È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!


Benvenuti nel forum! Leggete le FAQ della Lega Anseatica prima di inserire nuove richieste!
[07/02/2011] Esclusivo dal forum ufficiale Kalypso Media! In italiano le tabelle di Bagaluth per Patrician IV! - [18/06/2010] Inserito salvataggio di leonardo31 per Port Royale 2 - [17/01/2010] Inserito salvataggio di aleride per Port Royale 2
Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Stampa | Notifica email    
Autore

Europa Universalis 2: AAR vari dal "vecchio forum"

Ultimo Aggiornamento: 07/01/2010 23:32
Email Scheda Utente
Registrato il: 12/02/2004

Governatore
Fondatore della Lega Anseatica
OFFLINE
28/07/2004 16:48
 
Quota

Venezia, di kataskematico (parte seconda)
Altri 15 anni. Praticamente non successe nulla, seguì una piccola guerra durante la quale conquistai il Kosovo, mentre la rimanente Bosnia venne annessa da Bisanzio. Probabilmente la Croazia avrebbe vendicato volentieri il vicino, ma venne annessa poco dopo dall’Ungheria. La Svizzera continuò una scalata verso il nord, conquistando il Baden ed altri territori, giungendo addirittura a toccare la Sassonia. Quest’ultima insieme alla Boemia erano viste di mal’occhio da tutte le altre nazioni, considerate come infide e sleali. L’Austria prese parte ad una guerra contro la Francia e la Borgogna insieme all’Inghilterra e la Britannia (ormai ridotta ad una provincia, venne poi conquistata dalla Francia), ma sostanzialmente l’impero dorato non potè mandare nessuna truppa e credo che se non avesse partecipato avrebbe fatto una figura migliore... In Aragona ogni tanto scoppiava qualche ribellione, mentre la Turchia cercò inutilmente e disperatamente di far reggere l’alleanza tra gli stati mussulmani, ma non avendo nessun Napoleone (ci credo, è il 16 secolo!) a governarli, ci fu ben poco da fare: la conquista mussulmana rimase un sogno.

Intanto, mentre un po’ tutti gli stati europei si scannavano tra di loro in attesa che qualcuno inventasse la televisione, io pianificavo la totale conquista dell’Italia. Avevo fatto in modo che lo stato pontificio e lo stato di Napoli rimanessero isolate e senza alleanze. Con lo stato Pontificio fu abbastanza facile, e mi divertii molto a vedere le cannonate che devastavano le mura di Roma, sorseggiando un amaro sdraiato su un’amaca al campo base. Per Napoli invece fu più dura, e al suo fianco rimase lo stesso l’Inghilterra. Non che fosse un problema, l’aveva già sconfitta una volta, avrei potuto farlo di nuovo. Stupido! non avevo preso in considerazione però che la mia flotta ultimamente non era stata esattamente un gioiello di abilità nautiche, in effetti da decenni a questa parte la usavo semplicemente come mezzo di trasporto per le mie truppe, ma di scontri navali neanche l’ombra. L’Inghilterra ci diede una bella batosta dentro il Mediterraneo, ma non potè fare molti altri danni. Certo, oramai la mia flotta era scomparsa (mi addolorai molto quando seppi che anche l’ammiraglia, la Rivalsa, era stata affondata: con essa ero avevo combattuto le mie battaglie e avevo sconfitto Cipro)., ma l’Inghilterra non avrebbe mai fatto di meglio: non appena un soldato inglese metteva piede sul suolo veneziano, c’era sempre uno dei nostri a mozzarglielo. In fondo, anche se persi tutta la mia flotta, acquistai notevole prestigio in Europa, come colui che era riuscito a tener fronte all’Inghilterra: solo la Francia poteva vantarsi di tanto. L’Inghilterra non si arrese, ma non potè fare nulla per evitare che il regno di Napoli finisse tra le mie avide manine reali. Deposto così anche i Borboni, l’Italia tutta era ai miei piedi. No, non tutta, mancava ancora la Sardegna e la Sicilia, in mano degli aragonesi. Inoltre, la Corsica libera mi premeva molto.

