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Sacred

Ultimo Aggiornamento: 06/04/2011 21:20
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Sindaco
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09/05/2006 13:29
 
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Con molta umiltà, ma tanta voglia di intrattenervi e, almeno spero, diventirvi, inizio questo racconto tratto da quella che sarà la mia prima e unica partita a Sacred (anche se mi attrae molto giocare nei panni di tutti gli eroi disponibili, ovvero 6).
Ultimamente il tempo a disposizione è poco per cui sposo la causa della storia a puntate non tanto per una più semplice pubblicazione da parte mia e lettura da parte vostra, quanto per le ore a disposizione per raccogliere le idee messe in fretta in appunti volanti e tradurle in qualcosa di concreto come trama.
I Mastri Cantori avranno pietà di me? A loro il giudizio... e adesso cominciamo!


Tergot di Ancaria

Questa storia si svolge nel Regno di Ancaria, anno 349 dell’era della magia, 40mo del regno di Aaron il saggio.
Ancaria è al suo 39mo anno consecutivo di pace, dopo aver vissuto un periodo di instabilità durato 9 anni a causa di una guerra scoppiata tra le famiglie più potenti, De Mornet e Aaron appunto.
Aaron il saggio assunse il comando delle truppe regolari del regno e, da tenente delle guardie che era, divenne nel giro di pochi mesi comandante supremo per poi ricevere, osannato da tutto il baronato del regno, la corona del Regno di Ancaria nell’estate dell’anno 310 dell’era della magia. Il suo è un mandato che rimarrà nella storia di Ancaria perché il migliore sotto tutti i punti di vista: legge, giustizia, lavoro, economia, sanità…
Ma il baronato sta tramando alle spalle del Principe ereditario Ildav facendo leva su due ragioni che condizionano l’attuale situazione del regno: il Re è prossimo al compimento dei 90 anni, ma è debole e sta per morire, colpa di una vecchia ferita di guerra inferta con l’ ”Amuleto di Bahamut dei morti” per mano di un Mago Guerriero; il sud del regno sta per cadere in mano agli orchetti che stanno seminando morte e scompiglio in tutto il baronato di Urekburg.

continua

[Modificato da f.strillone 09/05/2006 13.30]



Quando avrete inquinato l'ultimo fiume, quando avrete abbattuto l'ultimo albero, preso l'ultimo pesce, ucciso l'ultimo bisonte, solo allora vi accorgerete che non potete mangiare tutto il denaro accumulato nelle vostre banche.
RIPRENDIAMOCI LA TERRA
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Registrato il: 18/03/2005

Sindaco
Sommo Cancelliere Anseatico
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09/05/2006 13:31
 
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Finalmente libero
Albeggiava sulle distese di Ancaria; il sole quella mattina era particolarmente caldo e annunciava una bella giornata estiva; anche gli animali domestici, che passeggiavano per i viottoli in porfido di Bellevue, lasciavano intendere che la giornata era iniziata in tutta tranquillità.
Ad ovest della cittadina, l’arena era ancora nel cono d’ombra del dirupo, ma l’attività intorno era già febbrile; dall’interno salirono le prime urla.
Il comandante Jullius aprì la gabbia e con una “Lancia dei servi” punzecchiò alla schiena Tergot, un giovane sui vent’anni divenuto, suo malgrado, gladiatore: era stato fatto schiavo dopo essersi rifiutato di pagare, come contadino, il tributo dovuto a De Mornet, Signore del baronato di Crow’s Rock, il cui castello era situato a nord ovest di Bellevue; in dodici mesi, tempo di prigionia massimo con cui la legge puniva questo tipo di reato, Tergot rafforzò la sua struttura fisica fino a sovrastare il suo carceriere nonché maestro d’armi in quell’interminabile anno di espiazione.
- Coraggio Tergot, ti aspetta l’ultimo combattimento prima del ritorno alla libertà, ma stai in guardia, se non vinci te la vedrai con me direttamente: De Mornet ha scommesso un sacco di scudi su di te e li vuole incassare, mi hai capito?
Tergot annuì e lentamente, dopo aver indossato la solita armatura da combattimento, salì i dieci gradini che lo separavano dall’arena; gli spalti erano gremiti e sul palco d’onore troneggiava De Mornet, un uomo di corporatura robusta il cui viso era nascosto dietro una barba nera e ben curata: era l’unico modo per nascondere la cicatrice sulla guancia sinistra, provocata da un malaugurato incontro con un orso argentato, proprio fuori le mura del suo castello.
Il gladiatore si scagliò contro il suo avversario che si accasciò privo di vita dopo solo un paio di fendenti ben piazzati con la sua spada a due mani: la gente urlava, De Mornet rise pensando avidamente al suo incasso, Tergot si rattristò, ma sapeva che era l’ultima volta… adesso era di nuovo un uomo libero!
I dieci scalini furono interminabili e il gladiatore fu colto come da un presentimento pensando a quell’ultimo combattimento: perché Julius lo ha fatto combattere con Kursk, il suo protetto da sempre? Kursk era un archetto, l’unico di Ancaria ad essersi arruolato nelle truppe dell’esercito regolare del Re; l’unico con un briciolo di cervello ed in grado di pensare a pari livello di un umano; l’unico che, e solo ora se ne rendeva conto Tergot, non beffeggiava mai i prigionieri, anzi cercava di rasserenarli e divenire loro amico… eh sì, quell’orchetto era stato come un fratello per tutti quanti i gladiatori.
A quei pensieri, in Tergot aumentò la collera ad ogni scalino; giunto nella sala degli allenamenti, si avvicinò al Mastro gladiatore per chiedere ciò che gli spettava: la percentuale delle sue 24 vittorie in altrettanti combattimenti.
- Come osi, proprio tu, che hai rifiutato di pagare i tuoi tributi a De Mornet! Dovresti accontentarti di lasciare questo posto e non reclamare ciò che mai ti darò! Ho fatto di te un vero e proprio guerriero e ne sono fiero.. Avanti, su… fammi vedere cosa sei in grado di fare e sarai pagato!
A quelle parole Julius si mise in posizione di difesa ad attendere il suo allievo. Tergot, incredulo, prese la stessa posa… cominciò il duello. Le lame delle spade si scontrarono creando nuvole di scintille che illuminarono a giorno la sala; Tergot subì una ferita alla spalla destra, ma l’effetto, più dettato dalla rabbia, fu una sequenza impressionante di affondi ai quali il suo Mastro gladiatore, anzi ex, indietreggiò fino a rimanere bloccato con le spalle al muro; un ultimo colpo, solo un ultimo colpo per liberarsi di quell’uomo corrotto, del suo carceriere… ma esitò e fu nuovamente toccato dalla lama sulla spalla destra.
Questa volta a subire fu Tergot, che indietreggiò fino ad inciampare sul baule che conteneva le armature, cadde a terra e si rialzò con un solo slancio, ma alla destra di Jiulius che, colto di sorpresa, offrì il fianco, scoperto dalla guardia, all’affondo definitivo.
Tergot, senza esitazione, si impossessò della borsa del denaro appesa alla cinta di Julius e andò a prendere le chiavi della gabbia appese al muro per liberare il nuovo arrivato: un ladruncolo di nome Lenny, corpo gracile, ma molto veloce nei movimenti, tanto da riuscire a schivare qualsiasi colpo di un esperto gladiatore.
- Non sai quanto ti sono grato, Tergot. Sappi, fin d’ora, che hai fatto una cosa giusta liberandomi perché, in realtà, non sono il ladro che pensi, bensì un agente della Corona! Sono al soldo del Principe ereditario Ildav, che attende un resoconto del mio viaggio ad Ice Creeck; quel maledetto Julius mi ha tenuto imprigionato dopo aver ricevuto l’ordine da De Mornet; io adesso ho paura ad andare in giro solo, il Barone è qui fuori con la sua scorta! Accompagnami da Boleys, il Comandante di Bellevue, al presidio militare; lui saprà come ricompensarti.
- Sia, Lenny; ma bada a non intralciarmi in caso di combattimento: ci penso io, tu guardami solo le spalle.
Tergot non si rese nemmeno conto che dopo quel lungo anno di prigionia riprese a parlare come se nulla fosse; Lenny gli sorrise contento di averlo come scorta, indubbiamente sicura, e di averlo come amico.
I due uscirono di soppiatto dall’arena; per loro fortuna, gli uomini di De Mornet stavano montando a cavallo per seguire il loro comandante Doggip e scortare il Barone alla sua dimora; si dileguarono lungo il selciato che porta al centro di Bellevue, da dove avrebbero preso la via ad est, verso il presidio.

