Pontificio, salvo Roma. E che ancora una volta mi dichiarano guerra. Anche stavolta l'aiuto Inglese ed Austriaco si rivelerà essenziale. Con la nuova pace ottengo le Marche, mentre il Papa si riprende i suoi territori ed annette la Toscana. Una spartizione alquanto ingiusta, considerato l'entità delle forze messe in campo, mi sa che non mancherò, quanto prima, di farglielo notare. La guerra succesiva (i Savoia per certe cose hanno la tenacia di un mastino, ed anche la sua intelligenza) segna il crollo definitivo del Piemonte e della Francia, attaccata anche dall'Olanda. Mentre gli Inglesi si impadroniscono della Liguria e gli Austriaci del Piemonte e di alcuni territori in Francia io annetto l'Emilia alle Due Sicilie. Nell'ora del trionfo mi mostrerò tuttavia magnanimo nei confronti del mio piccolo collega coronato e di Giolitti, catturati a Torino mentre cercavano di fuggire nascosti in un circo itinerante, travestiti rispettivamente da Bagonghi e da Gianduia. E gli metterò a disposizione una casetta ed un orticello a Teano; oltre ad un conto aperto all'osteria del paese, dove Vittorio Emanuele III (ed ultimo) ed il suo tirapiedi potranno mangiare per tutta la vita tagliatelle, ascoltando il suono di un'allegra tarantella. Segue quindi un'ultima guerra italiana che però combatto da solo, rinunciando all'aiuto dei miei alleati, giusto per pareggiare i conti con lo Stato Pontificio, al quale strappo tutti i territori, salvo Roma.
Mercante di Spezie
00domenica 31 dicembre 2006 20:08

EUROPA

Austria.