A Roma il cielo d’estate era limpido e sereno. Sebbene da secoli la città eterna era stata trascurata e si era spopolata, in quel giorno sembrava ritornata ai fasti dell’impero romano. 120.000 soldati veneziani, in alta uniforme, presentavano davanti alla cattedrale: dentro c’era stato lo spazio appena sufficiente per far entrare i 5.000 tra nobili, generali, ufficiali, alti prelati. Pio V aspettava il re davanti all’altare, con due attendenti per fianco. Quello di sinistra portava uno scettro dorato, con l’impugnatura scavata in modo da aderire meglio alla mano, e con una piccola lama all’estremità opposta, simbolo di forza e grandezza. L’attendente di destra invece, teneva tra le mani la corona imperiale, per nulla sfarzosa. Si diceva fosse appartenuta all’ultimo imperatore romano, il povero e sfortunato Romolo Augustolo, e che era scampata miracolosamente ai saccheggi dei secoli successivi. Il Re stava procedendo deciso verso l’altare. Salì la scalinata e sorrise malignamente a Pio V. Il papa non riuscì a non deglutire: sapeva che se si fosse rifiutato di incoronarlo non avrebbe visto un altro giorno! Il Re si girò, e tra gli squilli di tromba, l’attendente passò la corona a Pio V, che la pose sul capo del suo aguzzino. L’altro servitore passò lo scettro e prima che Pio V potesse darlo, il re glielo strappò violentemente di mano, mentre la folla esplose in un boato inimmaginabile. Pio V sospirò. Ora il suo dominio era definitivamente finito. Ora, c’era un nuovo Imperatore.

Imperatore d’Italia, Re dell’Adriatico, Signore dell’Egeo... solo nomignoli, io voglio il potere, nient’altro! Ma dovetti ammettere, a malincuore, che non potevo farcela da solo. Così cercai degli alleati che mi andassero a genio e con la mia solita reale (ed ora anche imperiale!) fortuna ne trovai due adattissimi: la Spagna e Bisanzio. Si aprì un’epoca nuova.

Spagna, Venezia, Bisanzio. Tre grandi potenze, tre nazioni che governano dei territori e delle province ad alta importanza strategica. La Spagna controlla le porte del mediterraneo, ha agganci in Africa, una flotta potente ed un esercito non da meno. La sua importanza è data dalle sua potenzialità come bocca di lancio per un’invasione in Francia (all’epoca non si conosceva ancora il nuovo continente, la Spagna aveva certo un ottimo avvenire ora che il Portogallo non esisteva più!). L’impero Veneziano è per eccellenza la via di mezzo. La sua flotta è pressoché inesistente, ma il suo esercito è il più efficiente e professionale d’Europa, che ha addirittura sbaragliato l’impero Austriaco. Le sue province nord italiane (Lombardia, Mantova) potrebbero servire non soltanto per invadere la Francia (tra le due potenze c’è la Svizzera, stato fedelissimo all’Impero Veneziano), ma anche per conquistare gli stati Germani grazie all’uso contemporaneo dei tre eserciti. Unico punto debole è la striscia imperiale balcanica, troppo schiacciata a ridosso dell’adriatico, congiunge Venezia a Bisanzio e permette lo spostamento di truppe all’interno dei proprio confini, ma è perennemente in pericolo da parte dell’Ungheria. Un problema che sicuramente i tre alleati dovranno risolvere un giorno. E infine Bisanzio; da quando i mussulmani distrussero l’impero d’Oriente, nessuno aveva mai immaginato che Bisanzio sarebbe risorta, anche grazie agli ingenti prestiti di denaro e di truppe da parte di Venezia. Ha da poco riacquistato numerosi possedimenti in Asia Minore (chiamata successivamente penisola Turca), ha un ottima flotta, decisamente migliore del suo esercito di terra. Il suo principale punto di forza è la diplomazia, ha conseguito un’alleanza balcanica che ha quasi del tutto eliminato la potenza turca, e che è durata per decenni prima che l’Ungheria se ne andasse sciogliendola. Ora, intesse numerosi rapporti diplomatici con paesi come la Lituania, la Polonia, la Georgia, nonché ovviamente con i due nuovi alleati. La sua posizione non ha grande valore per l’Europa, a parte forse i Balcani, ma è di vitale importanza per controllare l’Africa e il medio oriente. L’alleanza tra i tre stati venne firmata a Roma dai tre imperatori, congiungendo per la prima volta dopo secoli le forze dell’Est, dell’Ovest e del Centro: era nata una nuova speranza, quella che i posteri chiameranno Nuovo Impero Romano, tripartito in regni indipendenti, simile e al tempo stesso diverso dal vecchio Impero Romano.