continua


Quando avrete inquinato l'ultimo fiume, quando avrete abbattuto l'ultimo albero, preso l'ultimo pesce, ucciso l'ultimo bisonte, solo allora vi accorgerete che non potete mangiare tutto il denaro accumulato nelle vostre banche.
RIPRENDIAMOCI LA TERRA
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Patrizio
Mastro Cantore
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09/05/2006 14:43
 
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Grande Strillo!!!

lo ritengo un omaggio personale.
Non vedo l'ora di leggere il tuo racconto dato che ho personalmente terminato due volte Sacred e raggiunto livelli spropositati.

Con un augurio alla buona riuscita del tuo racconto ti prometto che analizzerò personalmente quanto scriverai per pubblicare un buon giudizio. [SM=x329190] [SM=x329190]

[Modificato da Rurik Forgiaferro 09/05/2006 14.44]



"I fuochi segreti dei nostri cuori bruciano nel ricordo di dure perdite e di eroi uccisi ma, come la pietra da cui siamo venuti, resistiamo "
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Sindaco
Sommo Cancelliere Anseatico
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09/05/2006 16:16
 
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Re:

Scritto da: Rurik Forgiaferro 09/05/2006 14.43

lo ritengo un omaggio personale.
Non vedo l'ora di leggere il tuo racconto dato che ho personalmente terminato due volte Sacred e raggiunto livelli spropositati.

[Modificato da Rurik Forgiaferro 09/05/2006 14.44]




Ma dai! Allora una volta di più onore a te, Rurik!
Però dovrai/dovrete avere molta pazienza: sono andato a leggere nel registro del personaggio e ho scoperto di aver visitato solo il 5% del mondo di Ancaria... faccio in tempo ad andare in pensione prima di finirlo!

Comunque, chiedo scusa ma devo apportare una piccola modifica: Kursk, il guerriero avversario di Tergot nell'arena, è un orchetto e non, ovviamente, un archetto (adesso ho modificato le impostazioni di word così mi accetta la parola senza correggerla automaticamente: mi è proprio sfuggito!).

Saluti a tutti i Patrizi
[SM=x329166]


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RIPRENDIAMOCI LA TERRA
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Patrizio
Mastro Cantore
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10/05/2006 18:23
 
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be è certo che noi altri non si scrive nulla se non vale pena di prendersi moooooooooooooooooooooooooooooooooooooooollllllto tempo [SM=x329168]


"I fuochi segreti dei nostri cuori bruciano nel ricordo di dure perdite e di eroi uccisi ma, come la pietra da cui siamo venuti, resistiamo "
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Sindaco
Sommo Cancelliere Anseatico
OFFLINE
15/05/2006 10:55
 