Preso atto della pochezza militare dell'Impero, inizio subito l'ardua impresa di porvi rimedio, aumentando progressivamente e continuativamente le divisioni della riserva. Nel frattempo, con le poche truppe disponibili, procedo a sedare le numerose rivolte.
Sul piano delle risorse invece va molto meglio. Sviluppo subito l'agricoltura, la pesca e le miniere. Non aggiungo nuove fabbriche, ma faccio in modo che a quelle esistenti non manchino mai le materie prime. La situazione a poco a poco migliora. Con l'avanzo del bilancio finanzio un'equilibrata ricerca, ignorando la flotta e puntando piuttosto, nell'ordine, su industria, esercito e commercio. Soprattutto dapprima costruisco e poi potenzio, in ogni Provincia dell'Impero, le indispensabili ferrovie.
Sul piano diplomatico ho deciso di non lasciarmi intrappolare in situazioni senza uscita, poiché sono consapevole che un eccessivo coinvolgimento porterebbe infine allo scontro militare, dal quale il fragile Impero avrebbe soltanto da perdere. Piuttosto mi copro le spalle con una solida alleanza difensiva con la Prussia. Blandisco una Russia da paura, insolitamente forte ed aggressiva. Rifiuto invece le profferte d'alleanza di un'Inghilterra più bolsa del solito, impegnata per tutta la partita in un'infruttuosa opera di contenimento della Russia. Lascio al suo incerto destino una Turchia zuzzurellona, capace di resistere alla Russia per poi farsi sonoramente battere dall'Egitto. Lascio quindi passare senza prendere posizione la crisi del Sonderbund e quella dello Schleswig; non mi oppongo alla nascita della Federazione Germanica del Nord. Il prestigio un po' ne ridente, ma l'Impero, almeno ad oriente, è salvo.
Nel frattempo osservo, con iniziale preoccupazione, presto divenuta sollievo e poi fin divertimento, gli accadimenti d'Italia, dove il Piemonte e la Toscana, alleati con la Francia, divorano in rapida successione Parma, Modena, Lucca e lo Stato Pontificio. Per paura dell'intervento del rapace Francese non ardisco ad intervenire in soccorso di coloro (Parma e Modena) che comunque con tanta arroganza fin dall'inizio avevano respinto le mie sincere profferte di alleanza, limitandomi invece a fortificare il confine lombardo e poi quello del Veneto. Alla fine però fortunatamente le cose si aggiustano da sole, giacché i due italici ladroni vengono ben presto in urto. Sparisce subito la Toscana, proditoriamente pugnalata alle spalle dall'ex alleato piemontese e poi subito spartita tra Regno di Sardegna e Due Sicilie. Dopo di che i due sodali, ormai rimasti gli unici galli, ancorché un po' spelacchiati (prestigio sotto zero, economia da sottosviluppo, niente ferrovie) dell'italico pollaio, vengono alla rissa, con alterne vicende oltretutto. A dir la verità, all'inizio un poco mi ero preoccupato, temevo infatti che il vincitore dello scontro riuscisse infine a creare l'Italia, per partire poi alla conquista dei miei possessi d'oltre Po e di là del Ticino. Gli accadimenti successivi però mi rassicurano. Giacché il Francese, da brava canaglia, viscida e scaltra, favorisce or l'uno or l'altro dei compari, badando intanto ad occupare a suo profitto parte della Savoia e sempre nuovi territori. Pure la Spagna e la Turchia sono della partita. Del resto, fatto fuori il pestifero Cavour, grazie ad una malattia venerea abilmente provocata, quell'imbecille del suo re (nessun Savoia – è risaputo - è mai stato capace di contare fino ad undici, senza prima togliersi le scarpe) si è trovato ben presto inguaiato fino al collo, incapace d'elaborare una qualsivoglia strategia. Quanto ai Borboni, quei poveracci non lasciano passare occasione alcuna per rinverdire, di fronte all'Europa ed al mondo intero, lo loro trista fama di burattini, ignavi ed inconcludenti. Insomma, con nemici come questi, che bisogno ho mai di trovarmi degli amici ? Solo una volta intervengo per strappare Modena all'esausto Savoia, disfatto dal Francese ed in lotta col Borbone. Un cuneo piantato nel cuore di questa isterica feccia patriottarda. Nelle provincie di Milano e Venezia, per non dire a Trento, la gente, prospera e ben governata, più non si ribella.
Stabilizzata in tal modo la situazione, posso cautamente iniziare le prime riforme politiche, passando gradualmente alla democrazia ed introducendo un po' di stato sociale. Giungo così, senza eccessivi scossoni, procedendo con prudenza, alla fine del secolo allorché, finalmente, la situazione diviene quella che fin dall'inizio intendevo realizzare: l'economia è in forte sviluppo, possiedo tutte le tecnologie importanti, una rete di efficienti ferrovie copre l'intero imperial territorio, le rivolte sono un lontano ricordo e le mafie debellate, i confini sono inviolati e l'esercito conta 18 divisioni permanenti e ben 150 nella riserva.
E' arrivato quindi il momento di agire. La prima vittima è logicamente il Regno di Sardegna, subito soccorso però dalle alleate Francia e Spagna. La guerra tuttavia non si rivela troppo difficile. La mia forza principale invade Novara ed Alessandria, sconfigge i Piemontesi e ben presto occupa Torino. A sud del Po altri eserciti facilmente sbaragliano sparuti gruppi di nemici, occupando celermente l'Emilia e la Toscana. I Francesi certamente sono intervenuti in soccorso del loro alleato, ormai in palese difficoltà, ma i loro contrattacchi si rivelano ben poco performanti: due attacchi su Torino vengono facilmente respinti, un corpo di spedizione, sbarcato a Trieste, incautamente, senza nemmeno coprirsi i fianchi, dirige su Vienna, soltanto per farsi circondare nell'entroterra ed annientare totalmente. Gli Spagnoli tentano ripetutamente (e vanamente) di sbarcare a Venezia. Bisognerà però che provveda quanto prima a potenziare la marina. Alla fine, constatata la poca utilità del sostegno dei loro alleati (ho scatenato la guerra approfittando del fatto che, in quel momento, la Francia era impegnata in Cina contro i Boxer) e per evitare guai peggiori il Piemonte si arrende. Novara, Alessandria, Parma, Bologna e Ferrara sono le nostre conquiste. I funzionari imperiali, mandati ad amministrare le nuove provincie, all'inizio sono rimasti sbalorditi per l'arretratezza dell'economia (e la totale mancanza delle ferrovie) e quindi anche indignati per le miserande condizioni di vita in cui versano i locali. Sarebbe dunque questa la famosa Italia unita, di cui vanno straparlando quei villan rifatti, quelle meretrici, quegli ex gabellieri dei Savoia ? Nell'ex Regno di Sardegna, ora in piena anarchia, divampa la rivoluzione socialista. Alcuni anni dopo ripeterò la medesima operazione e per ben due volte. La guerra contro un Piemonte instabile, arretrato e senza alleati si rivela una passeggiata militare, tanto da non richiedere nemmeno la mobilitazione. La seconda guerra piemontese frutta all'Impero l'annessione di Aosta, Savona, Genova, Massa, Lucca, Livorno, Firenze e Rimini. La terza ci consegna la Sardegna.