Non credevo che sarebbe durata, invece i nuovi alleati si stanno comportando bene. Noi aiutiamo spesso i bizantini contro la Turchia, strappando loro una provincia ogni tanto. I regni balcanici sono stato tutti annessi, abbiamo spartito da bravi fratelli. E’ strano, ma sembra che non ci si astio tra di noi, come se volessimo davvero proteggerci a vicenda. Mi domando se non sia davvero così. Ogni tanto un regno decide di entrare nella nostra alleanza, ma al primo sintomo di guerra scappa via subito (chissà perché la Turchia fa così paura! Mi ricordo che mio padre ne aveva una fifa blu). Ma nessuno dei tre ha ancora disonorato l’alleanza. La Spagna collabora mandando truppe e flotte, più flotte a dire il vero, non prende nessun possedimento, si accontenta dei ricavati monetari. Decidiamo infine (cioè, io decido, poi loro mi vengono in aiuto) di attaccare l’Ungheria. Una provincia strappata, poi la pace. Le cose diventano molto strane. C’è una guerra con l’Ungheria e poi una contro la Turchia, di nuovo l’Ungheria, ancora la Turchia... e piano piano le stiamo sconfiggendo. Il tutto è intervallato da brevi paci strategiche, il tempo di riprendere fiato e di spostare le truppe dal nord al sud. Se avessi detto a mio padre che un giorno le truppe veneziane avrebbero combattuto in Ungheria, nel continente africano, nella penisola arabica, nei pressi di mosca, probabilmente mi avrebbe preso per matto e mi avrebbe tolto dalla linea ereditaria. Meglio così allora. Unica spina nel fianco, anzi due spine, sono la Boemia e la Sassonia. Gli stati crucchi hanno deciso che, ad ogni spostamento delle mie truppe verso il sud, loro devono attaccare la Lombardia, o il Veneto, o gli ex-possedimenti austriaci. La cosa brutta è che la Sassonia non la posso neanche punire direttamente, visto che i suoi confini non sono attigui ai miei. Così, un bel giorno, chiedo il permesso di far passare le mie truppe alla Svizzera, stato cuscinetto tra me e la Francia (e, detto per inciso, preferisce di gran lunga me!), così mentre faccio passare un paio di contingenti di 2.000 uomini verso la Turchia, nuovamente in guerra, aspetto che i due infidi stati mi dichiarino guerra. Non devo aspettare molto, solo che stavolta la sorpresa l’hanno loro. Facendo passare tra le alpi svizzere 125.000 uomini invado completamente la Sassonia, mentre con 100.000 uomini invado la Boemia. Come era lecito aspettarsi, nessuno corre in aiuto dei due, che soccombono finalmente per mano mia. Il mio impero è aumentato considerevolmente verso nord, quasi fino al centro della Germania, e ho quasi fatto diventare la Bavaria una mia enclave (non lo è perché a ovest è ancora confinante alla Svizzera, ma è meglio per lei che non faccia scherzi!). Intanto, ad ovest, succede quello che ho sempre desiderato: l’Aragona non riesce più a risolvere i suoi disordini civili.

