Benvenuti nel forum! Leggete le FAQ della Lega Anseatica prima di inserire nuove richieste!
[07/02/2011] Esclusivo dal forum ufficiale Kalypso Media! In italiano le tabelle di Bagaluth per Patrician IV! - [18/06/2010] Inserito salvataggio di leonardo31 per Port Royale 2 - [17/01/2010] Inserito salvataggio di aleride per Port Royale 2
Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Stampa | Notifica email    
Autore

Europa Universalis 2: AAR vari dal "vecchio forum"

Ultimo Aggiornamento: 07/01/2010 23:32
Email Scheda Utente
Registrato il: 12/02/2004

Governatore
Fondatore della Lega Anseatica
OFFLINE
28/07/2004 16:38
 
Quota

Raccogliendo solo ora un vecchio invito di Ubik3 a non disperdere i vari AAR pubblicati nel suo sito (racconti brevi, per lo più semplici descrizioni delle partite) apro questo topic che, sinceramente, mi commuove un pochetto ripensando ai vecchi tempi andati... [SM=g27811]

Ringrazio gli autori (Ubik3 stesso, kataskematico, Brian Boru e Aloisius) che, ancora non sanno di essere letti anche qui! [SM=g27827]

[SM=x329197]

[Modificato da Xelaehtgre 28/07/2004 16.53]



Un grande pilota sa navigare anche con la vela rotta (Seneca)
Email Scheda Utente
Registrato il: 12/02/2004

Governatore
Fondatore della Lega Anseatica
OFFLINE
28/07/2004 16:39
 
Quota

Stato Pontificio, di Ubik 3


STATO PONTIFICIO (di Ubik3, 11/07/03)
Patch: 1.07 (con "Unlimited Time" patch, ho sforato di un anno);
Scenario: Grand Campaign (standard)

Campagna di "relax" con lo Stato Pontificio, in cui il reale obiettivo che mi ero posto era l'unificazione dell'Italia sotto il Papato senza avere un alto BadBoy: tutto il sud Italia (Regno di Napoli, Sicily) è stato annesso diplomaticamente, mentre per il nord c'è stata l'annessione diplomatica di Mantova e Parma, il resto combattendo al fianco degli Asburgo che (cosa singolare) non hanno mai visto in tutta la partita un loro regnante essere Imperatore.

Successivamente (dal 1700) si è consolidata la potenza commerciale (inflazione 9,3%) con l'annessione di Genova e Venezia (e le isole di Creta, Cipro, Corsica e Sardegna) ed una elevatissima colonizzazione che ha permesso al Papato di possedere circa tutto l'odierno Canada.

L'alleanza con l'Austria e la Francia, le massime potenze mondiali dopo la mia, ha permesso ben 250 anni di pace in Europa.

autore: Ubik3 [SM=x329166]

[Modificato da Xelaehtgre 28/07/2004 16.43]



Un grande pilota sa navigare anche con la vela rotta (Seneca)
Email Scheda Utente
Registrato il: 12/02/2004

Governatore
Fondatore della Lega Anseatica
OFFLINE
28/07/2004 16:42
 
Quota

Orleans, di Ubik 3


ORLEANS (di Ubik3, 11/07/03)
Patch: 1.06 (text.csv in inglese);
Scenario: Grand Campaign (standard)

Non c'è trucco e non c'è inganno, ecco come sono riuscito senza barare a far divenire Orleans il primo stato del mondo!

Fondamentalmente ha contato molto la diplomazia (tendevo a stare alleato a tutti i costi con la Francia ed attaccare automaticamente - ed annettermi - gli altri piccoli staterelli francesi mano a mano che si rifiutavano di appoggiare l'alleato principale): ma dal 1550 in poi ho annesso quasi tutti gli stati diplomaticamente, compresi quelli italiani.

Fino ad arrivare al punto di essere più forte della stessa Francia e di annientarla (gli resta solo Parigi e qualche colonia in qua ed in là). Nello screenshot non si vedono le colonie Groenlandesi e Americane, col relativo CoT.

116.911 di denaro (inflazione 7%) non è proprio male!

autore: Ubik3 [SM=x329166]


Un grande pilota sa navigare anche con la vela rotta (Seneca)
Email Scheda Utente
Registrato il: 12/02/2004

Governatore
Fondatore della Lega Anseatica
OFFLINE
28/07/2004 16:47
 
Quota

Venezia, di kataskematico (parte prima)
VENEZIA (di Kataskematico, 28/07/03)
Patch: 1.07 (?);
Scenario: Grand Campaign (standard)

Ah, Venezia! Così piccola, eppure così grande! Quando sedetti sul trono, nel maggio del 1415, lo stato veneto contava a malapena mezza dozzina di province, dal veneto fino all’isola di Cipro. Mio padre, Alberto Meneghin, soleva dirmi che il cuore di Venezia non è nella terra, ma nel mare: ecco perché la cosa più importante di tutte per lo stato era padroneggiare le rotte marittime commerciali del Mediterraneo. Sapete, ho sempre detestato l’ottusità di mio padre, convinto che il denaro potesse risolvere tutto: erano tempi nuovi in Europa quelli, il cambiamento si sentiva nell’aria. Sebbene la Germania fosse divisa in innumerevoli staterelli, la Francia quasi per metà sotto l’egida dell’Inghilterra e la Spagna divisa tra cristiani e infedeli, erano tutti decisamente più forti e potenti di noi veneziani. E secondo mio padre avremmo dovuto continuare a fare i mercanti? Tzè, come no! Forse è stato un bene che abbia tirato le cuoia (neanche tanto spontaneamente, ma è questo è un altro paio di maniche) proprio adesso. Così, finalmente, potrò far vedere a tutti cosa posso fare per la mia patria!

Sono in carica da nemmeno due mesi, ma ho già stretto un accordo vantaggioso con l’Austria, e ne ho subito approfittato: ho dichiarato guerra a Mantova, la città grazie anche agli austriaci, è caduta nelle mie mani. Mi aspettavo moti di ribellione e malcontento, ma sembra che l’ex stato Mantovano si trovi bene sotto la mia protezione. Così, spinto da quel successo iniziale, assediai prima Ragusa, poi Milano, quella Milano che in seguito mi diede tanti di quei problemi! Nel corso dei decenni Milano non fece altro che ribellarsi, a volte mi venne persino l’idea di renderla di nuovo libera, sotto vincolo di vassallaggio, ma le altre province l’avrebbero presa come un segno di debolezza. Ma vediamo le cose con calma: Ragusa e Milano cadono sotto i cannoni austriaci, mentre le mie truppe entrano in città senza quasi dover combattere. Seguirono un paio d’anni di relativa calma, ove cercai di aumentare il mio potere marittimo: che stolto! Intanto in Europa la situazione era leggermente cambiata, dal regno di Castiglia e di Granada nacque il nuovo regno di Spagna, la Francia prendeva possesso di numerose province a scapito della Borgogna e degli altri stati limitrofi, mentre l’Inghilterra sembrava essersi addormentata. Con mio stupore, due stati che sembravano dover scomparire quasi subito, fecero la loro fortuna: durante una guerra con la Savoia, la Svizzera non solo vinse, ma annettè l’intero stato nemico raddoppiando i suoi territori (alla faccia della neutralità!), mentre più a est, l’impero di Bisanzio strappava terre ai Turchi a più non posso, seguita dagli altri stati balcanici in un’alleanza militare di breve ma intensa durata.