Nel frattempo ho approfittato dell'ennesima, inconcludente, guerra Russo – Turca per invadere la Serbia, immediatamente annessa. La Turchia, che improvvidamente mi aveva dichiarato guerra, con le armate zariste in marcia su Istambul ben presto ci ripensa e si rassegna ad una pace bianca, ottenendo in cambio il ritiro delle mie truppe dalla Bosnia. Questo fatto stranamente migliora enormemente i miei rapporti con la Russia; contro la quale mi sono comunque premunito coprendo di capisaldi il confine orientale.
Soltanto la Spagna mi riserva una sgradita sorpresa. Per motivi noti soltanto a quelle cariatidi dei loro governanti gli Spagnoli hanno deciso infatti di intervenire in favore della Serbia. Malgrado la sproporzione tra le forze in campo. Malgrado la palese inutilità del loro agire, giacché la Serbia è ormai defunta e non compianta (negli anni successivi, in quei territori non ci sarà nemmeno una rivolta). E gli Iberici non si limitano ad una semplice dichiarazione di guerra. No. La flotta spagnola si infila nell'Adriatico e ben presto le truppe iberiche tentano di prender terra a Venezia. Respinti, gli Spagnoli ci riprovano molte altre volte, con monotona regolarità, ma sempre con l'identico risultato: l'annientamento degli eserciti attaccanti. Giacché in ogni provincia costiera dell'Impero è schierata una divisione di riservisti, subito mobilitati, ed a Venezia è posizionato in permanenza un esercito di oltre centomila uomini, capace di ridurre gli attaccanti fin da subito in inferiorità numerica. Finalmente, dopo settimane di inutili battaglie, gli Spagnoli si ritirano dall'Adriatico. (E lasciare una fregata a bloccare le coste, no ?). Per ricomparire dopo un po' davanti a Livorno, dove tentano di sbarcare per l'ennesima volta, ma soltanto per farsi fare a pezzi dalle tre divisioni regolari là presenti, ben presto rinforzate. Non è eccessivo dire che l'intero esercito spagnolo (una ventina di divisioni) sia stato immolato in quegli assurdi tentativi di sbarco. Tutto questo lo vedo di persona, in quanto in quei giorni mi trovavo casualmente a Venezia per veder con i miei occhi le nuove conquiste e per un incontro con il nostro Governatore Generale. Assisto quindi dal vivo alla battaglia. Veramente, posso dire di non aver mai assistito in vita mia ad una tale manifestazione di idiozia militare. Spinti dal vento e mossi dalle onde i corpi straziati dei soldati spagnoli galleggiano a migliaia nella Laguna Veneta. Tuttavia, malgrado il totale annientamento delle loro truppe, gli Iberici ancora non demordono. Di modo che, per farla finita con loro, mi risolvo ad invadere i loro possessi italiani. Dopo essersi imbarcato a Venezia sulle uniche tre navi da trasporto che compongono la flotta imperiale, un corpo d'armata attraversa impunemente (niente navi spagnole!) l'Adriatico e sbarca ad Ancona. Ben presto Grosseto, l'Umbria e le Marche, che vengono trovate completamente indifese, sono conquistate. Solo a questo punto la Spagna finalmente rinsavisce ed accetta una pace bianca.
Dopo di che andavo meditando di concludere il mio lungo regno con una guerra alla Turchia, al fine di rettificare anche quella frontiera, occupando la Bosnia. La Russia tuttavia, malgrado le eccellenti relazioni, rifiuta l'indispensabile alleanza. Ben presto però ben altre e più impegnative sorprese si palesano ad incupire l'orizzonte.
La Francia, senza motivo alcuno, mi ha dichiarato guerra. Subito seguita dall'Olanda (?) e dagli Stati Uniti (!). Fortunatamente la Prussia e la Baviera si schierano al mio fianco. Tuttavia Spagna e Due Sicilie si uniscono al Francese, seguite ben presto dalla Russia. La guerra tuttavia si rivelerà meno impegnativa del previsto. Ad occidente i Prussiani e soprattutto i Bavaresi dilagano in Francia. Sulle Alpi è guerra di posizione. A darmi grandi soddisfazioni è invece la marina, da poco potenziata: nell'Adriatico i miei sommergibili annientano completamente una flotta statunitense carica di truppe che navigava verso Venezia o Trieste. Nel Golfo del Leone ancora i sommergibili, con micidiali sortite, fanno vedere i sorci verdi all'antiquato naviglio francese, da guerra e da trasporto, che ben presto si ritrova costretto nei propri porti. L'economia di truppe realizzata ad occidente (la marina protegge il litorale, non vi è quindi rischio di sbarchi) mi consente di spostare ingenti truppe ad oriente. L'attacco russo, all'inizio travolgente, viene ben presto arrestato ed inizia il nostro contrattacco (2/3 delle mie 200 e passa divisioni ormai sono impegnate lì). Alla fine uno alla volta i nemici esausti si smarcano dal conflitto finché, preoccupato a dire il vero più dal colossale debito di guerra che si va accumulando piuttosto che dalla declinante potenza francese, accetto la resa dei mangiarane. Il conflitto, per quanto economicamente assai costoso, ha fruttato comunque un buon guadagno. La Baviera ha strappato alla Francia numerosi territori (ben venti province), l'Austria ha ricevuto Nizza e la Savoia e tre province francesi, la Prussia banchetta in Polonia. Anche Grosseto, l'Umbria e le Marche, tolte agli Spagnoli, fanno parte del bottino.
Il mio tempo comunque volge ormai al termine e, chiuso nel palazzo imperiale, circondato da una folla orgogliosa e silente, attendo la fine ormai imminente. Non senza aver gustato però un'ultima soddisfazione: l'annessione all'Austria di Torino, occupata con una guerra lampo, che mi viene comunicata da un generale dell'esercito imperiale, entrato nella stanza ove sono intento a dettare le mie ultime volontà, il 30 dicembre 1920.
Una particolarità di questa partita è che i Confederati Americani sono sopravvissuti fino alla fine (ed è la prima volta che succede), alquanto ridimensionati certo, ma pur sempre capaci di tener testa a lungo agli Yanchee, grazie ad un'alleanza di ferro con il Messico. Pure una California indipendente, un Brasile guerrafondaio ed espansionista (si è annesso praticamente tutto il Sud America, a parte l'Argentina) ed il Texas conquistato dai Greci ho visto. La Cina invece praticamente scompare, smembrata tra Inghilterra e Russia.