L’Aragona vide oltre metà dei suoi possedimenti dichiarare l’indipendenza e diventare degli stati autonomi. Nacquero così i regni di Catalogna, di Sardegna e di Sicilia (la sola provincia dell’est, l’altra rimase agli Aragonesi). Gli Ambasciatori delle nuove nazioni arrivarono a Venezia pochi giorni dopo, e li accolsi calorosamente. In effetti li accolsi proprio sorridente. Era tempo di fare piazza pulita nel mediterraneo, dichiarai guerra all’Aragona, alla Sicilia e alla cara, vecchia, indipendente Corsica. Avrei voluto conquistare anche la Sardegna, ma in tempo record si era già alleata con numerose potenze europee (leggi: Inghilterra, Svezia, Danimarca) e non mi andava di cominciare una guerra di tali proporzioni. Per gli altri stati avrei potuto chiedere l’aiuto della Spagna e di Bisanzio, ma rinunciai: l’Aragona era vassallo della Spagna, e non so se, posta con le spalle al muro, avrebbe aiutato noi o loro. Comunque non volevo conquistare l’Aragona, volevo solo prendergli i possessi italiani (motivo per cui non ho fatto nulla alla Catalogna). Così, siccome i miei nemici non mi facevano il piacere di impalarsi da soli, sbarcai ad Ajaccio, a Messina, a Trapani. In pochi mesi ora l’Italia era finalmente mia! Beh, non proprio tutta, rimaneva sempre la Sardegna, ma i diplomatici del Re Isolano dovevano essere dei demoni travestiti da uomini per fare quello che avevano fatto. Apprezzo l’ingegno e li lascio stare. Notai subito con estremo piacere masochista che Ajaccio non aveva perso le antiche abitudini, e in concomitanza con i Milanesi decidono di fare qualche bella ribellione. Così, per mettere la parola fine a questa storia, posiziono due eserciti di 25.000 soldati l’uno in entrambe le province. Lo so che può sembrare uno spreco, ma mi hanno proprio stufato! Ora, sbaragliati tutti i nemici o quasi, chi manca più? Il mediterraneo è tutto nostro, tranne qualche pezzo d’Africa di nessuna importanza. Chi sarà il prossimo? La Francia? L’Inghilterra? Solo il tempo lo dirà!

Che calma! 20 anni passati nell’ozio più totale! Eppure, in Europa se ne sentiva il bisogno. Il Mediterraneo è ormai sotto l’egida di quello che gli storici chiamarono Federazione degli Imperi o Federazione Imperiale: l’impero Spagnolo, quello bizantino ed il mio regnano indisturbati. La Turchia è quasi un lontano ricordo, un regnucolo limitato all’Africa. I balcani non erano mai stati così pacifici, soprattutto ora che fa parte del mio impero e di quello del Basileus bizantino. Ma un vecchio detto turco dice che i nemici possono morire, ma non se ne vanno mai. Ed è per questo che ora guardo il nord con una certa ansia. In Germania gli staterelli rimasti si sono uniti in un’unica federazione, nessuno tenta più di dichiarare loro guerra e vivono in un loro ideale isolamento. La Polonia intanto si scanna allegramente con le tribù orientali e con una nascente Russia. Come mai allora mi preoccupo tanto? Forse è solo suggestione!

...o forse no. Una fredda mattina d’inverno, il mio attendente di fiducia mi svegliò allarmato. Arrabbiato, non sono mai stato molto mattiniero, gli chiesi cos’era successo. Un nostro informatore era appena ritornato a Venezia dopo aver vagabondato nell’Europa settentrionale, ed era al corrente di un fatto molto spiacevole: una nuova alleanza era nata, con l’Inghilterra a capo. Ne facevano parte l’Inghilterra appunto, la Francia, La Svezia e la Danimarca. Quattro potenze non da poco. Ebbi la conferma ufficiale un paio di settimane dopo, quando gli ambasciatori dell’Alleanza Nordica, così la autodefinirono, fecero capolino a Venezia. Come al solito giurarono ad alta voce come i loro regni non volessero altro che la pace, la libertà dei popoli, il reciproco rispetto dei confini blablabla... pur non essendo un Imperatore tipico, capii che la diplomazia non avrebbe scongiurato la guerra, ma non sarei stato io a fare la parte dell’invasore. Li accolsi così con tutti gli sfarzi possibili e li feci partire con più doni di quanti non ne avessero portato a noi. Probabilmente ai quattro regni nordici non fece piacere questo mio atteggiamento, quegli ambasciatori dovevano essere un insulto ben calcolato, insulto però che io non avevo accettato. Così, dovettero fare loro la prima mossa.