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Imboscate sul sentiero
A Bellevue i contadini erano già per strada con i banchetti colorati dei frutti della loro terra; c’era anche un mercante, il personaggio più odiato e più frequentato di tutti; Tergot e Lenny non fecero eccezione e si fermarono al suo banco chiedendo qualche pozione medicamentosa: sapevano bene che il tragitto era costellato di mille pericoli e che un aiuto lo potevano trovare in quegli infusi di erbe realizzati con molta cura dagli alchimisti del regno; lo zaino dei due viaggiatori cominciò così a riempirsi di ampolle color rosso.
- Tornerò presto da te, mercante, non appena avrò un po’ di scudi in più nella mia borsa: sono interessato all’acquisto di qualche arma più potente di questo spadone a due mani!
- Lo so che tornerai, avventuriero, e sarò molto contento della tua visita: sono sicuro che mi porterai della buona merce.
Il mercante finì la frase con una fragorosa risata che si sentì in tutta la via mentre i due si incamminarono verso est, per ritrovarsi nei campi disabitati fuori del paese, in direzione della loro meta.
- Hai capito cosa intendeva dire il mercante? Io per niente!
- E perché lo chiedi a me? Credi che io abbia la risp…
Lo scambio di battute tra i due compagni fu bruscamente interrotto da urla, grugniti e ghigni sordidi: improvvisamente, da un pruno sulla proda, sbucò una banda di quattro orchetti, armati di pugnali e spade, che subito si scagliarono contro i malcapitati. Mentre Tergot sfoderava lo spadone, Lenny era già all’opera, con il suo inseparabile “pugnale della tigre”, con una delle bestie che li stavano assalendo; il guerriero infilzò uno a uno i tre avversari e corse, spada alta sulla testa pronta al colpo, ad aiutare l’amico in difficoltà.
I corpi senza vita di quei quattro esseri repellenti erano distesi a terra in pozze di sangue giallo e lo spettacolo inorridì persino Tergot, nonostante i suoi trascorsi nell’arena; Lenny, da canto suo, improvvisamente cominciò a saltare di gioia come un matto.
- Hei, amico, guarda qua: quei mostriciattoli erano pieni di scudi e… credi si arrabbieranno se gli portiamo via queste armi o cosa diavolo sono?
Il ladro aveva in mano un bastone con incastonato un anello nella parte superiore, quella che aveva tutte le sembianze di una vera e propria impugnatura.
- Mettilo subito a terra: è un’arma dei Maghi guerrieri e potrebbe non aver bisogno di conoscenze particolari… insomma, lo potresti azionare senza volerlo!
Tergot cominciò a guardarsi intorno frugando dappertutto alla ricerca di altri oggetti: trovò dei guanti protettivi, alcune ampolle di color verde e giallo a lui sconosciute, una spada bilama, uno scudo protettivo e tante monete d’oro! Le raccolse tutte nello zaino e si fermò a pensare al mercante.
- Quanto manca al presidio, Lenny? Devo al più presto tornare dal mercante per vendergli tutto ciò che ci ingombra e che non è di alcuna utilità… anzi, prova a vedere come ti trovi ad armeggiare questa spada a due lame
- Wow, sembra di buona fattura! Sì, può andare, sono più a mio agio con questa… - lanciò dei fendenti nell’aria per controllare che l’arma non limitasse la sua agilità - … per il presidio credo ci vogliano solo pochi minuti.
- Ti senti bene? Hai bisogno di riprenderti un attimo? - Lenny fece segno di tutto a posto - Allora torniamo sui nostri passi: abbiamo ancora un cammino pericoloso da fare, lo sento.
I due si fecero coraggio per tornare sui loro passi; il sole era oramai alto nel cielo e il caldo cominciava ad essere fastidioso. Conigli e cervi selvatici fuggivano al loro passaggio facendo nascere un sorriso sui volti ancora spaventati per il brutto incontro con gli orchetti.
Ma la vita, a volte, è burlona e offre subito l’occasione per dimenticare tutto.
Un dardo, giunto da un groviglio di piante alla loro sinistra, si conficcò nel terreno; un altro saettò sul capo di Lenny; un altro ancora si fermò nel tronco dell’ultimo albero appena passato… un’altra imboscata, ma questa volta erano Tagliagola della foresta.
Al grido di
- O la borsa o la vita!
quattro malviventi fecero cerchio intorno ai due viaggiatori, mentre da lontano due donne armate di arco tenevano la situazione sotto controllo; come vecchi amici d’arme, il guerriero e il ladro si fecero segno inarcando le sopracciglia per cominciare questo nuovo combattimento.
Non fu difficile togliere di mezzo i Tagliagole che li attorniarono, al contrario delle donne che si rilevarono degli ossi duri; i colpi, sempre precisi, furono tanti da perderne il conto, ma alla fine i sei banditi giacevano a terra insieme alle loro armi e ai loro borselli delle monete.
- Ancora monete d’oro e armi da portar via! Mi sa che ho sbagliato qualcosa nella vita: divento avventuriero e mi faccio beffe del soldo della Corona
- Bada a come parli, ingrato! Lavorare per il Principe ereditario è un onore destinato a pochi, ricordatelo!
- Va bene, va bene. Non alterarti amico mio, stavo solo scherzando… raccogliamo tutto e proseguiamo, d’accordo?
- Mi dispiace, ma ritengo che tutto questo bottino, chiamiamolo così, debba rimanere nel mio zaino e basta! Aiutami a raccogliere tutto e andiamocene, prima che arrivino altri furfanti. Ah, prendi questa pozione medicamentosa, ti rigenererà completamente.
Ripresero il cammino e, appena lasciata la radura dell’imboscata, furono in vista della meta: la cinta muraria del presidio cominciava a proiettare il cono d’ombra pomeridiano sul prato antistante; di fronte all’ingresso, distante poche decine di metri, il ponte che attraversava il torrente Oscuro, che segnava il confine con le Regioni Oscure dell’est.