Fosse stato per me l’alleanza con l’Austria sarebbe potuta benissimo durare in eterno. Erano vicini potenti, a tal punto che solo un paio di volte dei regni mi dichiararono guerra, pentendosene amaramente subito dopo. Ero deciso dunque a dichiarare guerra a Genova, nostra eterna acerrima nemica, che nel frattempo aveva perso tutti i suoi possedimenti, Corsica inclusa, a scapito della Georgia. Così, raggiunta una certa pace all’interno dei miei confini, decisi finalmente di mandare un ambasciatore a Genova. Trovai sconcertante il fatto che l’ambasciatore, di ritorno, riferì che il Re Genovese gli rise in faccia, mentre sentì la dichiarazione di guerra. Fatto sta che l’Austria non venne meno ai patti e mi aiutò nello sforzo bellico, quindi non mi preoccupai più di tanto. Avrei dovuto. Circa una mese più tardi, l’Imperatore d’Austria mi mandò una lettera chiedendomi di onorare la nostra alleanza, e di dichiarare guerra all’Albania. Mi chiesi perché diamine una potente nazione come l’Austria avesse dovuto dichiarare guerra ad un regno così misero e senza importanza, ma dovetti acconsentire, per non perdere il mio potente alleato. Mandai così un contingente di appena 2000 uomini ad assediare Tirana, o meglio a fare da spalla agli Austriaci. Ma gli Austriaci non arrivarono. Fecero la pace con l’Albania quasi subito dopo la mia dichiarazione di guerra a quel regnucolo e, sciagura delle sciagure, non solo abbandonò l’alleanza, ma mi dichiarò immediatamente guerra. A Venezia era il panico, nel palazzo reale i nobili si accapigliavano gridando, disperando e piangendo. Che nausea. Quasi quasi cedetti all’impulso di far ristabilire l’ordine alle guardie di palazzo, poi desistetti perché, anche se deboli, quei nobili mi servivano per il possesso delle province. Ah, i cortigiani! Non sapendone più che farmene di un palazzo in preda a d’una crisi isterica collettiva, decisi di partire per il fronte.

Genova a ovest, Albania al sud ed Austria al nord. Sorrisi, mentre pensai che se non fosse stata per la guerra civile scoppiata da poco in Ungheria, probabilmente anche l’Est sarebbe stato poco tranquillo. Ero arrivato a Ragusa da pochi giorni, con un esercito di 14.000 uomini. Il contingente mandato "in aiuto" agli austriaci era stato completamente annientato dagli Albanesi, che ora si accingevano a prendere Ragusa. La battaglia fu aspra, nonostante tutti questi anni la ricordo ancora. Ricordo il fumo, l’odore di sangue e di escrementi, le urla, il sudore, le mosche, e il suono più doloroso che un veneziano possa mai sentire: lo squillo della ritirata. Mi sembrò un incubo, ma così non era: un esercito di 14.000 uomini mandato in rotta da uno di appena 4.000! Ci ritirammo nella Dalmazia, i soldati stremati dalle fatiche e con il morale sotto i tacchi per via della sconfitta erano sempre sul chi va là, e si lasciavano spaventare anche dal vento della notte. Ed io che ero scappato da Venezia per colpa dei cortigiani! Sbattei il pugno sul tavolo della mia tenda, inveendo contro mio padre. Mio padre! E tutti i suoi avi, maledetti loro, non avevano fatto altro che migliorare le nostre flotte marittime, mentre i nostri soldati di terra non facevano altro che mangiare e dormire tutto il tempo! Ma perché non è mai venuto in mente a nessuno di loro che, se un nemico fosse venuto per terra e non per mare, saremmo stati annientati? Ah, ma le cose sarebbero cambiate, eccome se sarebbero cambiate. Almeno, pensai, se fossi sopravvissuto. Non c’era nulla da fare per le nostre truppe in Dalmazia, così feci ritorno con l’esercito a Venezia. Lì, per mesi e mesi istruii personalmente le truppe, fino a renderli... beh, micidiali non direi proprio, ma almeno non sarebbero scappate subito davanti al nemico... magari dopo cinque minuti, ma sarebbero stati cinque minuti di gloria!

Durante quei mesi, l’Austria mi aveva già sottratto il ducato di Milano e l’ex regno di Mantova, più di una volta tentò di assediare Venezia, ma inspiegabilmente senza risultati. Riuscii miracolosamente a fare una pace con Genova, ma le truppe stanziate, e sopravvissute, non poterono ritornare in patria, bloccate alle porte della Lombardia del Nemico Crucco. L’Albania invece non faceva altro che mandarmi delle lettere deliranti chiedendomi, anzi ordinandomi! Di dargli Ragusa. Ovviamente non lo feci. Posso essere orgoglioso di molte mie azioni, ma se devo esserlo per una cosa che non ho mai fatto, è il non cedere le province così a buon prezzo. Ma andiamo avanti: non volevo sprecare subito il mio esercito mandandolo contro gli albanesi, così decisi di mandare tutte le mie truppe 22.000 uomini, verso Mantova. Un trionfo! La notizia della ripresa di Mantova si sparse per tutto il regno, rincuorando i sudditi nonché i possibili futuri soldati della nazione. Beh, non feci certo loro parola del fatto che Mantova, essendo già stata conquistata, aveva solo una guarigione di 2.000 uomini, ma non volevo sciupare la bellezza del momento. Non credete? Ciononostante, con Mantova libera, ormai mancava solo Milano. Già, una Milano presidiata da 45.000 austriaci!!! Ed altri 30.000 stavano dirigendosi verso Venezia! Il mio esercito, 21.000 soldati in tutto, non poteva neanche combattere contro un nemico di eguali forze, figuriamoci contro un numero quasi quintuplo di soldati professionisti! A volte però anche i re hanno la loro proverbiale botta di... ehm, la loro proverbiale buona stella! L’Ungheria, stanca di guerreggiare contro la Turchia insieme a Bisanzio e gli altri staterelli, attaccò l’Austria proprio quando il nemico stava per assediare la mia capitale. Le truppe dei crucchi furono richiamate, e dal nord mi vidi recapitare un messaggio. Ero ancora a Mantova con il mio esercito quando arrivò il messaggero austriaco, nella sua bella divisa dorata. Mi diede la lettera, francata con il simbolo d’oro dell’imperatore Austriaco. Deglutendo, aprii la lettera e la lessi. Alzando gli occhi verso il messaggero dissi immediatamente -Si!- e pace fu. Gli Austriaci, tutto sommato, furono magnanimi: mi chiesero 200 monete d’oro, praticamente tutto quello che avevo nella tesoreria, più il permesso di far transitare le loro truppe all’interno del mio paese. Ripensandoci però, più che benevolenza la loro fu paura: se non avessero trovato un accordo con me, avrebbero avuti troppi nemici lungo il confine. Sinceramente all’epoca non avrei potuto fare male ad una mosca, ma si sa, la paura a volte rende le persone, ed anche i re, molto stolti!

Nei due anni successivi non ci furono guerre, a parte contro l’Albania che venne infine annessa completamente. Non che ci tenessi ad avere quel mucchio di pietre come provincia, ma una volta cominciata, una guerra la si deve anche concludere. Fu un ottima esperienza per le mie truppe, che crescevano sempre di numero. Un’altra esperienza, forse non così ottima, fu Milano. Da quando gli Austriaci se ne erano andati via, non passava un mese senza che quella maledetta città non fosse in preda ad una ribellione! Dovetti lasciare un contingente permanente (altro che contingente, era un vero e proprio esercito di 12.000 uomini). Infine, quando tutto ritornò alla normalità e le ribellioni furono infine calmate, ebbi di nuovo paura: ero solo! Solo solo solo come pochi Re lo erano stati prima di me! A Nord un’Austria che stava per sconfiggere l’Ungheria, al sud l’impero bizantino (nella parte balcanica) e lo stato Pontificio e quello di Toscana (nella parte italiana). Poi c’era Genova ed infine, nel profondo ovest, la Svizzera. Quando un regno comincia ad avere paura della Svizzera, è davvero nei guai! Mi guardai intorno, cercando un alleato potente. La Francia? Forse, ma mi avrebbe aiutato solo contro la Svizzera. La Spagna? Mmh no, ancora poco potente, e poi era in guerra con il Portogallo. Un cortigiano mi suggerì l’impero Bizantino. Mi piacque l’idea di fare di un nemico un amico, ma non sarebbe stata felice di aiutare un ex alleato dei crucchi. E poi era ancora troppo poco potente e lontana dal centro dei MIEI problemi. Una voce proveniente dalla parte opposta della sala reale suggerì l’impensabile -L’Austria?-. Seguì uno di quei silenzi che mettevano a disagio. Riallearsi con l’Austria, dopo il voltagabbana? Non avremmo fatto una bella figura con le altre nazioni. Beh, sempre meglio passare per deboli che passare sotto le armi.