Baviera.

Concentro ingenti risorse nell'agricoltura, la ricerca scientifica e le spese sociali. In breve divento il faro europeo della civiltà mondiale. Mi concentro nella cultura ed aumento il mio prestigio. Vendo tecnologie alla Russia e le scambio con l'Austria. Grazie all'alleanza con l'Austria, sopravvivo al tentativo di annessione da parte della Prussia.

Brema.

Sviluppo la pesca e potenzio l'industria. Mi evolvo in una democrazia. Finanzio generose riforme sociali. Mi alleo con (faccio proteggere dal) l'Inghilterra. La Germania del nord (Prussia) mi ringhia contro, ma non ha il coraggio di attaccarmi.

Cracovia.

Per cominciare mi concentro sull'espansione delle mia miniera di carbone. Con i proventi delle tasse finanzio generosamente la pubblica istruzione, in modo da potenziare la ricerca. Punto sull'industria ed il commercio. Aumento velocemente inoltre il livello culturale e di conseguenza sale anche il prestigio internazionale dello stato e la mia capacità diplomatica. Mi evolvo quindi in una democrazia e faccio qualche timida riforma sociale. Grazie ad eventi fortunati riesco a costruire le prime strutture difensive ed a dotarmi di un minuscolo esercito permanente (una divisione) ed aumento a dieci le divisioni della riserva militare.
Nel frattempo gli Inglesi dilagano in America Latina ed i Russi in Cina. La Francia, alleata con il Piemonte, ha stracciato la Prussia con una guerra lampo e si è saldamente installata sull'Elba. Il Piemonte ha strappato la Lombardia all'Austria e si è impadronito dello Stato Pontificio, salvo Roma che appartiene ai Brasiliani. Il Regno delle Due Sicilie ha conquistato e satellizzato il Belgio ... La Turchia ha annesso la Persia. La Spagna è letargica.
Mi alleo quindi con l'Inghilterra, sperando che Albione possa assistermi nella mia missione di far risorgere la Polonia. Invano. A questo punto mi lascio malauguratamente convincere dalla Francia ad entrare nella sua alleanza militare ed in tal modo poco dopo mi ritrovo coinvolto nelle guerre di indipendenza italiane. Accetto di partecipare all'impresa, sperando che dalla probabile vittoria francese possano giungermi guadagni territoriali a spese dell'Austria. Mobilito dunque il mio minuscolo esercito. Respingo un tentativo di invasione da parte dei Prussiani, alleati degli Austriaci, presto distratti fortunatamente dall'intervento dei Russi. Fin dall'inizio l'infingarda Inghilterra non ha onorato la nostra alleanza ed ha lasciato Cracovia al suo destino. Con la forza della disperazione, mentre Russi e Prussiani sono impegnati a battagliare in Slesia, invadiamo la Polonia austriaca. Battiamo la guarnigione di confine. Con le nostre undici divisioni puntiamo su Vienna.
Ci ricongiungeremo con le truppe Franco – Piemontesi ? Lungo le strade fangose del confine contadini increduli osservano i nostri stendardi e guardano sfilare i figli di una Polonia che rinasce con noi. Donne indomite ci applaudono. Poi gli Austriaci contrattaccano. Dove sono gli alleati Francesi ? Ancora una volta siamo soli. Amara è la strada della ritirata. Mi ritiro con l'esercito nei forti di Cracovia. Respingiamo vittoriosamente ben tre attacchi austriaci. Cracovia è in rovina. Ormai non ci sono più riserve per rinsaldare le divisioni decimate. Il quarto assalto ci è fatale. Ventimila Austriaci sfondano le difese e dilagano in città.
Con un pugno di superstiti prendo posizione intorno alle rovine del nostro Parlamento. Lo abbiamo promesso. Non ci ritireremo. Verranno altri giorni. La Polonia rinascerà dalle sue ceneri. Tuona il cannone austriaco. Per le strade, all'improvviso silenziose, rimbomba, sempre più vicino, il grido degli Ussari austriaci che si lanciano alla carica.

Danimarca.

La mia prima vera partita. Sviluppo l'agricoltura, combatto i rivoltosi, cerco (invano) di gestire il commercio e far funzionare quelle accidenti di fabbriche. Riesco infine ad ottenere la tanto agognata ferrovia sperimentale.
Mi sono alleato, per sopravvivere, con la Russia – con la quale faccio buoni affari - e con la Svezia (di cui invece sperimento, una volta arrivati al dunque, la pusillanimità). E poi anche con l'Inghilterra. Riesco in tal modo fortunosamente a scampare alle minacce austriache ed a ben quattro brutali e immotivati tentativi di invasione da parte dei Prussiani. Tutta colpa dello Schleswig! Con la terza guerra ottengo un paio di province prussiane, che tento inutilmente di scambiare con gli Inglesi (non voglio confinare con i mangiacrauti!) e che finisco invece con il vendere ai Russi, per quattro soldi. Il problema è che sono uscito da tutte queste guerre con un debito colossale. Ad un certo punto poi vengo addirittura invaso dalla Francia (non chiedetemi il perché) e salvato ancora una volta dall'intervento degli Inglesi. Sopravvivo anche stavolta, ma il debito con l'estero è ormai andato alle stelle.
Passerò i successivi cinquant'anni a ripagarlo. A parte un infruttuoso intervento nei Caraibi. Cercando, nei ritagli di tempo, di migliorare il paese, sviluppando l'economia e soprattutto diventando una democrazia e mirando a far contenti i sudditi.

Grecia.