continua


Quando avrete inquinato l'ultimo fiume, quando avrete abbattuto l'ultimo albero, preso l'ultimo pesce, ucciso l'ultimo bisonte, solo allora vi accorgerete che non potete mangiare tutto il denaro accumulato nelle vostre banche.
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Email Scheda Utente
Registrato il: 18/03/2005

Sindaco
Sommo Cancelliere Anseatico
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19/05/2006 13:16
 
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Una cerimonia inaspettata
- E così tu sei il gladiatore invincibile
Il Comandante delle truppe regolari del Re, Boleys, ricevette Tergot e Lenny nel casotto dei messaggeri, dove stava preparando un dispaccio urgente da portare al Comando di Port Valum, paesino al confine tra la contea di Bellevue e il baronato di De Mornet.
Il sigillo di ceralacca venne marchiato con un anello recante il simbolo della Corona; finita l’operazione, Boleys si avvicinò, con la sua camminata a lunghe falcate, al guerriero
- Questo è un messaggio urgente per il Tenente Trevillont, di Port Valum, e sarei onorato lo portassi tu, Tergot: mi fido di te e della tua discrezione; sai… - si guardò intorno sospettoso - la missione è molto segreta oltre che importante per il futuro di Ancaria.
Terminata la richiesta, il Comandante diede il dispaccio e l’anello del sigillo della Corona a Tergot che rimase frastornato a guardarlo, le gambe tremanti per l’emozione
- Ho come la sensazione di essere chiamato al servizio del Re e del Principe Ildav - a quelle parole, che risuonarono nella sua mente come uno squillo di trombe, il guerriero sentì diffondersi nel corpo, a cominciare dalle gambe ora non più tremule, una nuova energia, mai sentita prima; passati alcuni secondi riuscì a riprendere il discorso - … e sono fiero di questa convocazione: Comandante, considera il dispaccio già consegnato!
- Benvenuto tra noi; ho l’autorità per nominarti Guerriero della Corona - disse sfoderando la spada per appoggiarla sul capo dell’ex contadino - Tergot di Ancaria, giura fedeltà alla Corona per il resto della tua vita, che per gli dei possa essere illuminata e senza fine
- Giuro fedeltà alla Corona per il resto della mia vita, che per gli dei possa essere illuminata e senza fine - fece eco il guerriero, profondamente commosso; da un angolo si sentì il fragore degli applausi di Lenny, fino a quel momento spettatore silenzioso dell’incontro tra i due uomini e della cerimonia dell’investitura
- Non ti sforzare di fare il simpaticone, tu rimani qui Lenny: ho un altro incarico per te!
Il ladruncolo si raggelò, triste per aver perso, dopo un solo giorno, il suo nuovo amico.
- Ed ora vai e fai presto, Guerriero! Ah… un’ultima cosa: prendi questi mille pezzi d’oro e vai dal maniscalco del presidio ad acquistarti un cavallo che sia veloce e degno della tua prima missione per la Corona!
Così dicendo lanciò un borsello tintinnante a Tergot che lo afferrò al volo, felice di poter fare un acquisto così importante: non aveva mai posseduto un cavallo tutto suo.
- Grazie, signore. Cosa devo fare dell’anello?
- L’anello sarà il tuo salvacondotto, appena proseguirai da Port Valum capirai il perché: custodiscilo con cura e difendilo con la vita, se necessario.
- Sì signore, non temete. Ehm… sicuro che Lenny deve rimanere? È un valido compagno di viaggio e…
- Sicuro Tergot: Lenny è destinato ad una missione molto delicata ed è la persona giusta, anzi l’unica in grado di portarla a termine con successo. Ma, ne sono certo, vi rivedrete presto. Salute e gloria
- Salute e gloria a te, Boleys… e anche a te, Lenny
- Vedrai… se lo dice il Comandante è vero: ci rivedremo presto. Salute e gloria, Tergot - disse Lenny con voce e sguardo mesti.

L’aria del mattino sembrava più frizzante del solito: merito del cavallo e della sua buona andatura; la sera precedente, Tergot scelse con cura il suo ronzino: forse poco nobile nel portamento, ma veloce e resistente, alla pari di un mulo.
Passò la notte in una stanza presa in affitto presso “Il boccale degli Elfi”, la locanda di Bellevue gestita da un’anziana coppia di elfi silvani; dopo una deliziosa colazione a base di frutti di bosco, miele e latte di cervo, si precipitò a far visita al mercante per vendere tutta la parte inutile del bottino raccolto nelle due imboscate subite con Lenny; ne ricavò un bel gruzzolo per poter proseguire in tutta serenità il viaggio, sicuro di potersi concedere un pasto caldo ed una stanza in qualsiasi taverna del regno; inoltre, ottenne delucidazioni sulle pozioni sconosciute: quella verde è da utilizzare per annientare qualsiasi tipo di veleno; quella gialla, invece, per curarsi dalle ferite inferte da scheletri e morti viventi.
- Ma quali orrendi mostri mi attendono in giro per questo mondo a me in gran parte sconosciuto?! - pensò Tergot.
Il Guerriero della Corona stava lasciando, non senza una punta di nostalgia, Bellevue e, soprattutto, l’arena; il luogo della sua prigionia oramai faceva parte del passato, ma i ricordi del posto e, anche se in minima parte, il rimpianto per il maestro d’armi Julius, che lo aveva cresciuto e introdotto all’arte del combattimento, lo resero malinconico… giusto il tempo di percorrere quei pochi metri di strada, tra l’arena e il dirupo, che lo separavano dalla sua nuova vita.
Il sole stava salendo e cominciava a riscaldare i prati verdeggianti che si aprivano davanti alla sagoma di Tergot sul suo cavallo; ancora un’occhiata a Bellevue, un sorriso perso nei ricordi e… via! Spronò il ronzino grigio ad andatura veloce.

continua...