Tre anni. Tre lunghi anni ad accumulare i soldi sufficienti a mandare doni e regali all’Austria. Ora i mangiacrauti erano alleati con la Sassonia e la Boemia. Tra crucchi! Alla fine, decisi di fare il passo finale, mandai in sposa una Milanese di nobili origini per il figlio dell’imperatore austriaco. L’imperatore accettò il matrimonio, penso anche grazie al figlio che, vista la futura sposa, non potè far altro che supplicare il padre di accettare. Lo so perché la Milanese la conoscevo, l’avevo selezionata apposta dopo un’attenta analisi. Ah, Milano! Così focosa in piazza, così focosa a letto! Ma lasciamo stare i dettagli. Un mese dopo, eravamo nell’alleanza. Mi sentivo finalmente rifiorito, potente, al sicuro. Mi sbagliavo. Nello stesso periodo la Borgogna mi dichiarò guerra. La Borgogna! Non abbiamo neanche i confini attigui! Beh, non importa perché con la mia alleanza, pensai, dichiarerà pace immediatamente. Mandai così un messaggio ai miei alleati!. Che mi abbandonarono uno dopo l’altro, Sassonia, Boemia ed Austria. Infine, per la serie oltre al danno la beffa, l’Austria mi dichiarò guerra, non prima però di cancellare il matrimonio. Ancora adesso mi chiedo se l’imperatore non avesse scoperto che la milanese non era esattamente vergine! mah!

La Guerra. Per l’ennesima volta, guerra. Dopo cinque anni, di nuovo guerra. Questa volta almeno contro un solo nemico. Già, perché la Borgogna può anche dichiararmi guerra, scomunicarmi, fare dei riti satanici nei miei confronti, usare la magia nera, ma senza uno stato che la faccia passare, può benissimo baciare il mio reale... beh, l’Austria però vale per cento! Calò come un’ondata dorata, le sue truppe invasero Mantova, Milano, Venezia, l’Istria. Mi dovetti ritirare prima in Dalmazia, poi a Ragusa. Lì promisi che, piuttosto che ritrovarmi con due province (Ragusa e Albania, ma stiamo scherzando?), mi sarei ucciso. E promisi che, se fossi riuscito a ritornare a Venezia, avrei sterminato gli austriaci una volta per tutte. Forse tutti quegli anni ad addestrare le truppe erano servite a qualcosa: non eravamo più la grande potenza marittima di un tempo (embè? Un paio di volte su vent’anni feci ricorso alle navi, e solo per portare truppe a Corfù o a Creta contro i ribelli), ma almeno adesso avevamo un esercito quasi decente. Ma non ci furono grandi battaglie: per lo più si trattò di rappresaglie, piccoli scontri, episodi partigiani. Una volta che i crucchi conquistavano un territorio e se ne andavano, noi ritornavamo e lo riprendevamo, poi scappavamo non appena ritornavano. Era una strategia lunga e tutt’altro che eroica, ma funzionava. Alla fine riuscimmo a riprenderci la Dalmazia, l’Istria e, che sogno! Anche Venezia. Infine riuscii ad accordarmi con l’Austria: 600 monete d’oro e il permesso di stanziamento delle loro truppe in territori veneziani. Per racimolare tutti quei soldi dovetti fare debiti su debiti. Ma almeno ora Venezia era di nuovo libera! Ma non dimenticai l’Austria, no, e per tutto il tempo a venire, mi dedicai solo ad uno scopo: la sua distruzione!

In Europa le cose cambiavano con il loro ritmo ondivago: in alcuno posti non capitava mai nulla, come in Germania dove gli staterelli erano sempre in lotta o si alleavano tra loro, o nell’estremo nord, dove la Svezia, la Danimarca e la Norvegia convivevano serenamente (oddio, quasi serenamente, la Norvegia aveva dovuto pagare a caro prezzo la sua indipendenza dalla Danimarca). Più giù invece, le cose erano come al solito turbolente. La Francia aveva assimilato da poco la Provenza, ed ora nella regione dominava lei a scapito della Borgogna ed era entrata in guerra con l’Inghilterra per ottenere le Fiandre e tutti i possedimenti contintentali degli Inglesi. Mentre i mangiarane e i mangiarosbieff si scannavano allegramente, la Spagna aveva sconfitto ed annesso il regno di Navarra e quello di Portogallo, inoltre aveva reso (come non so proprio dirlo!) il potente regno di Aragona suo vassallo, così, direttamente o no dominava dallo stretto di Gibilterra fino allo stretto di Messina. L’Ungheria era di nuovo preda di una guerra civile, La Triplice alleanza boema, sassone, austriaca perdurava, ma in assenza di guerre. La Turchia era si era ripresa leggermente dalle guerre balcaniche e stava tirando su una serie di alleanze militari incredibili con gli stati africani di fede mussulmana, intanto la Corsica si era affrancata dal dominio della Georgia dichiarando l’indipendenza...

...e perdendola subito. Invasi la Corsica in cerca di un porto strategico, dato che avevo bisogno delle ricche terre italiane per racimolare tanti bei $$$. La Corsica fin da subito mi fece capire che non apprezzava tantissimo l’essere stata di nuovo aggiogata ad una potenza straniera, e le ribellioni che seguirono sull’isola mi fecero pensare che forse aveva stretto una sorta di gemellaggio con Milano. Mentre facevo retrocedere in serie B il Milan e l’Ajaccio grazie alle mie conoscenze nel CONI, decisi che era venuto il momento di dichiarare guerra alla Toscana e a Siena. La guerra, tutto sommato, fu semplice. Dalla mia chiamai in aiuto i Croati e i Bosniaci, che arrivarono con degli eserciti mostruosamente grandi. In soccorso degli staterelli italiani invece vennero lo stato di Napoli, l’Aragona, la Francia, lo stato Pontificio, il Cavalierato, Cipro, la Transilvania, la Spagna e L’Inghilterra. Si, tutto sommato fu facile. No, la mia non è arroganza ne assoluta mancanza di modesta, infatti tutti mi chiesero una pace bianca quasi subito, tutti tranne l’Inghilterra e Cipro. L’Inghilterra resistette parecchio, ma grazie alla mia flotta (era ancora più potente del mio esercito, anche se di poco ormai. Forse l’unica volta che resi onore a mio padre dopo che morì) dopo sei mesi uscì di scena con la coda tra le gambe. Cipro invece... maledetta Cipro! Avevo da poco annesso Siena ed avevo ormai preso la capitale della Toscana, quando, di ritorno dal mio viaggio di natura poco vacanziera con l’allegra e vittoriosa flotta veneziana , quando scopro che una delle due province toscane era ora in mano cipriota! Non so cosa passasse per la testa a quei maledetti pisani, ma ormai il gioco era fatto. Una volta annessa anche la Toscana, divisi il mio esercito: metà lo portai ad assediare i Ciprioti in Italia, Io insieme ad il resto delle truppe mi imbarcai e feci rotta vesto Cipro. Negai cortesemente l’aiuto offertomi dalla Bosnia e dalla Croazia, in quanto non ne avevo bisogno. Avevo intenzione di annettere completamente anche Cipro, ma l’insorgere di una ribellione a Creta, Milano e Corsica e il fatto che dovevo ancora pagare i debiti contratti per la pace con l’Austria mi fecero desistere. Meglio così forse, visto che in cambio della pace, strappai a Cipro l’ex provincia toscana e chiesi loro 800 monete d’oro... più di quanto avessi mai immaginato! Credevo che il Re di Cipro avrebbe nettamente rifiutato, invece... così, dopo una breve sosta a Creta per prendere un po’ di coratella di ribelle fresca fresca e riportare l’ordine nell’isola, mi diressi verso Venezia. Re dell’Adriatico, Re dell’Italia settentrionale, Signore di Creta e di Corfù. Non mi bastava. Mi serviva qualcos’altro, mi serviva la vendetta! Per come mi avevano trattato gli Austriaci. Forse per via della sua lunga pace, l’Austria aveva decisamente diminuito il volume dei suoi eserciti. Io ero intenzionato a sgonfiarlo del tutto. Dapprima negai il permesso ai crucchi di portare truppe nel mio paese, ma non ci furono risposte. Continuai a mandare loro delle lettere di sfida e di protesta, mentre intanto ammassavo truppe a Mantova e a Venezia, pronte ad invadere l’Austria. Forse l’impero dorato non immaginava neanche che un piccolo stato debole debole come quello veneziano potesse osare tanto. Beh, sbagliava. Sapevo che mettersi contro l’Austria significava anche mettersi contro la Sassonia e la Boemia, ma dai miei informatori sapevo anche che tra i due stati e l’impero non scorreva più buon sangue, e c’era qualcuno che voleva che l’alleanza finisse. Dichiarai guerra all’Austria. La Boemia e la Sassonia disonorarono immediatamente l’alleanza, con lo stupore degli austriaci ed anche con il mio: pensavo che avrebbero firmato una pace subito dopo, ma uscire dall’alleanza così velocemente! Forse non apparivo più così debole, tranne che per gli Austriaci. Poveretti! la guerra fu abbastanza veloce, ma niente affatto facile. I crucchi erano in minoranza, ma ci davano lo stesso filo da torcere. Più di una volta tentarono di spostare il conflitto nel mio regno, ma sapevo che questo avrebbe comportato la fine e non lo permisi. Alla fine, dopo circa 7 anni di guerra, con lo stupore generale dell’Europa, l’Austria venne sconfitta. Oh, non morì subito, la lasciai agognante, le strappai tutte le province e la lasciai lì, da sola, misero staterello insieme a tanti altri. Forse era una vendetta ancora peggiore. Grazie agli introiti pensavo che avrei fatto del mio paese una grande potenza, avevo acquistato anche dei territori pieni di miniere d’oro, ma non avevo fatto i conti con un altro nemico... Venezia stessa.