Credete a me, non vi è al mondo fortuna più grande che nascer figlio illegittimo in una famiglia reale. Mio padre, il futuro Re di Grecia, era stato un bimbo tranquillo ed assennato (e neanche tanto sveglio, a dir la verità) e tale era rimasto da ragazzo ed adolescente, di modo che la vigilanza nei suoi confronti si era, come dire, un po' allentata. Quanto a mia madre, la Contessa, nonché dama di compagnia della sorella di mia nonna, la Regina, era molto giovane, anche se più vecchia di mio padre, ed anche assai graziosa e molto volitiva. Non credo però che fosse vero quel che di Lei poi si pensò ed in seguito voluttuosamente si raccontò (se la fecero durar per anni, quella storia) che avesse cioè accuratamente creato l'occasione e programmato fin dall'inizio quel che poi avvenne. Ritengo anzi probabile che non fosse quella la sua intenzione e che anzi, al dunque, Ella si sia trovata meno esperta e più impacciata di quel che Lei stessa in realtà non si attendesse. Fatto sta che puntualmente, dopo nove mesi di nascosta e scandalosa gravidanza, nacqui io. Fossero stati altri tempi ed altri luoghi il problema si sarebbe speditamente risolto e senza bisogno di pensarci troppo su. Alla corte di Prussia, ad esempio. Un sacco, una corda, una pietra a far da zavorra, uno specchio d'acqua fuori mano e via. E poi naturalmente un bel po' di soldi (in questi casi si deve esser generosi) e sulla via del ritorno un pugnale nella schiena dell'infanticida e l'assassino ingaggiato dal primo ministro tutto contento per un lavoro di pochi minuti che si prende i soldi, senza saper chi ha ucciso e perché, e se li va a spender contribuendo così a rivitalizzare l'economia del Regno. Oppure il bimbo in fasce viene affidato in segreto alla moglie di un pastore che ha da poco perduto il suo. Con il rischio però di vederselo ritornare dopo alcuni anni, biondo e pimpante, dopo una dieta di abbacchio e formaggio, e passabilmente incazzato (la sua naturale natura aristocratica essendo stata un po' oscurata per via della lunga frequentazione coi villici), magari mentre i Turchi assaltano il palazzo ed il Re suo padre si è nascosto sotto il letto e non si riesce a convincerlo ad uscir fuori a prendersi una palla in fronte e in petto e due colpi di scimitarra, quelli dove viene viene, che tanto con una palla in fronte ed una in petto non t'importa più di tanto della localizzazione dei colpi successivi, così mentre gli Ottomani saltano addosso al Re gli altri possono scappare dalla porta di servizio. E poi Lui, il giovane eroe venuto dai monti, con un esercito di pastori (roba da non credere, questi pastori ellenici) libera il palazzo e vede la figlia legittima del Re suo padre che è anche la sua sorellastra (ma lui lo ignora) e lei se lo porta dentro il palazzo e guai a chi glielo dice a quei due che sono parenti prima che abbian terminato. (Scusi, Altezza, ma c'è una cosa importante che ho da dirle. SI ! SI ! SI ! ... cioè no, voglio dire, ma non vedi che siamo occupati ? Ah, è stato bellissimo. Mio Dio, credo proprio di essere rimasta incinta del Nostro Eroe. Va bene, vuol dire che il matrimonio lo celebriamo subito, così nessuno se ne accorge. Allora, qual era questa cosa importante che volevi dirmi ? ...). Come vedete una gran bella complicazione. Ma si era già nel primo quarto del secolo e queste cose per fortuna non eran più di moda e poi la Grecia se ne stava lì, un piccolo regno di pastori, agricoltori e pescatori situato in fondo al Mediterraneo e non si poteva aspettarsi che in un posto tanto remoto le regole delle corti europee venissero osservate sempre ed alla lettera. Mio padre venne blandamente redarguito e riportato sotto stretta sorveglianza e gli si trovò un'amante e poi anche una moglie ufficiale, non necessariamente in quest'ordine. Mia madre venne sposata ad un diplomatico ed entrambi vennero mandati in America. Io venni affidato ad una balia e poi ad un precettore. E credetemi, è una vera pacchia quando sei di stirpe reale e ne hai praticamente tutti i privilegi ma nessuno si aspetta che tu faccia nulla ed anzi se non fai nulla e stai fuori dai piedi sono tutti più contenti. Studiai quel che volevo e mi appassionai d'arte militare, geografia ed anche dell'antichità classica. A suo tempo divenni colonnello in una lontana guarnigione e là veramente me la spassai alla grande. Venni quindi richiamato a corte dal momento che mio padre aveva scodellato ben sei figli, di cui quattro maschi, di modo che ormai non servivo più, neanche come riserva. Approfittai quindi della compagnia degli ultimi anni del nonno, al quale mi legai d'amicizia e dal quale appresi molte cose, che mi furono assai utili in seguito, come presto capirete. I maligni, che avevan appena terminato di spettegolare su mia madre, ebbero presto l'occasione di ricominciare alla grande con me. E si deve a questo se la mia fama, preso le corti europee ancora non è limpida. Ma non posso farci nulla ed alle volte questa nomea luciferina mi è fin tornata utile. Ma io, credetemi, con l'incidente che sterminò l'intera famiglia reale durante l'inaugurazione della nuova fortezza di Atene non ebbi proprio nulla a che farci. Il fatto era che il figlio maggiore di mio padre (minore di me, gran fumatore, erede al trono) aveva della regalità un'alta idea e forse per questo (e anche per il fatto che, di scienze, non si era proprio riusciti a fargli capir nulla) non riuscì mai a comprendere veramente la differenza che esisteva tra le leggi fisiche e quelle umane. Un vero Re, credetemi. E soprattutto delle diverse conseguenze della loro violazione. Prendiamo, ad esempio, il cartello VIETATO FUMARE che indubbiamente era collocato all'ingresso della santabarbara durante la visita ufficiale ... E fu così che, per esclusione (ed anche per esplosione), in quanto unica scelta possibile (ero l'unico maschio rimasto della real famiglia) alla fine divenni re di Grecia.
Determinato a ricostruire gli splendori dell'Ellade del tempo che fu, eppur al tempo stesso consapevole della ristrettezza dei miei mezzi, mi rivolsi alla diplomazia per ottener con l'astuzia quel che non potevo procurarmi soltanto con le armi. Mi alleai pertanto con la Russia e con l'aiuto determinante dello zar mossi guerra al Turco e gli strappai i territori sul confine. Avrei voluto continuare con la stessa strategia, ma gli Inglesi, non contenti d'essersi fregati il Partenone, mi misero i bastoni tra le ruote, alleandosi con l'imbelle Ottomano ed assicurandone così per qualche tempo ancora l'inutile sopravvivenza. Chiamai allora a corte consiglieri francesi e molto imparai da loro e soprattutto dalle loro mogli. In ispecie l'arte, che da generazioni le dame francesi coltivano, d'allettar tutti e tutto promettere a ciascuno, ma senza alla fine conceder mai nulla. Ben istruito in quest'arte mollai al momento opportuno la Russia per rivolgermi alla Francia, grazie alle cui armi conquistai ancora nuovi territori e potei iniziare la lenta ma inesorabile opera di sgretolamento del fatiscente edificio dell'Impero Ottomano. Gli Inglesi però ancora una volta si intromisero e per non ritrovarmi in guerra con loro dovetti infine rinunciare a recuperar Bisanzio. Dedicai allora la mia attenzione e le ultime energie d'una vita insolita e tutto sommato ben spesa al debole Egitto, al quale strappai in successione Creta, Cipro e finanche il delta del Nilo.