Quando avrete inquinato l'ultimo fiume, quando avrete abbattuto l'ultimo albero, preso l'ultimo pesce, ucciso l'ultimo bisonte, solo allora vi accorgerete che non potete mangiare tutto il denaro accumulato nelle vostre banche.
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Patrizio
Mastro Cantore
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19/05/2006 17:26
 
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Ben fatto Strillo, davvero ben fatto!

desidero gia assegnare a questa parte di racconto un voto degno lode.

[SM=x329190] [SM=x329190] [SM=x329190] [SM=x329190] 4 birre che è quasi il massimo.


PS c'è solo un piccolissimo dettaglio marginale leggermente assurdo [SM=g27825] che è la consegna di 1000 pezzi d'oro a Tergot per comprare una cavalcatura.
Nessuno darebbe 1000 pezzi di oro sonante per acquistare un cavallo che oltretutto dovrebbe valerne sui 200-400 [SM=x329200]

In ogni caso complimenti davvero.


"I fuochi segreti dei nostri cuori bruciano nel ricordo di dure perdite e di eroi uccisi ma, come la pietra da cui siamo venuti, resistiamo "
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Sindaco
Sommo Cancelliere Anseatico
OFFLINE
21/05/2006 18:22
 
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Onorato dei tuoi complimenti, Rurik.
Ricambio la birra... ma non si può fare, solo ogni tanto eh, un po' di viono?!?! [SM=x329201]

Per le mille monete hai sicuramente ragione, ma la partita l'ho cominciata da un mesetto e... [SM=x329196] devo ammettere che non ricordo affatto l'entità della somma.

Ai prossimi capitoli, Patrizi
[SM=x329166]


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Sindaco
Sommo Cancelliere Anseatico
OFFLINE
29/05/2006 08:52
 