E già. Per arrivare a dare guerra all’Austria avevo fatto enormi sacrifici, tasse su tasse, l’inflazione galoppava, e così, una volta finita la guerra, le ribellioni insorsero ovunque. Per 20 anni non feci altro che mandare da una parte all’altra del mio regno le ultime truppe rimastemi e quelle che non furono annientate dall’Austria lo furono dai veneziani stessi: che dramma! La Corsica raggiunse per l’ennesima volta l’indipendenza, le isole dell’Egeo erano sempre in ribellione, Milano pure... ancora adesso, quando ci penso, mi viene il mal di testa! Ma tutto è bene ciò che finisce bene. Non avevo più debiti da saldare, potevo abbassare le tasse, ciò fece diminuire anche l’inflazione e il malcontento generale. Via via le ribellioni che scoppiavano mensilmente da una mezza dozzina passarono a tre, poi due, poi una ogni due mesi, infine tutto ritornò quieto. Per il momento decisi che non si poteva riconquistare la Corsica. Ma l’avrei fatto, oh se l’avrei fatto. Ora mi serve un po’ di pace, per evitare rivolte ed accumulare nuove finanze.

(segue)

autore: kataskematico [SM=x329166]


Un grande pilota sa navigare anche con la vela rotta (Seneca)
Email Scheda Utente
Registrato il: 12/02/2004

Governatore
Fondatore della Lega Anseatica
OFFLINE
28/07/2004 16:48
 
Quota

Venezia, di kataskematico (parte seconda)
Altri 15 anni. Praticamente non successe nulla, seguì una piccola guerra durante la quale conquistai il Kosovo, mentre la rimanente Bosnia venne annessa da Bisanzio. Probabilmente la Croazia avrebbe vendicato volentieri il vicino, ma venne annessa poco dopo dall’Ungheria. La Svizzera continuò una scalata verso il nord, conquistando il Baden ed altri territori, giungendo addirittura a toccare la Sassonia. Quest’ultima insieme alla Boemia erano viste di mal’occhio da tutte le altre nazioni, considerate come infide e sleali. L’Austria prese parte ad una guerra contro la Francia e la Borgogna insieme all’Inghilterra e la Britannia (ormai ridotta ad una provincia, venne poi conquistata dalla Francia), ma sostanzialmente l’impero dorato non potè mandare nessuna truppa e credo che se non avesse partecipato avrebbe fatto una figura migliore... In Aragona ogni tanto scoppiava qualche ribellione, mentre la Turchia cercò inutilmente e disperatamente di far reggere l’alleanza tra gli stati mussulmani, ma non avendo nessun Napoleone (ci credo, è il 16 secolo!) a governarli, ci fu ben poco da fare: la conquista mussulmana rimase un sogno.

Intanto, mentre un po’ tutti gli stati europei si scannavano tra di loro in attesa che qualcuno inventasse la televisione, io pianificavo la totale conquista dell’Italia. Avevo fatto in modo che lo stato pontificio e lo stato di Napoli rimanessero isolate e senza alleanze. Con lo stato Pontificio fu abbastanza facile, e mi divertii molto a vedere le cannonate che devastavano le mura di Roma, sorseggiando un amaro sdraiato su un’amaca al campo base. Per Napoli invece fu più dura, e al suo fianco rimase lo stesso l’Inghilterra. Non che fosse un problema, l’aveva già sconfitta una volta, avrei potuto farlo di nuovo. Stupido! non avevo preso in considerazione però che la mia flotta ultimamente non era stata esattamente un gioiello di abilità nautiche, in effetti da decenni a questa parte la usavo semplicemente come mezzo di trasporto per le mie truppe, ma di scontri navali neanche l’ombra. L’Inghilterra ci diede una bella batosta dentro il Mediterraneo, ma non potè fare molti altri danni. Certo, oramai la mia flotta era scomparsa (mi addolorai molto quando seppi che anche l’ammiraglia, la Rivalsa, era stata affondata: con essa ero avevo combattuto le mie battaglie e avevo sconfitto Cipro)., ma l’Inghilterra non avrebbe mai fatto di meglio: non appena un soldato inglese metteva piede sul suolo veneziano, c’era sempre uno dei nostri a mozzarglielo. In fondo, anche se persi tutta la mia flotta, acquistai notevole prestigio in Europa, come colui che era riuscito a tener fronte all’Inghilterra: solo la Francia poteva vantarsi di tanto. L’Inghilterra non si arrese, ma non potè fare nulla per evitare che il regno di Napoli finisse tra le mie avide manine reali. Deposto così anche i Borboni, l’Italia tutta era ai miei piedi. No, non tutta, mancava ancora la Sardegna e la Sicilia, in mano degli aragonesi. Inoltre, la Corsica libera mi premeva molto.

A Roma il cielo d’estate era limpido e sereno. Sebbene da secoli la città eterna era stata trascurata e si era spopolata, in quel giorno sembrava ritornata ai fasti dell’impero romano. 120.000 soldati veneziani, in alta uniforme, presentavano davanti alla cattedrale: dentro c’era stato lo spazio appena sufficiente per far entrare i 5.000 tra nobili, generali, ufficiali, alti prelati. Pio V aspettava il re davanti all’altare, con due attendenti per fianco. Quello di sinistra portava uno scettro dorato, con l’impugnatura scavata in modo da aderire meglio alla mano, e con una piccola lama all’estremità opposta, simbolo di forza e grandezza. L’attendente di destra invece, teneva tra le mani la corona imperiale, per nulla sfarzosa. Si diceva fosse appartenuta all’ultimo imperatore romano, il povero e sfortunato Romolo Augustolo, e che era scampata miracolosamente ai saccheggi dei secoli successivi. Il Re stava procedendo deciso verso l’altare. Salì la scalinata e sorrise malignamente a Pio V. Il papa non riuscì a non deglutire: sapeva che se si fosse rifiutato di incoronarlo non avrebbe visto un altro giorno! Il Re si girò, e tra gli squilli di tromba, l’attendente passò la corona a Pio V, che la pose sul capo del suo aguzzino. L’altro servitore passò lo scettro e prima che Pio V potesse darlo, il re glielo strappò violentemente di mano, mentre la folla esplose in un boato inimmaginabile. Pio V sospirò. Ora il suo dominio era definitivamente finito. Ora, c’era un nuovo Imperatore.

Imperatore d’Italia, Re dell’Adriatico, Signore dell’Egeo... solo nomignoli, io voglio il potere, nient’altro! Ma dovetti ammettere, a malincuore, che non potevo farcela da solo. Così cercai degli alleati che mi andassero a genio e con la mia solita reale (ed ora anche imperiale!) fortuna ne trovai due adattissimi: la Spagna e Bisanzio. Si aprì un’epoca nuova.