Hannover.

Hannover è uno stato medio / grande, buon produttore di grano, frutta, carne e pesce, con una fabbrica di carne in scatola ed una distilleria. Finanzio al massimo l'agricoltura e l'allevamento ed in special modo la pesca e provvedo ad importare ferro e vetro, di modo che le fabbriche possono funzionare alla grande. Con i proventi mi doto delle prime ferrovie.
In politica interna ho temperato la svolta reazionaria, provocata dalla revoca della costituzione da parte dello zio buonanima Filippo Augusto, con l'accettazione delle richieste dei professori, anche se personalmente avrei preferito mandare loro, al pari di tutti gli universitari, a coltivar patate in brughiera. Ho provveduto comunque negli anni successivi, a farli discretamente assassinare (e nessuno che si sia accorto della loro sparizione ...).
Libero dal vassallaggio nei confronti dell'Inghilterra, mi sono ritrovato in un'alleanza difensiva con l'Austria e la Prussia (della quale non mi fido) e con mezza Germania. Mi affretto ad allearmi con l'Inghilterra ed anche con la Russia, tanto per andare sul sicuro.
La prima crisi è quella dello Schleswig. Dopo aver per un momento accarezzato l'idea di scendere in guerra al fianco della Russia, mi schiero invece con la Prussia contro la Danimarca, la Svezia, la Russia e l'Holstein, di cui respingo due attacchi. La campagna finisce con un nulla di fatto. Poco dopo la guerra scoppia di nuovo, ma stavolta l'Inghilterra scende in campo al fianco della Prussia. Intravvedendo il miraggio di una conquista, invado l'Holstein, del quale batto l'esercito e conquisto il territorio. Che al momento della pace viene però inspiegabilmente annesso dalla Prussia!
Deluso dall'alleato prussiano ed alla ricerca di una maggiore sicurezza accetto le profferte dell'Olanda, che ha ripetutamente migliorato le relazioni con me. L'Olanda alla fine mi coinvolge nelle guerre di indipendenza italiane. Francia, Belgio e Piemonte contro Austria, Olanda ed Hannover, appunto. La guerra divampa, con alterne vicende. All'improvviso un corpo di spedizione francese sbarca sulle mie coste. Fortunatamente avevo investito molto sulle spese militari: l'esercito permanente trattiene il nemico mentre i riservisti, prontamente mobilitati, accorrono. Alla fine il nemico è battuto e ricacciato gagliardamente in mare. Nel frattempo lo scontro pare divenuto generale. Giacché la Russia si è unita alla Francia e l'Inghilterra e la Prussia all'Austria. Dopo aver annichilito i Russi ad oriente, i Prussiani si volgono contro la Francia, mentre gli Austriaci avanzano in Italia. Con il successivo trattato di pace la Prussia, vera vincitrice, si annette la Polonia, l'Alsazia e mezzo Belgio. L'Austria banchetta a spese del Piemonte. Per parte mia ottengo le Ardenne, con il loro prezioso legname, e ... le Marche, che però prontamente rivendo all'Austria, in quanto troppo lontane (non ho una flotta), sull'orlo della rivolta ed indifendibili.
La guerra ha lasciato tracce profonde in Hannover. Il bilancio dello stato è in rosso ed i miei buoni sudditi a questo punto desiderano soltanto godere di un po' di pace e domandano (educatamente) le riforme. Partecipo quindi soltanto nominalmente alla successiva guerra della Prussia contro la Francia, che perde ancora nuovi territori. Quando infine arriva il momento in cui la Prussia dichiara guerra all'Austria mi dichiaro neutrale. Simpatizzo infatti con gli Austriaci, ma temo molto di più l'ira dei Prussiani. Il conflitto finisce però con un sostanziale pareggio e con la nascita della Federazione Germanica del Sud e di quella del Nord. Nella quale mi rifiuto categoricamente di entrare, come invece fanno quasi tutti i miei vicini. Fine dunque dei residui sogni relativi ad un'espansione militare in quella direzione. I Tedeschi del Nord non sono molto forti, ma sono alleati dei Prussiani. Ma lo sono anch'io del resto. Negli anni successivi i rapporti con la Germania del Nord rimarranno molto tesi, ma la mia alleanza con una Prussia a quanto pare soddisfatta resterà solida.
Ripiano allora il bilancio. E poi mi dedico alle costose riforme sociali, all'ordine pubblico ed alla lotta alla corruzione. Finanzio anche la ricerca, puntando soprattutto sullo sviluppo del commercio. A questo punto, siamo alla fine del secolo, decido di tentare una politica coloniale. Ma con scarsa fortuna, dal momento che ormai non c'è rimasto molto da conquistare. L'Inghilterra batte sul tempo i miei tentativi di espansione in Namibia. Le isole del Pacifico sono sovraffollate di insediamenti. Così finisce che conquisto solamente Zanzibar.

Olanda.

Alleato con i Francesi, intervengo in Messico. Dopo di che, già che son lì, mi creo un impero coloniale in Centro America.

Portogallo.

Modernizzo il paese. Poi potenzio il mio impero coloniale in Africa Australe, in barba agli Inglesi, ricongiungendo per via di terra l'Angola al Mozambico.

Spagna.