Il giorno dopo il compleanno della mia figlia secondogenita, la Francia dichiarò guerra alla Svizzera. Gli altri stati si accodarono subito e presto sulla Francia sciamarono gli eserciti dei quattro regni. Il caso volle, tzè, che la Svizzera fosse nella mia alleanza in quel periodo. Senza neanche chiederlo, Bisanzio e Spagna dichiararono guerra agli invasori ed io non feci da meno. Con gli stati germani come scudo al Nord, il campo di guerra fu prevalentemente il regno svizzero e la Francia, mentre un altro cordone si affacciò ad est, dove le truppe bizantine attraversarono con un salvacondotto la Polonia ed attaccarono la Svezia e la Danimarca a Nord. Tutto sommato mi divertii molto. I regni dell’Alleanza Nordica non furono molto saggi a dichiararci guerra, soprattutto la Francia. Ancora adesso ricordo come bruciavano i vigneti della Borgogna, le pianure a nord di Marsiglia, i porti atlantici francesi. La Svizzera subì per cinque anni la presenza di truppe straniere che occuparono le sue province, ma non cedette alle loro pretese. Fu astuta: dopo aver occupato la Francia sud-orientale, le mie truppe sciamarono nella Savoia, nella Svizzera, nel Baden, liberando così il mio fedele stato vassallo. Nella Francia occidentale invece gli Spagnoli avanzarono fino alle coste della Normandia, dove trovarono gli Inglesi. Lì i Mangiarosbieff e i Mangiarane diedero filo da torcere ai miei alleati, che dovettero ripiegare in Britannia. Secondo i miei informatori i festeggiamenti di quella vittoria durarono tutta la notte nei campi anglo-francesi. Ma la gioia durò poco. Con un esercito di 350.000 uomini, divisi in cinque eserciti, e con la partecipazione di un reggimento svizzero di 30.000 soldati, feci terra bruciata della Francia, fino ad arrivare a Parigi. Lì, misi a ferro e fuoco la capitale francese, sbaragliando i miseri eserciti danesi e svedesi stanziati a Nord-Est. Una volta conquistata Parigi, andai verso ovest, mentre gli Spagnoli avanzarono nella mia direzione. Arrivammo quasi contemporaneamente in Normandia (gli Spagnoli leggermente prima, tant’è che si videro inizialmente in difficoltà). La battaglia fu apocalittica: non ricordo di preciso il numero degli avversari, so di sicuro che erano in inferiorità ma di poco. Quel giorno, Sbaragliammo completamente l’Alleanza Nordica. L’Inghilterra ci chiese una pace bianca, che fu accettata solo dalla Svizzera (poverina! Nessuno ebbe da ridire, era immischiata in giochi di potere che non poteva gestire). La Francia venne smembrata tra noi e gli Spagnoli e si giurò che la Normandia, luogo della battaglia finale, sarebbe stato il porto per sciamare alla conquista dell’Inghilterra.

Mi accorgo solo ora di non aver più parlato di Bisanzio. Come già detto, i Bizantini ingaggiarono battaglia sul suolo danese e svedese, ma più che scontri furono misere scaramucce. Gli imperiali avevano conquistato un paio di province, ma non fu quello a impedire agli scandinavi di lottare in Europa. No, ad impedirglielo fu la formidabile flotta bizantina: traversando il mediterraneo, le coste spagnole e quelle francesi, migliaia di navi imperiali arrivarono nel mar baltico, dove ingaggiarono guerra contro i nordici. Non sempre fu vittoria: spesso i bizantini dovettero ripiegare a sud, verso il porto spagnolo di Zeeland, strappato un secolo o giù di lì alla oramai neutralissima Olanda. Ma se non fu una vittoria schiacciante, almeno ritardò di molto l’effettiva entrata in guerra degli scandinavi. L’Impero Bizantino fece la pace con la Svezia prima e la Danimarca poi, portandosi a casa tanto di quell’oro da poter ricostruire Hagia Sophia ancora più maestosa di come non lo fosse prima dell’invasione turca. Io e la Spagna decidemmo di arrivare ad una pace bianca, consci che nessuno avrebbe voluto giungere così lontano per una guerra senza scopo. Il nostro unico nemico ora era l’Inghilterra. Dopo due settimane dalla capitolazione scandinava, gli ambasciatori inglesi mi proposero una pace per 800 ducati. Inarcai un sopracciglio, considerando che i mangiarosbieff erano ancora forti e che le loro navi avrebbero difeso strenuamente il canale della manica. Comunque, e in questo sono molto simile a mio padre, non sono solito disprezzare il denaro. Pensavo di continuare la guerra, ma per quello ci sarebbe stato tempo. Per ora, i soldi.