Spagna, Venezia, Bisanzio. Tre grandi potenze, tre nazioni che governano dei territori e delle province ad alta importanza strategica. La Spagna controlla le porte del mediterraneo, ha agganci in Africa, una flotta potente ed un esercito non da meno. La sua importanza è data dalle sua potenzialità come bocca di lancio per un’invasione in Francia (all’epoca non si conosceva ancora il nuovo continente, la Spagna aveva certo un ottimo avvenire ora che il Portogallo non esisteva più!). L’impero Veneziano è per eccellenza la via di mezzo. La sua flotta è pressoché inesistente, ma il suo esercito è il più efficiente e professionale d’Europa, che ha addirittura sbaragliato l’impero Austriaco. Le sue province nord italiane (Lombardia, Mantova) potrebbero servire non soltanto per invadere la Francia (tra le due potenze c’è la Svizzera, stato fedelissimo all’Impero Veneziano), ma anche per conquistare gli stati Germani grazie all’uso contemporaneo dei tre eserciti. Unico punto debole è la striscia imperiale balcanica, troppo schiacciata a ridosso dell’adriatico, congiunge Venezia a Bisanzio e permette lo spostamento di truppe all’interno dei proprio confini, ma è perennemente in pericolo da parte dell’Ungheria. Un problema che sicuramente i tre alleati dovranno risolvere un giorno. E infine Bisanzio; da quando i mussulmani distrussero l’impero d’Oriente, nessuno aveva mai immaginato che Bisanzio sarebbe risorta, anche grazie agli ingenti prestiti di denaro e di truppe da parte di Venezia. Ha da poco riacquistato numerosi possedimenti in Asia Minore (chiamata successivamente penisola Turca), ha un ottima flotta, decisamente migliore del suo esercito di terra. Il suo principale punto di forza è la diplomazia, ha conseguito un’alleanza balcanica che ha quasi del tutto eliminato la potenza turca, e che è durata per decenni prima che l’Ungheria se ne andasse sciogliendola. Ora, intesse numerosi rapporti diplomatici con paesi come la Lituania, la Polonia, la Georgia, nonché ovviamente con i due nuovi alleati. La sua posizione non ha grande valore per l’Europa, a parte forse i Balcani, ma è di vitale importanza per controllare l’Africa e il medio oriente. L’alleanza tra i tre stati venne firmata a Roma dai tre imperatori, congiungendo per la prima volta dopo secoli le forze dell’Est, dell’Ovest e del Centro: era nata una nuova speranza, quella che i posteri chiameranno Nuovo Impero Romano, tripartito in regni indipendenti, simile e al tempo stesso diverso dal vecchio Impero Romano.

Non credevo che sarebbe durata, invece i nuovi alleati si stanno comportando bene. Noi aiutiamo spesso i bizantini contro la Turchia, strappando loro una provincia ogni tanto. I regni balcanici sono stato tutti annessi, abbiamo spartito da bravi fratelli. E’ strano, ma sembra che non ci si astio tra di noi, come se volessimo davvero proteggerci a vicenda. Mi domando se non sia davvero così. Ogni tanto un regno decide di entrare nella nostra alleanza, ma al primo sintomo di guerra scappa via subito (chissà perché la Turchia fa così paura! Mi ricordo che mio padre ne aveva una fifa blu). Ma nessuno dei tre ha ancora disonorato l’alleanza. La Spagna collabora mandando truppe e flotte, più flotte a dire il vero, non prende nessun possedimento, si accontenta dei ricavati monetari. Decidiamo infine (cioè, io decido, poi loro mi vengono in aiuto) di attaccare l’Ungheria. Una provincia strappata, poi la pace. Le cose diventano molto strane. C’è una guerra con l’Ungheria e poi una contro la Turchia, di nuovo l’Ungheria, ancora la Turchia... e piano piano le stiamo sconfiggendo. Il tutto è intervallato da brevi paci strategiche, il tempo di riprendere fiato e di spostare le truppe dal nord al sud. Se avessi detto a mio padre che un giorno le truppe veneziane avrebbero combattuto in Ungheria, nel continente africano, nella penisola arabica, nei pressi di mosca, probabilmente mi avrebbe preso per matto e mi avrebbe tolto dalla linea ereditaria. Meglio così allora. Unica spina nel fianco, anzi due spine, sono la Boemia e la Sassonia. Gli stati crucchi hanno deciso che, ad ogni spostamento delle mie truppe verso il sud, loro devono attaccare la Lombardia, o il Veneto, o gli ex-possedimenti austriaci. La cosa brutta è che la Sassonia non la posso neanche punire direttamente, visto che i suoi confini non sono attigui ai miei. Così, un bel giorno, chiedo il permesso di far passare le mie truppe alla Svizzera, stato cuscinetto tra me e la Francia (e, detto per inciso, preferisce di gran lunga me!), così mentre faccio passare un paio di contingenti di 2.000 uomini verso la Turchia, nuovamente in guerra, aspetto che i due infidi stati mi dichiarino guerra. Non devo aspettare molto, solo che stavolta la sorpresa l’hanno loro. Facendo passare tra le alpi svizzere 125.000 uomini invado completamente la Sassonia, mentre con 100.000 uomini invado la Boemia. Come era lecito aspettarsi, nessuno corre in aiuto dei due, che soccombono finalmente per mano mia. Il mio impero è aumentato considerevolmente verso nord, quasi fino al centro della Germania, e ho quasi fatto diventare la Bavaria una mia enclave (non lo è perché a ovest è ancora confinante alla Svizzera, ma è meglio per lei che non faccia scherzi!). Intanto, ad ovest, succede quello che ho sempre desiderato: l’Aragona non riesce più a risolvere i suoi disordini civili.

L’Aragona vide oltre metà dei suoi possedimenti dichiarare l’indipendenza e diventare degli stati autonomi. Nacquero così i regni di Catalogna, di Sardegna e di Sicilia (la sola provincia dell’est, l’altra rimase agli Aragonesi). Gli Ambasciatori delle nuove nazioni arrivarono a Venezia pochi giorni dopo, e li accolsi calorosamente. In effetti li accolsi proprio sorridente. Era tempo di fare piazza pulita nel mediterraneo, dichiarai guerra all’Aragona, alla Sicilia e alla cara, vecchia, indipendente Corsica. Avrei voluto conquistare anche la Sardegna, ma in tempo record si era già alleata con numerose potenze europee (leggi: Inghilterra, Svezia, Danimarca) e non mi andava di cominciare una guerra di tali proporzioni. Per gli altri stati avrei potuto chiedere l’aiuto della Spagna e di Bisanzio, ma rinunciai: l’Aragona era vassallo della Spagna, e non so se, posta con le spalle al muro, avrebbe aiutato noi o loro. Comunque non volevo conquistare l’Aragona, volevo solo prendergli i possessi italiani (motivo per cui non ho fatto nulla alla Catalogna). Così, siccome i miei nemici non mi facevano il piacere di impalarsi da soli, sbarcai ad Ajaccio, a Messina, a Trapani. In pochi mesi ora l’Italia era finalmente mia! Beh, non proprio tutta, rimaneva sempre la Sardegna, ma i diplomatici del Re Isolano dovevano essere dei demoni travestiti da uomini per fare quello che avevano fatto. Apprezzo l’ingegno e li lascio stare. Notai subito con estremo piacere masochista che Ajaccio non aveva perso le antiche abitudini, e in concomitanza con i Milanesi decidono di fare qualche bella ribellione. Così, per mettere la parola fine a questa storia, posiziono due eserciti di 25.000 soldati l’uno in entrambe le province. Lo so che può sembrare uno spreco, ma mi hanno proprio stufato! Ora, sbaragliati tutti i nemici o quasi, chi manca più? Il mediterraneo è tutto nostro, tranne qualche pezzo d’Africa di nessuna importanza. Chi sarà il prossimo? La Francia? L’Inghilterra? Solo il tempo lo dirà!

Che calma! 20 anni passati nell’ozio più totale! Eppure, in Europa se ne sentiva il bisogno. Il Mediterraneo è ormai sotto l’egida di quello che gli storici chiamarono Federazione degli Imperi o Federazione Imperiale: l’impero Spagnolo, quello bizantino ed il mio regnano indisturbati. La Turchia è quasi un lontano ricordo, un regnucolo limitato all’Africa. I balcani non erano mai stati così pacifici, soprattutto ora che fa parte del mio impero e di quello del Basileus bizantino. Ma un vecchio detto turco dice che i nemici possono morire, ma non se ne vanno mai. Ed è per questo che ora guardo il nord con una certa ansia. In Germania gli staterelli rimasti si sono uniti in un’unica federazione, nessuno tenta più di dichiarare loro guerra e vivono in un loro ideale isolamento. La Polonia intanto si scanna allegramente con le tribù orientali e con una nascente Russia. Come mai allora mi preoccupo tanto? Forse è solo suggestione!