La prima grana sono le guerre carliste. Presto risolta però. Schieratomi al fianco della dolce e democratica Isabella e grazie all'aiuto apportato dalla legione inglese, francese e portoghese sgomino velocemente, anche se con un certo affanno, le armate ribelli del reazionario Carlos in patria e gli insorti nelle colonie di Cuba e Portorico e delle Filippine. Sgominati i cattivoni, posso iniziare a dedicarmi alla modernizzazione del paese. La Spagna è un paese agricolo, gran produttore di grano e frutta e lana e carne e pesce. Fortunatamente però qua e là si trova anche qualche miniera di carbone e ferro. Potenzio quindi l'agricoltura, l'allevamento e la pesca ed espando le miniere. Finanzio la ricerca puntando soprattutto sull'industria ed aggiungo all'acciaieria ed alle altre fabbriche di armi e munizioni, che già possiedo, anche una fabbrica di legname da costruzione. Ben presto ottengo la prima ferrovia. Il paese inizia così a marciare, ma i soldi son veramente pochi e non bastano a far tutto. Commercio, cultura, ordine pubblico e spese sociali rimangono drammaticamente indietro. Per lo stesso motivo preferisco rinunciare ad un'onerosa ed in fin dei conti inutile espansione coloniale lungo le coste desertiche dell'Africa Occidentale.
A complicar le cose ci si mette pure una Francia in versione napoleonica che in pochi anni annette Algeria, Tunisia e Marocco; quindi, alleatisi con la Federazione Germanica del Nord, i transalpini muovono guerra, in successione, alla Svizzera ed al Piemonte – che ne escono più che dimezzati in territorio - ed all'Austria, alla quale viene strappata la Lombardia. Tocca poi alla Russia subire le conseguenze della rapacità francese, perdendo la Lituania. Preoccupato per questi eventi potenzio l'esercito, investo nella ricerca militare e fortifico il confine dei Pirenei. Mi alleo anche con la Gran Bretagna, alla quale vendo le Filippine, remote ed indifendibili. In previsione di uno scontro con i potenti vicini ricerco anche un avvicinamento con la dormiente Prussia. La situazione diplomatica però negli anni successivi si evolve diversamente dal previsto. La Francia finisce infatti con l'arrestare la propria espansione, anche per il formarsi di un'alleanza difensiva Austro - Russo – Prussiana. Quanto alla Spagna, una serie di sfortunati eventi finisce con il disgustarmi dell'alleanza Ispano – Britannica e mi induce a separare i destini della Spagna da quelli della perfida (ed arraffona) Albione. Mi riavvicino allora proprio alla Francia, con la quale finisco con il concludere un trattato di alleanza. Anche per poter approfittare delle favorevoli opportunità di espansione che invece mi offrono le recenti vicende politiche e militari italiane.
Nel frattempo infatti, evidentemente dopo aver furiosamente letto l'autobiografia di Giulio II durante una lunga notte, insonne e travagliata, e fortificato anche, pare, da una robusta dose di viagra, erroneamente scambiato per una caramella, il Papa dichiarava guerra alla Toscana, finendo con l'annetterla, e successivamente muoveva contro il Piemonte e le Due Sicilie, impadronendosi dell'Emilia e dell'Abruzzo. Infine lo Stato Pontificio sconsideratamente attaccava anche l'Austria, rimettendoci però questa volta le Romagne. Maramaldescamente approfitto della crisi dei Savoia e dei Borboni per impadronirmi della Sardegna e della Sicilia, con le loro miniere d'oro e zolfo, indispensabile quest'ultimo per produrre fertilizzanti ed esplosivi. Tuttavia non è abbastanza, giacché lo spirito di Carlo V, apparsomi all'improvviso una sera in camera da letto, mi ordina di ricostituire l'antico Impero degli Asburgo. Cosa che prontamente inizio a fare, una volta uscito da sotto il letto, alleandomi con la Francia e muovendo guerra proprio allo Stato Pontificio, al quale strappo il territorio dell'ex Regno delle Due Sicilie. A questo punto però per completar l'opera ed impadronirmi anche di Milano dovrei muover contro la Francia stessa, magari alleandomi con L'Austria. Uno spietato, veloce e mortificante confronto tra le rispettive potenze militari rapidamente mi dissuade, anche perché dagli Stati Uniti giungono nel frattempo sinistri brontolii e sguardi rapaci rivolti a Cuba e l'alleanza col Francese mi è quindi al momento molto cara. Congedo quindi, non senza screzi, un furibondo Carlo V (sono proprio ragazzi in gamba, questi Accalappiafantasmi!) e consolido l'alleanza con la Francia, alla quale vendo in più la sempre ribelle Portorico.
Però non basta, giacché gli Stati Uniti mi dichiarano egualmente guerra e l'alleato francese si defila. La guerra in realtà si rivelerà ben poco combattuta, in quanto Cuba è irta di difese ed il nemico non ardisce di sbarcare. Dopo quasi due anni di nulla di fatto (né io né i Gringos ci decidiamo a sbarcare), salvo un breve scontro navale al largo delle Baleari, mi risolvo a por fine all'onerosa contesa vendendo Cuba alla fedifraga Francia (e adesso se la vedano un po' tra di loro) ed accettando la pace bianca subito proposta dagli Americani.
Per rifarmi delle perdite subite muovo di nuovo guerra allo Stato Pontificio, ottenendone l'Umbria e le Marche, ed a Napoli, che annetto. Con un'ultima guerra tolgo Genova agli esausti Savoia. Dopo di che concludo la partita finanziando un po' di spesa sociale (ed era ora, che i peones stavano già preparando le corde ed ingrassando i pali).

Svezia.