Bisanzio e Spagna fecero la pace subito dopo con l’Inghilterra. Era fatta. La Federazione degli Imperi aveva finalmente sconfitto l’Alleanza Nordica ed era uscita vittoriosa dalla Grande Guerra Europea. La Francia era capitolata: così come l’Austria, concessi loro una magra indipendenza, un’umiliazione più che un atto di generosità. L’Inghilterra uscì dalla guerra con un’inflazione spaventosa, numerosi debiti, nessun esercito e molte ribellioni in suolo natio. Svezia e Danimarca invece erano state fortunate, non avevano perso nulla, se non l’onore e buona parte delle loro flotte marittime. Con distrazione colsi la notizia che i rapporti tra Polonia e Bisanzio si erano incrinati, tanto che i Polacchi finirono per negare agli imperiali la possibilità di transito sul loro territorio. La federazione germanica perdurava, ora era in guerra contro un Olanda spossata ma che resisteva ferocemente. Fui molto felice quando, frutto delle numerose ribellioni, il governo Inglese cadde e nacquero tre regni indipendenti, l’Irlanda, la Scozia e i Monarchici. Sebbene l’Inghilterra fosse in ginocchio, avevo giurato insieme agli Spagnoli che avrei dato una lezione ai Mangiarosbieff, così dichiarai loro guerra (dopo neanche 10 anni!). Spagna, Bisanzio e Svizzera mi seguirono a ruota, con una potente flotta partii dalla Normandia, ora suolo spagnolo, ed approdai nel Kent. Lì misi a ferro e fuoco il sud della Gran Bretagna, e in pochi mesi annettei l’Inghilterra, con la sola, rituale, eccezione di Londra. Oh, la guerra durò un altro paio di mesi, visto che l’Alleanza Nordica esisteva ancora. Per la Svezia e la Danimarca bastò mandare loro un paio di ambasciatori, e pace fu. Dovetti mandare un esercito a Parigi per inculcare in quegli idioti l’obbedienza, cosa che feci con molta gioia. Con i due maggiori membri ridotti a regnucoli simili all’Austria, l’Alleanza Nordica cessò di esistere.

Imperatore d’Italia e di Francia, Re dell’Adriatico, Signore dell’Egeo, Duca delle Fiandre, e Granduca d’Inghilterra. Ormai la mia era una vera e propria collezione di titoli nobiliari. Il mio impero spaziava dalle coste attigue al Wales e all’Irlanda fino a Cipro. Non male, veramente. E se teniamo in considerazione la Federazione Imperiale, i miei successi ricoprono la quasi totalità dell’Europa. Quindi, ora non rimane che la pace, no? No, come al solito, la pace non si trova mai.

Ero a Venezia che me la spassavo allegramente con un paio di duchesse inglesi portate a corte come serve, quando un araldo mi portò la notizia che il rapporto tra Polonia e Bisanzio si era ulteriormente rovinato: inspiegabilmente, Bisanzio aveva dichiarato guerra al suo gigante vicino. Ora chiedeva il mio aiuto. Presi tempo, per sapere prima cosa avrebbe fatto l’Impero Spagnolo. E feci bene, visto che disonorò l’alleanza. Che fare ora? Per prima cosa, perdonai la Spagna e l’ammisi nuovamente nell’alleanza (in teoria per estromettere o ammettere una nazione nella Federazione, ci vorrebbe il voto positivo di almeno due nazioni, ma essendo a capo di questa federazione, l’impero veneziano si può fare di queste concessioni). E adesso? Se disonorassi anch’io la parola data, molto probabilmente Bisanzio non sarebbe più ritornata tra noi, e c’era il pericolo che la Polonia gli avrebbe inflitto gravi sconfitte. Così accettai e dichiarai guerra alla Polonia. Le mie truppe marciarono insieme a quelle meno organizzate bizantine, su suolo polacco. La guerra fu portata avanti dalla Polonia in un modo che mi era molto familiare. Essendo più debole di noi, aveva usato la stessa tattica che usai io durante l’ultima guerra con l’Austria: lasciò che conquistammo qualche provincia, poi dopo che avevamo lasciato questi territori, i suoi piccolo ma mobili eserciti arrivavano e li liberavano. La guerra fu lunghissima, oltre dieci anni. La cosa che mi scocciò di più e che non portò beneficio a nessuna delle parti. Alla fine, Polonia e Bisanzio si accordarono per una pace bianca, e anche le mie truppe ritornarono in patria.