...o forse no. Una fredda mattina d’inverno, il mio attendente di fiducia mi svegliò allarmato. Arrabbiato, non sono mai stato molto mattiniero, gli chiesi cos’era successo. Un nostro informatore era appena ritornato a Venezia dopo aver vagabondato nell’Europa settentrionale, ed era al corrente di un fatto molto spiacevole: una nuova alleanza era nata, con l’Inghilterra a capo. Ne facevano parte l’Inghilterra appunto, la Francia, La Svezia e la Danimarca. Quattro potenze non da poco. Ebbi la conferma ufficiale un paio di settimane dopo, quando gli ambasciatori dell’Alleanza Nordica, così la autodefinirono, fecero capolino a Venezia. Come al solito giurarono ad alta voce come i loro regni non volessero altro che la pace, la libertà dei popoli, il reciproco rispetto dei confini blablabla... pur non essendo un Imperatore tipico, capii che la diplomazia non avrebbe scongiurato la guerra, ma non sarei stato io a fare la parte dell’invasore. Li accolsi così con tutti gli sfarzi possibili e li feci partire con più doni di quanti non ne avessero portato a noi. Probabilmente ai quattro regni nordici non fece piacere questo mio atteggiamento, quegli ambasciatori dovevano essere un insulto ben calcolato, insulto però che io non avevo accettato. Così, dovettero fare loro la prima mossa.

Il giorno dopo il compleanno della mia figlia secondogenita, la Francia dichiarò guerra alla Svizzera. Gli altri stati si accodarono subito e presto sulla Francia sciamarono gli eserciti dei quattro regni. Il caso volle, tzè, che la Svizzera fosse nella mia alleanza in quel periodo. Senza neanche chiederlo, Bisanzio e Spagna dichiararono guerra agli invasori ed io non feci da meno. Con gli stati germani come scudo al Nord, il campo di guerra fu prevalentemente il regno svizzero e la Francia, mentre un altro cordone si affacciò ad est, dove le truppe bizantine attraversarono con un salvacondotto la Polonia ed attaccarono la Svezia e la Danimarca a Nord. Tutto sommato mi divertii molto. I regni dell’Alleanza Nordica non furono molto saggi a dichiararci guerra, soprattutto la Francia. Ancora adesso ricordo come bruciavano i vigneti della Borgogna, le pianure a nord di Marsiglia, i porti atlantici francesi. La Svizzera subì per cinque anni la presenza di truppe straniere che occuparono le sue province, ma non cedette alle loro pretese. Fu astuta: dopo aver occupato la Francia sud-orientale, le mie truppe sciamarono nella Savoia, nella Svizzera, nel Baden, liberando così il mio fedele stato vassallo. Nella Francia occidentale invece gli Spagnoli avanzarono fino alle coste della Normandia, dove trovarono gli Inglesi. Lì i Mangiarosbieff e i Mangiarane diedero filo da torcere ai miei alleati, che dovettero ripiegare in Britannia. Secondo i miei informatori i festeggiamenti di quella vittoria durarono tutta la notte nei campi anglo-francesi. Ma la gioia durò poco. Con un esercito di 350.000 uomini, divisi in cinque eserciti, e con la partecipazione di un reggimento svizzero di 30.000 soldati, feci terra bruciata della Francia, fino ad arrivare a Parigi. Lì, misi a ferro e fuoco la capitale francese, sbaragliando i miseri eserciti danesi e svedesi stanziati a Nord-Est. Una volta conquistata Parigi, andai verso ovest, mentre gli Spagnoli avanzarono nella mia direzione. Arrivammo quasi contemporaneamente in Normandia (gli Spagnoli leggermente prima, tant’è che si videro inizialmente in difficoltà). La battaglia fu apocalittica: non ricordo di preciso il numero degli avversari, so di sicuro che erano in inferiorità ma di poco. Quel giorno, Sbaragliammo completamente l’Alleanza Nordica. L’Inghilterra ci chiese una pace bianca, che fu accettata solo dalla Svizzera (poverina! Nessuno ebbe da ridire, era immischiata in giochi di potere che non poteva gestire). La Francia venne smembrata tra noi e gli Spagnoli e si giurò che la Normandia, luogo della battaglia finale, sarebbe stato il porto per sciamare alla conquista dell’Inghilterra.

Mi accorgo solo ora di non aver più parlato di Bisanzio. Come già detto, i Bizantini ingaggiarono battaglia sul suolo danese e svedese, ma più che scontri furono misere scaramucce. Gli imperiali avevano conquistato un paio di province, ma non fu quello a impedire agli scandinavi di lottare in Europa. No, ad impedirglielo fu la formidabile flotta bizantina: traversando il mediterraneo, le coste spagnole e quelle francesi, migliaia di navi imperiali arrivarono nel mar baltico, dove ingaggiarono guerra contro i nordici. Non sempre fu vittoria: spesso i bizantini dovettero ripiegare a sud, verso il porto spagnolo di Zeeland, strappato un secolo o giù di lì alla oramai neutralissima Olanda. Ma se non fu una vittoria schiacciante, almeno ritardò di molto l’effettiva entrata in guerra degli scandinavi. L’Impero Bizantino fece la pace con la Svezia prima e la Danimarca poi, portandosi a casa tanto di quell’oro da poter ricostruire Hagia Sophia ancora più maestosa di come non lo fosse prima dell’invasione turca. Io e la Spagna decidemmo di arrivare ad una pace bianca, consci che nessuno avrebbe voluto giungere così lontano per una guerra senza scopo. Il nostro unico nemico ora era l’Inghilterra. Dopo due settimane dalla capitolazione scandinava, gli ambasciatori inglesi mi proposero una pace per 800 ducati. Inarcai un sopracciglio, considerando che i mangiarosbieff erano ancora forti e che le loro navi avrebbero difeso strenuamente il canale della manica. Comunque, e in questo sono molto simile a mio padre, non sono solito disprezzare il denaro. Pensavo di continuare la guerra, ma per quello ci sarebbe stato tempo. Per ora, i soldi.

Bisanzio e Spagna fecero la pace subito dopo con l’Inghilterra. Era fatta. La Federazione degli Imperi aveva finalmente sconfitto l’Alleanza Nordica ed era uscita vittoriosa dalla Grande Guerra Europea. La Francia era capitolata: così come l’Austria, concessi loro una magra indipendenza, un’umiliazione più che un atto di generosità. L’Inghilterra uscì dalla guerra con un’inflazione spaventosa, numerosi debiti, nessun esercito e molte ribellioni in suolo natio. Svezia e Danimarca invece erano state fortunate, non avevano perso nulla, se non l’onore e buona parte delle loro flotte marittime. Con distrazione colsi la notizia che i rapporti tra Polonia e Bisanzio si erano incrinati, tanto che i Polacchi finirono per negare agli imperiali la possibilità di transito sul loro territorio. La federazione germanica perdurava, ora era in guerra contro un Olanda spossata ma che resisteva ferocemente. Fui molto felice quando, frutto delle numerose ribellioni, il governo Inglese cadde e nacquero tre regni indipendenti, l’Irlanda, la Scozia e i Monarchici. Sebbene l’Inghilterra fosse in ginocchio, avevo giurato insieme agli Spagnoli che avrei dato una lezione ai Mangiarosbieff, così dichiarai loro guerra (dopo neanche 10 anni!). Spagna, Bisanzio e Svizzera mi seguirono a ruota, con una potente flotta partii dalla Normandia, ora suolo spagnolo, ed approdai nel Kent. Lì misi a ferro e fuoco il sud della Gran Bretagna, e in pochi mesi annettei l’Inghilterra, con la sola, rituale, eccezione di Londra. Oh, la guerra durò un altro paio di mesi, visto che l’Alleanza Nordica esisteva ancora. Per la Svezia e la Danimarca bastò mandare loro un paio di ambasciatori, e pace fu. Dovetti mandare un esercito a Parigi per inculcare in quegli idioti l’obbedienza, cosa che feci con molta gioia. Con i due maggiori membri ridotti a regnucoli simili all’Austria, l’Alleanza Nordica cessò di esistere.