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Incolume a Port Valum
- Il ristoro di quest’acqua di fonte è sicuramente migliore di tutte le pozioni degli alchimisti… beh… almeno di quelle che conosco!
Tergot era seduto sul prato, schiena appoggiata al tronco di un salice, intento a bere dalla fiasca l’acqua appena raccolta da una sorgente che sgorgava da una parete rocciosa; l’aria tersa dava piacere al fisico e allo spirito fino ad inebriarla.
Il Guerriero fu improvvisamente scosso dal suo vagabondare col pensiero: un branco di lupi stava ringhiando alle sue spalle pronto all’attacco di quell’umano invasore del loro territorio; gli occhi dei lupi erano rosso sangue, sembravano posseduti da una forza brutale che non aveva nulla a che fare con gli animali.
Impugnò sicuro la sua spada e cominciò a menar fendenti sul branco, quasi alla cieca; il primo lupo cadde dopo quattro colpi e i tre rimanenti si dileguarono tra i cespugli per tornare alla carica dopo pochi secondi; Tergot fece appena in tempo a bere un sorso di pozione medicamentosa e, rinvigorito in tutto il corpo, si tuffò nella lotta per fare presto a pezzi il resto del branco; stremato, si inginocchiò a terra.
- Sempre meglio della vista orribile degli orchetti!
A quelle parole si ricordò del suo ronzino e scattò in piedi per cercarlo: per fortuna si era allontanato nella radura, che si apriva sul fianco della parete rocciosa, dove stava tranquillamente mangiando l’erba nuova dell’estate; cadde a terra definitivamente.
Si rialzò dopo alcuni minuti di concentrazione, l’arte che Julius gli aveva detto di praticare per recuperare le forze; rabboccò la fiasca per poi dirigersi verso il suo cavallo quando, sulla destra, tra due grossi cespugli, si accorse di una fenditura nella parete.
Incuriosito, scostò con la spada uno dei cespugli per scoprire un vero e proprio ingresso nella roccia: si trattava di un sotterraneo… ne aveva sentito parlare.. una sorta di labirinto pieno di tesori, di mille pericoli e ideale come nascondiglio per i furfanti… il tutto sotto terra! Un brivido percorse la sua schiena prima che prendesse la decisione di entrare.
L’anfratto era, in realtà, più largo di quel che sembrava, tanto che Tergot riuscì ad entrarci con la spada ben impugnata e pronto a menar fendenti; una gradinata bagnata per lo stillicidio di alcuni stalattiti lo portò a circa 10 metri di profondità, l’aria divenne più fredda e quasi irrespirabile per l’elevata umidità; si ritrovò in una stanza arredata con un tappeto di pregiata fattura (proveniente, sicuramente, da un saccheggio alla villa di un nobile) e un mobile a scaffali contenente qualche libro rilegato in cuoio con scritte argentee: riconobbe il manufatto del Tempio di Ice Creek… erano libri di magia; cautamente proseguì attraversando un varco che dava in una seconda stanza.
Vide un uomo, armato d’ascia, appostato a guardia della stanza e capì subito il perché: sul fondo, verso un’altra apertura, era posato in terra un baule color blu con fasce decorative e borchie in oro… sicuramente conteneva un piccolo tesoro; pronto ad ingaggiare il duello, Tergot trattenne il fiato e si infilò nella stanza cogliendo di sorpresa la guardia che fece in tempo a reagire con un colpo a vuoto prima di esser ferito mortalmente dallo spadone del guerriero che si precipitò al baule per aprirlo: vi trovò un’armatura di foggia migliore della sua e, senza dubitare, fece lo scambio; appena indossata, attraversò la seconda porta per trovarsi in uno stanzone che, capì subito, girava intorno ad una gabbia centrale che aveva tutte le sembianze di una prigione… e all’interno vide una donna con la tipica veste delle novizie del vicino Convento delle Ninfe di Ieroc.
- Che vai cercando straniero… forse una dimostrazione delle mie magie?
Il Mago guerriero prese ad agitare le braccia intento a trovare la concentrazione giusta per lanciare il suo incantesimo del fuoco contro l’intruso che non si fece prendere alla sprovvista anzi, con un gran salto che neanche lui sapeva di poter fare, aggirò il nemico e lo colpì alle spalle: l’incantesimo non andò a segno e i due ingaggiarono battaglia.
Il Mago guerriero non ha una gran capacità di combattimento se lo si distrae dalle sue arti magiche; Tergot lo colpì con un fendente per fianco per vederlo cadere a terra esanime.
Vide le chiavi della cella su di un tavolo nella penombra e coprì la distanza d’un fiato afferrandole quasi alla cieca; una freccia penetrò il palmo della sua mano inchiodandola al legno, ma il dolore lancinante non gli fece perdere la calma ed affrontò il momento critico con la lucidità degna di un guerriero veterano; tolto il dardo e liberata la mano, si scagliò nella direzione di provenienza della saetta e si trovò di fronte ad un Tagliagola della foresta, che con gesto fulmineo sfoderò la sua spada dei servi per meglio difendersi, ma nulla poté di fronte alla furia di Tergot che con un solo colpo uccise quella canaglia.
Finalmente si avviò verso la cella per liberare la prigioniera
- Come ti chiami? Che ci fai in questo posto?
- Sono Irina, una novizia del Convento qui vicino, quelle delle Ninfe…
- di Ieroc! - terminò la frase l’eroe - Doveva entrarci mia sorella, ma poi… Vieni, ti porto dalle tue sorelle.
I due uscirono dal sotterraneo e si incamminarono sul sentiero per Port Valum, Tergot per proseguire il viaggio, Irina per raggiungere sana e salva la sua dimora al Convento in sella al ronzino offerto cavallerescamente dal guerriero.
Sul sagrato c’era ad aspettarli Angelica, la Badessa, subito pronta a mostrare un sorriso di gioia per il ritorno della rapita; sul selciato del viottolo, le sorelle dell’Ordine fecero proda all’ingresso trionfale dei due.
Angelica si accigliò alla vista di Tergot: ne riconobbe lo sguardo e ricordò la sorella Elisabeth, così precoce nell’esternazione dei suoi poteri… sarebbe divenuta la nuova badessa… ma le guardie di De Mornet, maledetti! Uccisero la famiglia e fecero prigioniero il primogenito…
- È un piacere averti tra noi, Tergot… se non sbaglio.
- Vi ricordate ancora, Badessa - disse inginocchiandosi il guerriero.
- Sono felice di vedere sana e per opera tua la nostra amata Irina; sai, lei è in qualche modo legata a te: è la prescelta, come… Elisabeth.
A quelle parole Tergot fu pervaso dal dolore, ma anche da tanta felicità di ricevere una notizia così importante.
- Allora il Convento è salvo!
- Lo è, e questo libro è il nostro riconoscimento per ciò che hai fatto.
Rilegatura in pelle di cervo, legato con un laccio di pelle di serpente, il sigillo della Corona inciso sulla copertina; lo aprì: era un libro di geografia con tutta la toponomastica di Ancaria, un valido aiuto per continuare il suo viaggio, che, già se lo sentiva, sarebbe stato il primo di tanti altri al servizio del regno.
- Ti sarà utile, ma non per il breve tragitto che ancora devi coprire: Port Valum è sulla radura che si apre alla fine del sentiero da cui sei appena giunto. Salute e gloria, guerriero.
- Grazie Angelica… soprattutto per non esserti dimenticata di me e di Elisabeth. Salute e gloria a tutte voi. Salute e gloria in particolare a te, Irina: spero nella tua protezione.
- Tu l’hai data a me, io a te la rendo. Salute e gloria.
Con passo fiero, di una persona che ha appena ricevuto maggior vigore, Tergot lasciò il convento e riprese la strada per la sua meta.
La Badessa non aveva mentito: vide Port Valum appena giunto alla radura, la torre di avvistamento illuminata dal tramonto.
Alla locanda “Dal Mastro Birraio” trovò un letto e una cena calda a base di zuppa di cervo accompagnata dall’immancabile focaccia, il tutto abilmente preparato dal proprietario, un ex soldato della Corona conosciuto in tutta la contea per la sua birra, tanto buona da essere richiesta, perché irrinunciabile, anche a corte: mai nome fu più azzeccato di questo per una taverna e per il suo gestore!

continua...


Quando avrete inquinato l'ultimo fiume, quando avrete abbattuto l'ultimo albero, preso l'ultimo pesce, ucciso l'ultimo bisonte, solo allora vi accorgerete che non potete mangiare tutto il denaro accumulato nelle vostre banche.
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Patrizio
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29/05/2006 15:07
 
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direi che ci stai prendendo gusto eh! [SM=x329168]

non avrai intenzione di farti nominare anche Mastro cantore! [SM=x329168]


"I fuochi segreti dei nostri cuori bruciano nel ricordo di dure perdite e di eroi uccisi ma, come la pietra da cui siamo venuti, resistiamo "
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06/06/2006 08:40
 