Mi alleo con la Turchia. Alla quale cedo tecnologia in cambio di territori in Bulgaria. Scambio quindi tecnologia e province bulgare con la Russia in cambio di territori sul confine ed in tal modo in breve tempo ottengo la Finlandia. Grazie al mio aiuto l'orso russo sopravvive alla guerra di Crimea ed in Asia tiene vittoriosamente testa al leone britannico, oltretutto vergognosamente sconfitto dagli Stati Uniti e cacciato dal Nord America.
Per parte mia all'inizio, assieme alla Russia, proteggo i deboli cugini danesi dalla brutale aggressione Prussiana. Successivamente però ci ripenso e con una serie di guerre, in rapida successione annetto completamente il paese. Dopo di che ridivento buono.
Espando l'economia e, con tutta calma e con gradualità, faccio le riforme politiche e sociali. Mi sgancio dalla Russia e mi avvicino agli Stati Uniti. Continuo a vendere e scambiare tecnologie. Divento grande amico degli U.S.A., dai quali ottengo territori in Canada in cambio di tecnologie militari. Assieme combattiamo una breve guerra coloniale contro la Francia. Proprio per questo motivo (ed anche per soddisfazione personale) avevo affrontato spese ingenti per dotarmi di una piccola flotta di monitori, corazzate ed incrociatori.
Per finire in bellezza, conquisto ed annetto Abu Dhabi.

Svizzera.

Potenzio il paese in tutti i campi, ad esclusione di quello militare. Ben presto in Europa non v'è paese più prospero e civile del mio. Mi alleo con l'Inghilterra. Alla fine mi tolgo lo sfizio di strappare la Val d'Aosta ad un Piemonte spartito tra la Francia e l'Austria.
Mercante di Spezie
00domenica 31 dicembre 2006 20:12

ASIA

Afghanistan.

Annesso dalla Russia.

Bukkara.

Annesso dalla Russia.

Chiva.

Annesso dalla Russia.

Oman.

Conquisto ed annetto Abu Dhabi. Trovo il petrolio. Mi alleo con l'Inghilterra. Mando una nave negli U.S.A.. Poi ... il nulla.

Tibet.

Zzzzzzzzzzzzzzzzzz ...

Corea.

Mi alleo con la Cina. Fortifico il paese ed allestisco un forte esercito per respingere la temuta invasione Giapponese, che però non arriva. Alla fine, conquisto il Brunei.

Giappone.

Colonizzo il Pacifico.

Thailandia (Siam).

Una bislacca guerra, incautamente mossa contro la vicina Birmania, termina con uno stanco nulla di fatto. Mi applico allora a migliorare l'economia del paese.
L'ingorda Francia però mi minaccia. Mi appoggio allora agli Stati Uniti, che finiscono col garantire l'indipendenza del paese. Grazie, grazie. Fidando nella protezione del nuovo alleato, tento di tener testa alle pretese del Francese. Che illuso. Finisce che la Francia mi dichiara guerra. E le stelle (degli U.S.A.) stanno a guardare, mentre i Galli mi tagliano a strisce. Pure gli Inglesi, alleatisi coi Francesi, sono della partita. Così finiscono i miei sogni di grandezza. Salvo la capitale. Ma il resto del regno finisce spartito tra l'Inghilterra e la Francia.

Vietnam (Annam).

Ributto in mare i Francesi invasori. Conquisto il Laos. Annetto la Cambogia. Invado la Thailandia. Vado immediatamente in bancarotta. Ma che me ne importa ?


AFRICA

Sokoto.

Conquistato dalla Francia, ma soltanto dopo un'accanita difesa.


AMERICA

Colombia.

Domo le ribellioni interne. Potenzio l'esercito. Conquisto e annetto il Costarica ed il Nicaragua. Mi alleo con il Perù. Invado l'Honduras, il Salvador ed il Guatemala. Sono il padrone del Centro America. All'improvviso mi ritrovo in guerra con il Brasile ed il Venezuela. Invado il Venezuela, conquisto Caracas e strappo una pace bianca ai Venezuelani. Il Perù mi trascina in una sua guerra contro l'Ecuador. Accetto di partecipare soltanto per non perdere l'unico alleato. Nel frattempo, orde di Brasiliani invadono il mio territorio. A un certo punto i bastardi Peruviani, soddisfatte evidentemente le loro ambizioni territoriali sull'Ecuador, fanno la pace col Brasile e mi mollano al mio incerto destino. Il nemico marcia sulla capitale. Alle armi, miei fedeli sudditi. In fretta e furia faccio la pace con i tre alleati Centroamericani, rinunciando ad una parte dei territori tanto faticosamente conquistati, e contrattacco a Bogotà con le riserve. Sconfiggo il nemico e lo incalzo nella giungla. Carramba. E' finita ? No, perché i Brasiliani tirano fuori sempre nuovi eserciti ed attaccano di nuovo. Mi salva l'alleato francese, che finalmente si decide a mandar truppe. Ottengo infine la pace, ma devo cedere mezzo paese al Brasile. Irato ma, purtroppo, al momento impotente, ricostruisco dal nulla l'esercito e vado a nord, a chiudere definitivamente i conti con Honduras, Salvador e Guatemala. Olé.
LittleTeo
00lunedì 1 gennaio 2007 23:40
[SM=g27831] [SM=g27831] [SM=g27831] ...

Però... mi ci devo mettere... [SM=g27831]
=lore89=
00venerdì 5 gennaio 2007 20:01
bellissimo come gioco...

una cosa sola non va bene nel tuo racconto(secodo me):

NON INSULTARE COLORO CHE HANNO FATTO L'ITALIA!!

tutto qui... [SM=x329169]
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