Imperatore d’Italia e di Francia, Re dell’Adriatico, Signore dell’Egeo, Duca delle Fiandre, e Granduca d’Inghilterra. Ormai la mia era una vera e propria collezione di titoli nobiliari. Il mio impero spaziava dalle coste attigue al Wales e all’Irlanda fino a Cipro. Non male, veramente. E se teniamo in considerazione la Federazione Imperiale, i miei successi ricoprono la quasi totalità dell’Europa. Quindi, ora non rimane che la pace, no? No, come al solito, la pace non si trova mai.

Ero a Venezia che me la spassavo allegramente con un paio di duchesse inglesi portate a corte come serve, quando un araldo mi portò la notizia che il rapporto tra Polonia e Bisanzio si era ulteriormente rovinato: inspiegabilmente, Bisanzio aveva dichiarato guerra al suo gigante vicino. Ora chiedeva il mio aiuto. Presi tempo, per sapere prima cosa avrebbe fatto l’Impero Spagnolo. E feci bene, visto che disonorò l’alleanza. Che fare ora? Per prima cosa, perdonai la Spagna e l’ammisi nuovamente nell’alleanza (in teoria per estromettere o ammettere una nazione nella Federazione, ci vorrebbe il voto positivo di almeno due nazioni, ma essendo a capo di questa federazione, l’impero veneziano si può fare di queste concessioni). E adesso? Se disonorassi anch’io la parola data, molto probabilmente Bisanzio non sarebbe più ritornata tra noi, e c’era il pericolo che la Polonia gli avrebbe inflitto gravi sconfitte. Così accettai e dichiarai guerra alla Polonia. Le mie truppe marciarono insieme a quelle meno organizzate bizantine, su suolo polacco. La guerra fu portata avanti dalla Polonia in un modo che mi era molto familiare. Essendo più debole di noi, aveva usato la stessa tattica che usai io durante l’ultima guerra con l’Austria: lasciò che conquistammo qualche provincia, poi dopo che avevamo lasciato questi territori, i suoi piccolo ma mobili eserciti arrivavano e li liberavano. La guerra fu lunghissima, oltre dieci anni. La cosa che mi scocciò di più e che non portò beneficio a nessuna delle parti. Alla fine, Polonia e Bisanzio si accordarono per una pace bianca, e anche le mie truppe ritornarono in patria.

La Federazione Imperiale era ancora in piedi, ma Venezia aveva perso fiducia in Bisanzio, un alleato coraggioso, ma anche stupido e militarmente poco forte. La Spagna poi, continuava i suoi viaggi verso il mare dell’ovest, verso le nuove terre che i loro navigatori avevano scoperto. Venezia incominciò una politica di vassallaggio ed annessioni dei regni del nord germania, diventando la potenza europea maggiore. Ora, finalmente, c’era la pace. Intanto la Svizzera venne annessa al mio impero pacificamente: gli svizzeri furono molto felici di non essere più limitati ad un piccolo regno. Inoltre il Re isolano della Sardegna accettò di diventare mio vassallo, forse più per paura che per altro: era ormai rimasto l’unico porto franco in un mare dominato dagli imperi. Venezia diventò la città più maestosa d’Europa e del mondo, la corte offriva riparo ad artisti, letterati, dottori, filosofi, scienziati: era diventato il centro della mondanità europea. Solo Madrid e Bisanzio erano abbastanza grandi da competere con Venezia, ma avrebbero dovuto farne di strada, soprattutto per la loro intolleranza religiosa (la Spagna era cattolicissima e Bisanzio era Ortodossa). Passarono una ventina d’anni, durante i quali non succese nulla, a parte l’annessione della Sardegna e la vassalizzazione della Svezia. Oramai non vi erano più potenze in grado di combattere con noi, tranne forse la debole Danimarca, la fiorente Russia e la nuova Polonia Lituania, ma erano sempre in lotta tra loro, e non pareggiavano minimamente il mio potere. All’estero quindi nessun problema, così come all’interno della federazione. Ma quanto sarebbe durata? O forse è meglio chiedersi: fino a quando i tre imperi sarebbero stati pazienti tra di loro? La Federazione avrebbe retto? Ma questa, è un’altra storia...

Ho ordinato che il mio letto venisse esposto sul balcone della mia reggia in Piazza San Marco. Sebbene non riesca ormai ad alzarmi più dal letto e la tisi continui a farmi tossire, non riesco proprio a contenere un sorriso a guardare tutti i miei sudditi radunati. Quanti saranno? Mezzo milione? Uno? Due? Non lo so. Mi gira la testa! il mio dottore mi guarda ansioso, ma ormai non può più fare nulla per me. La vecchiaia è una malattia che nessun dottore per quanto bravo che sia può curare. Con uno sguardo intercetto il mio paggio imperiale. Lui fa un cenno con la testa, si erge sul balcone e suona la tromba. Subito il brusio della piazza cessa. E’ ora, penso. Mi alzo dal letto aiutato da un paio di inservienti, e mi avvicino alla balconata. -Cittadini Veneziani! Imperiali! Figli della Serenissima! Mi sembrano passati secoli da quando ho ereditato la corona da mio padre, Alberto Meneghin. E forse alcuni di voi sono anziani quanto basta per ricordarlo. Per ricordare quell’epoca in cui Venezia non era altro che uno staterello come tanti altri, mentre l’Europa era divisa e in lotta. Io non voglio celebrazioni, voglio solo essere ricordat... cough!cough! come colui che portò la pace. Pace e Prosperità sia con tutti voi, e con mio figlio, il futuro Imperatore Veneziano!-. E’ fatta, il mio discorso è finito. Sento a malapena gli applausi e gli scrosci di esaltazione della folla, mi riaccascio sul letto. Il dottore dice qualcosa alle guardie, sento che il letto viene riportato in camera. Beh, poco importa, il mio tempo l’ho fatto. Ora, tocca a mio figlio. Speriamo che prenda da me e non dal nonno!

autore: kataskematico [SM=x329166]


Un grande pilota sa navigare anche con la vela rotta (Seneca)
Email Scheda Utente
Registrato il: 12/02/2004

Governatore
Fondatore della Lega Anseatica
OFFLINE
28/07/2004 16:49
 
Quota

Firenze, di Brian Boru


FIRENZE (di Brian Boru, 16/08/03)
Patch: 1.07;
Scenario: Grand Campaign standard

L'obiettivo con cui ho cominciato la partita è quello che ogni buon italiano si prefigge: unificare la nostra gloriosa nazione! Devo dire che ci sono riuscito in maniera assai tranquilla, non affrettando i tempi ed avvalendomi nella prima parte della partita dell'aiuto dell'Austria mia fedele alleata. La fase più diffiile dell'opera è stata quella di piegare la Sicilia che possedeva sia un buon esercito che livelli tecnologigi di tutto rispetto.

Ci sono poi state le guerre con l'Impero Ottomano che mi hanno fruttato un buon numero di province (in basso a destra) e quelle con la Francia leggermente a mio favore (Bern e Provenza) ma maledettamente complicate dall'alleanza che i transalpini hanno avuto per buona parte della partita con la Spagna! Finita l'amicizia con l'Austria qualcosina è successo ma sono riuscito ad ottenere solamente Genova che era caduta in mano ai crucchi e un bel gruzzoletto.

Non è ancora finita perchè il fiore all'occhiello sono senz'altro i miei insediamenti coloniali sparsi un pò in tutto il mondo: Africa (8 colonie tra cui le Seicelles!), America del Sud(2), America del Nord(1).

L'unico rimpianto e quello di non avere preso anche la Sardegna ma anch'essa ha mantenuto potenti alleati fino alla fine.

autore: Brian Boru [SM=x329166]


Un grande pilota sa navigare anche con la vela rotta (Seneca)
Email Scheda Utente
Registrato il: 12/02/2004

Governatore
Fondatore della Lega Anseatica
OFFLINE
28/07/2004 16:50
 
Quota

Stato Pontificio, di Ubik3


STATO PONTIFICIO (di Ubik3, 31/07/03)
Patch: 1.07;
Scenario: MOD "Age of Nationalism"

Come potete immaginare, l'idea era quella di far sopravvivere (e prosperare, se possibile) lo Stato Pontificio ed estendere il potere temporale della Chiesa...