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Lydia
- Dobbiamo raddoppiare gli uomini a guardia del guado: oramai tutti i Tagliagola sono dalla parte di Scoundrel. Quel maledetto Orco… se solo potessi dimostrare che è De Mornet a manovrarlo… o capire in che modo lo tiene soggiogato!
La voce del Tenente Trevillont era dura come il compito che svolgeva nella città: nelle ultime due settimane Port Valum era stata messa a sacco dagli orchi, tagliagola e orchetti comandati dal valoroso Scoundrel, un orco alto più di due metri famoso nel regno per aver sconfitto un drago del ghiaccio.
- E tu chi diavolo sei? - continuò il Tenente alla vista di Tergot, che era entrato nel frattempo nella sala degli arazzi.
- Ehm… sono qui per consegnarvi questo, signore…
- Quand’è così… fatti avanti, su… - Trevillont vide l’anello al dito del guerriero e, riconosciuto, cambiò immediatamente tono di voce - fatti avanti straniero; dimmi, come sta il mio amico Boleys?
- Sono Tergot di Ancaria, guerriero al servizio della Corona… - disse solennemente Tergot, chinando leggermente il capo - quando l’ho lasciato, il Comandante era angosciato, ma non so dirti di più.
Il tenente, a quella dichiarazione, aprì freneticamente il dispaccio; con ansia lesse il contenuto e con veemenza cominciò ad imprecare.
- Adesso vado al suo castello e lo uccido con le mie mani… questa volta non la passa liscia… è giunto il momento di agire senza pensarci su troppo… avessimo un solo indizio, uno solo!!!
I suoi passi divennero quasi corsa sui sette metri di tappeto che coprivano il vecchio marmo della sala. Improvvisamente si fermò per avvicinarsi al guerriero; riprese il suo tono normale, quello di un uomo alto e di grossa corporatura, ma con uno sguardo dolce e buono.
- Sei quello che ha fatto fuori Julius, vero? Hi hi hi - scoppiò a ridere - ha finalmente trovato ciò che si meritava quella canaglia! Senti… Tergot, ho capito bene? … ho bisogno di te per rintracciare una fanciulla che si è persa nella foresta e di questi tempi nessuno se la sente di affrontare quel groviglio di rovi e piante: con tutti i nemici della Corona che si danno alla macchia…
- Ritienila cosa fatta, Tenente!
- Bene, grazie guerriero, ma presta la massima attenzione: il tuoi compiti per il Regno sono appena iniziati e… te lo dirò al ritorno. Questa ragazzina si chiama Adelina ed è la figlia del Conte Branem; si è persa nella foresta a sud della nostra cittadina e il tuo compito è di ritrovarla per condurla a casa sana e salva… e “intatta”, mi sono spiegato?
- Ma per chi mi hai preso? - disse infuriato e con la mano sull’elsa della spada il guerriero.
- Calmati, calmati; era solo l’avvertimento di un fidanzato: ci dobbiamo sposare la prossima settimana.
- Scusami, ho interpretato frettolosamente le tue parole.
- Ma ti sei ben presentato: mi piaci, Tergot di Ancaria… e sono contento di averti dalla nostra parte!
- Vale anche per me, Trevillont; riporterò la tua promessa sposa prima di sera, non dubitare.
Così dicendo girò i tacchi ed uscì dalla sala degli arazzi; fece la scalinata di corsa ed uscì sul selciato del cortile antistante il comando dove stava aspettando il fido compagno di viaggio, il ronzino grigio, che si era rinfrancato con un po’ di avena preparata dallo scudiero nella rastrelliera posta tra la fontana e il pozzo.
Montò a cavallo e uscì dalla corte per lanciarsi al galoppo sulla via antistante la locanda, alla cui porta vide il Mastro Birraio intento a parlare con un Nobile del luogo e… via, si trovò in un baleno fuori dalle mura della città proiettato verso il luogo indicato dal Tenente. In un lampo attraversò la radura e, sceso a terra, con circospezione, si avvicinò ai primi rovi che delimitavano la foresta.
- Non so cosa sia più difficile: aprirsi un varco o affrontare un’orda di nemici!? Ma guarda un po’ cosa sono riusciti a combinare: un bel groviglio che… non ci posso credere: nasconde un accampamento di orchi! Ma che sorpresa: una bella fanciulla, capelli rosso acceso e occhi azzurri, legata di fianco al fuoco… si tratta sicuramente di Adelina! Bene, sono solamente in cinque: ne faccio un sol boccone.
Senza esitare si lanciò al centro dell’accampamento e cominciò a menar fendenti sui malcapitati che, anche se alti quasi due metri, caddero come mosche; subito corse verso la ragazza per liberarla… ah… un dolore acuto!!!
Qualcuno lo colpì alle spalle, un orco alto 10 centimetri più di lui, spadone a due mani, corazza rinforzata con squame di drago, occhi rossi dalla furia: era Scoundrel.
I due si studiarono un po’ prima di ingaggiare il duello all’ultimo sangue; Scoundrel partì avvantaggiato per il colpo inferto da codardo, ma Tergot era mosso da una forza mai sentita prima, che veniva dall’animo e dava forza implacabile… ma certo… era sotto la protezione di Irina! Si sentì invincibile e pervaso dalla certezza della vittoria finale che arrivò dopo la battaglia più dura sostenuta nella sua vita: un colpo ad ogni fianco, come aveva imparato nell’arena; uno per braccio e quello finale sul capo, proprio in mezzo alla fronte… perché solo così si poteva uccidere un orco di quelle dimensioni!
Gli occhi della ragazza presero a brillare dalla gioia mentre vide il cavaliere avvicinarsi per liberarla; le mani, le gambe e il nastro a chiuderle la bocca; si gettò al collo del suo salvatore per riempirlo di baci, uno dei quali andò a segno, proprio sulla bocca; la magia di quel momento sarebbe durata in eterno, ma non avrebbe avuto seguito.
- Basta Adelina, non posso! Io ho fatto una promessa…
- Ma che stai dicendo guerriero!? Io non sono Adelina: mi chiamo Lydia, Adelina è legata dentro la tenda!
Scoppiarono in una risata, liberatoria per l’eroe che sentì svanire l’alone di protezione di Irina per essere invaso da quello umano, ma ben più forte, dell’amore. Tergot si ridestò…
- Adelina, quasi mi dimenticavo; andiamo a liberarla, c’è chi l’aspetta con ansia.