La Federazione Imperiale era ancora in piedi, ma Venezia aveva perso fiducia in Bisanzio, un alleato coraggioso, ma anche stupido e militarmente poco forte. La Spagna poi, continuava i suoi viaggi verso il mare dell’ovest, verso le nuove terre che i loro navigatori avevano scoperto. Venezia incominciò una politica di vassallaggio ed annessioni dei regni del nord germania, diventando la potenza europea maggiore. Ora, finalmente, c’era la pace. Intanto la Svizzera venne annessa al mio impero pacificamente: gli svizzeri furono molto felici di non essere più limitati ad un piccolo regno. Inoltre il Re isolano della Sardegna accettò di diventare mio vassallo, forse più per paura che per altro: era ormai rimasto l’unico porto franco in un mare dominato dagli imperi. Venezia diventò la città più maestosa d’Europa e del mondo, la corte offriva riparo ad artisti, letterati, dottori, filosofi, scienziati: era diventato il centro della mondanità europea. Solo Madrid e Bisanzio erano abbastanza grandi da competere con Venezia, ma avrebbero dovuto farne di strada, soprattutto per la loro intolleranza religiosa (la Spagna era cattolicissima e Bisanzio era Ortodossa). Passarono una ventina d’anni, durante i quali non succese nulla, a parte l’annessione della Sardegna e la vassalizzazione della Svezia. Oramai non vi erano più potenze in grado di combattere con noi, tranne forse la debole Danimarca, la fiorente Russia e la nuova Polonia Lituania, ma erano sempre in lotta tra loro, e non pareggiavano minimamente il mio potere. All’estero quindi nessun problema, così come all’interno della federazione. Ma quanto sarebbe durata? O forse è meglio chiedersi: fino a quando i tre imperi sarebbero stati pazienti tra di loro? La Federazione avrebbe retto? Ma questa, è un’altra storia...

Ho ordinato che il mio letto venisse esposto sul balcone della mia reggia in Piazza San Marco. Sebbene non riesca ormai ad alzarmi più dal letto e la tisi continui a farmi tossire, non riesco proprio a contenere un sorriso a guardare tutti i miei sudditi radunati. Quanti saranno? Mezzo milione? Uno? Due? Non lo so. Mi gira la testa! il mio dottore mi guarda ansioso, ma ormai non può più fare nulla per me. La vecchiaia è una malattia che nessun dottore per quanto bravo che sia può curare. Con uno sguardo intercetto il mio paggio imperiale. Lui fa un cenno con la testa, si erge sul balcone e suona la tromba. Subito il brusio della piazza cessa. E’ ora, penso. Mi alzo dal letto aiutato da un paio di inservienti, e mi avvicino alla balconata. -Cittadini Veneziani! Imperiali! Figli della Serenissima! Mi sembrano passati secoli da quando ho ereditato la corona da mio padre, Alberto Meneghin. E forse alcuni di voi sono anziani quanto basta per ricordarlo. Per ricordare quell’epoca in cui Venezia non era altro che uno staterello come tanti altri, mentre l’Europa era divisa e in lotta. Io non voglio celebrazioni, voglio solo essere ricordat... cough!cough! come colui che portò la pace. Pace e Prosperità sia con tutti voi, e con mio figlio, il futuro Imperatore Veneziano!-. E’ fatta, il mio discorso è finito. Sento a malapena gli applausi e gli scrosci di esaltazione della folla, mi riaccascio sul letto. Il dottore dice qualcosa alle guardie, sento che il letto viene riportato in camera. Beh, poco importa, il mio tempo l’ho fatto. Ora, tocca a mio figlio. Speriamo che prenda da me e non dal nonno!

autore: kataskematico [SM=x329166]


Un grande pilota sa navigare anche con la vela rotta (Seneca)
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi
Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 16:35. Versione: Stampabile | Mobile | Regolamento | Privacy
FreeForumZone [v.6.1] - Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com