Le cose non si mettono bene da subito per i Savoia, che presto, a causa di una inutile guerra da loro promossa contro la Francia, divengono vassalli di quest'ultima: i tapini, comunque, si fanno portatori dei valori della "Giovane Italia", alla quale aderiscono palesemente la Toscana e Modena, e segretamente anche il Regno delle Due Sicilie.

La Toscana è un piatto troppo ghiotto da lasciarsi sfuggire e le truppe Papali la invadono senza grosse difficoltà e, dopo un periodo di vassallaggio e Siena come bottino, la annettono.

Poco dopo quelli stolti dei Savoia perdono lo stato, annessi dalla Francia: le ottime relazioni che il Papato ha con l'Austria (alleato), la Francia di Napoleone III ed altri stati della mittel-europa prermettono a Pio IX di governare senza troppe difficoltà, rimasta ormai soltanto Modena (vassallo della Francia) ad appoggiare la causa della "giovane Italia".

L'economia dello Stato Pontificio si consolida, mentre la sciocca idea della unificazione dell'Italia si spegne definitivamente con l'annessione francese di Modena ed il vassallaggio Pontificio del Regno delle due Sicilie: Garibaldi è un seplice brigante che si nasconde tra gli Appennini, predicando fandonie su una ipotetica unità d'Italia, divertendo con le sue ciarle i servitori delle carrozze cardinalizie, che non esitano a dargli qualche "piotta" di carità.

Francesco Giuseppe ha difficoltà a mantenere sotto il suo dominio tutto il vasto territorio dell'Impero Austo-Ungarico e perde la sovranità di provincie chiave, tra cui Milano, il cui governatore consegna gioiosamente le chiavi della città a Sua Santità Pio IX: il suo successore Leone XIII "manda in pensione" i Borboni di Napoli (Ferdinando IV) e nel 1900 aggiunge tutto il sud Italia tra i domini di San Pietro.

autore: Ubik3 [SM=x329166]


Un grande pilota sa navigare anche con la vela rotta (Seneca)
Email Scheda Utente
Registrato il: 12/02/2004

Governatore
Fondatore della Lega Anseatica
OFFLINE
28/07/2004 16:52
 
Quota

Savoia, di Aloisius


SAVOIA (di Aloisius, 11/09/03)
Patch: 1.07;
Scenario: Grand Campaign standard

Il sogno dei Savoia.. un regno a cavallo di Italia, Francia e Spagna; un regno tra l'atlantico ed il mediterraneo... La continuità territoriale (Lombardia-Genova) è stato il sacrificio pagato per le secolare fedeltà dell'Austria alla mia alleanza.

I Savoia da piccola potenza regionale grazie al potente alleato e con una oculata politica economica e delle guerre basate sulla tattica dell'evitare lo scontro diretto con le truppe avversarie hanno potuto allungare le zampine sul potente regno vicino di Francia.

La frammentarietà del regno francese iniziale è un vantaggio nel conquistare una Francia spesso impegnata in guerre intestine. L'alleanza con l'Austria è stata fondamentalmente un'alleanza anti-francese che mi ha aperto la porta anche per la conquista del territorio spagnolo. Inizialmente, sapendo di non poter contare su molti quattrini per la ricerca ho orientato la Savoia ad essere una potenza esclusivamente terrestre e concentrato ogni sforzo sulla ricerca militare terrestre per non rimanere indietro rispetto a vicini con ben altri fondi da destinare alla ricerca.

Che dire.. una bella partita, con il 7% d'inflazione.. anche se alla fine non è che gli stati vicini mi volessero molto bene!

autore: Aloisius [SM=x329166]


Un grande pilota sa navigare anche con la vela rotta (Seneca)
Email Scheda Utente
Registrato il: 13/05/2004

Sindaco
Moderatore Giochi di Guerra
OFFLINE
28/07/2004 17:38
 
Quota

lodevole... concordo sul fatto che un simile materiale entri nel patrimonio culturale del Forum [SM=x329170]



HoI2 Total Realism Project Modder
Event Adviser for "HOI: The Great War" Forum & Download
Member of the Ahistoric Association
Email Scheda Utente
Registrato il: 13/02/2004

Patrizio
OFFLINE
28/07/2004 17:53
 
Quota

Ahhh, i vecchi cari Ubik e Alo....è una vita che non li sento!!!
Che bei ricordi[SM=x329169]

p.s. però manca il mio[SM=g27820]
Email Scheda Utente
Registrato il: 12/02/2004

Governatore
Fondatore della Lega Anseatica
OFFLINE
28/07/2004 17:56
 
Quota

Re:

Scritto da: El Vise 28/07/2004 17.53
Ahhh, i vecchi cari Ubik e Alo....è una vita che non li sento!!!
Che bei ricordi[SM=x329169]

p.s. però manca il mio[SM=g27820]



quale è il tuo? mica c'era nel sito di Ubik! [SM=g27833]


Un grande pilota sa navigare anche con la vela rotta (Seneca)
Email Scheda Utente
Registrato il: 13/02/2004

Patrizio
OFFLINE
28/07/2004 17:59
 
Quota

Re: Re:

Scritto da: Xelaehtgre 28/07/2004 17.56


quale è il tuo? mica c'era nel sito di Ubik! [SM=g27833]



[SM=x329186] , forse era sull'"altro" forum[SM=g27827]
Email Scheda Utente
Registrato il: 13/05/2004

Sindaco
Moderatore Giochi di Guerra
OFFLINE
28/07/2004 18:04
 
Quota

ma dai!!! Ne hai scritto uno [SM=g27833] e perchè io non l'ho mai letto???????? tirate fori 'sto AAR o faccio un macello!!!!! [SM=g27826]



HoI2 Total Realism Project Modder
Event Adviser for "HOI: The Great War" Forum & Download
Member of the Ahistoric Association
Email Scheda Utente
Registrato il: 13/02/2004

Patrizio
OFFLINE
28/07/2004 18:36
 
Quota

Re:

Scritto da: CCM Von Hausser 28/07/2004 18.04
ma dai!!! Ne hai scritto uno [SM=g27833] e perchè io non l'ho mai letto???????? tirate fori 'sto AAR o faccio un macello!!!!! [SM=g27826]



Quando capisco come cavolo si fa lo posterò senz'altro!!
Email Scheda Utente
Registrato il: 13/05/2004

Sindaco
Moderatore Giochi di Guerra
OFFLINE
28/07/2004 18:44
 
Quota

[SM=g27833] sei riuscito a postare quelle specie di foto di la! non posti questo???? [SM=g27826] non scherzare, eh! dai fammelo leggere :cryz:



HoI2 Total Realism Project Modder
Event Adviser for "HOI: The Great War" Forum & Download
Member of the Ahistoric Association
Email Scheda Utente
Registrato il: 18/04/2009

Datore di lavoro
Fornitore del Principe
OFFLINE
05/05/2009 20:58
 
Quota

ma che gioco è?scusate per la domanda
me lo pottete mandare via forum
07/01/2010 20:10
 
Quota

Infatti ma fa parte di qualche gioco per caso??

vi prego rispondete che se si mi avete svoltato la vita ehehe
Email Scheda Utente
Registrato il: 13/04/2004

Governatore
Amministratore
OFFLINE
07/01/2010 23:32
 
Quota

Re:
Vander Vindasel, 07/01/2010 20.10:

Infatti ma fa parte di qualche gioco per caso??

vi prego rispondete che se si mi avete svoltato la vita ehehe




Europa Universalis, è scritto nel titolo della discussione. Nel caso specifico si parlava di Europa Universalis 2, ma il tipo di gioco è lo stesso per tutta la serie (si è arrivati alla 3 con varie espansioni, una delle quali appena uscita).


And so it is
The shorter story
No love, no glory
No hero in her skies
I can't take my eyes off of you
I can't take my eyes off you
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi
Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 11:12. Versione: Stampabile | Mobile | Regolamento | Privacy
FreeForumZone [v.6.1] - Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com