- …e questa è la ricompensa per te.
Tergot ricevette la borsa del denaro dal Conte Branem, lo stesso uomo che parlava col Mastro Birraio la mattina.
- Sapevo di potermi fidare di te, guerriero della Corona - disse Trevillont con ampi sorrisi e con la sua ritrovata voce dolce, contento di poter nuovamente abbracciare la sua promessa sposa e di non aver più a che fare con quell’essere orribile corrispondente al nome di Scoundrel.
I tre uomini e le due belle fanciulle erano seduti ad un tavolo della taverna intenti a festeggiare l’evento della doppia liberazione e, soprattutto, il matrimonio che si sarebbe celebrato la settimana entrante; il Tenente aveva già preparato la missione per il gladiatore, ma non voleva salutarlo senza offrirgli una sana ricompensa: un buon boccale di birra!
- Mi spiace interrompere i festeggiamenti, ma devo procedere alle consegne: andiamo Tergot, il dovere ci aspetta.
I due uomini si alzarono sotto lo sguardo mesto dei convitati e, varcata la porta della locanda, andarono a parlare nella tranquillità della sala degli arazzi, presso il Comando; il guerriero lasciò trasparire nello sguardo un momento di tristezza, dovuto all’inevitabile distacco da Lydia; ma non sapeva ancora tutto della sua amata…
- Con questo dispaccio ti devi recare immediatamente a Urekburg, la cittadina a sud-est la cui Contea sta per essere invasa da un vero e proprio esercito di Orchi; là chiederai di Wilbury, sergente presso il Comando; la tua è una missione diplomatica che ti porterà, insieme al Sergente, fino al castello di De Mornet per chiedere aiuto: non credo rifiuterà di prestarci le sue guardie Harim per combattere…
- Ma perché chiedere aiuto a quella canaglia! Piuttosto io gli spezzo…
- Calmati! Quello delle guardie Harim è un corpo speciale, ben addestrato nelle arti di combattimento e… in quelle magiche: sono dei Maghi Guerrieri selezionati, più forti e preparati di qualsiasi loro sodale; il nostro esercito, con il loro aiuto, riuscirà a contrastare il nemico, qualsiasi esso sia! E il Barone è interessato quanto noi a respingere l’invasore…
- Va bene, Tenente. Quando devo partire?
- La tua partenza è subordinata ai preparativi del tuo compagno di viaggio: perché non lo chiedi tu stesso a… - si fermò indicando alle sue spalle.
Tergot si voltò per scoprire la presenza di…
- Lydia!? Ma tu… che ci fai…
- È il nostro miglior agente della Corona: bella copertura, vero?
I due innamorati si abbracciarono e cominciarono a ridere.
- Ti ho burlato, eh? Non lo avresti mai detto che sono al soldo della Corona!
- Effettivamente… sei già pronta? Vorrei partire con il crepuscolo, per non dare troppo nell’occhio!
- Sei un vero guerriero: sapevo di potermi fidare a darti questa missione. Adesso andate, nel cortile sono pronti i vostri cavalli: state in guardia e portate a casa la pelle, chiaro? Salute e gloria, Tergot di Ancaria e Lydia!
- Salute e gloria a te, Trevillont! - risposero all’unisono i due viaggiatori.
Sulla via principale, trovarono il Conte con la figlia che aspettavano per salutarli e ringraziarli ancora; proseguirono ed erano talmente inebriati della reciproca compagnia che non si resero conto di essere ormai giunti fuori le mura… si incamminarono per la via sud, consapevoli del difficile viaggio che li attendeva: l’attraversamento del Deserto di Urek.

continua


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18/06/2006 23:30
 
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Il deserto
Dopo la gelida notte nel deserto, si sa, arriva la calura ad ardere ogni cosa.
I due proseguirono nel loro viaggio senza incontrare una sola persona; unici incontri furono i pochi animaletti che a quel clima si erano adattati: lucertole d’ogni tipo e colore, ragni e topi, per buona sorte tutti di taglia piccola.
Frequenti furono i campi nomadi che incontrarono: tutti abbandonati, alcuni dopo aver subito un attacco da parte di Orchi, le cui orme degli enormi piedi a sei dita erano evidenti tutto intorno agli accampamenti.
- Nessun cadavere, pochissimo il sangue in terra… quasi sicuramente i nomadi sono stati fatti prigionieri… ma perché mai?!
Tergot era in piedi al fianco dell’ingresso della tenda più grande, quella del capo tribù.
- Se non se li sono mangiati tutti!
Disse in tono distaccato, come stesse riferendo di una cosa quotidiana, Lydia
- Non sono senza cuore, amore mio; non sarebbe la prima volta…
Si aggirarono in quel quarto accampamento che incontrarono nel loro viaggio
- Mi sa che hai ragione tu, Lydia; qui tutto è rimasto com’era: bauli con vestiti, altri con le stoviglie e altri completamente vuoti… probabilmente quelli che contenevano oggetti preziosi e oro. E poi guarda come sono profonde e confuse le orme intorno alla brace, come si fossero seduti a… che orrore, non riesco nemmeno ad immaginarmelo! Ma non mangiavano solo Orchetti?
- Forse hanno cambiato le loro abitudini… non saprei.
- Ad ogni modo non possiamo fermarci troppo: rischiamo di non arrivare per l’imbrunire.
Si allontanarono al galoppo dopo aver concesso il giusto riposo ai loro cavalli.

- Non ci sfuggirete! Hi, hi , hi!
Sentirono queste grida provenire dall’oasi che avevano raggiunto. Una masnada di Orchi stava correndo nella loro direzione, con in testa al gruppo uno vestito con una pelliccia color arancione striata di nero; quest’ultimo, improvvisamente, si bloccò per cominciare ad agitare le braccia al cielo accompagnando quei gesti con una litania.
- Un Orco con poteri magici?! Mai saputo della loro esistenza! Ma in che terre siamo capitati?!?!
Improvvisamente il cielo si fece scuro e sibilante… stavano per essere colpiti da una pioggia di meteoriti!
- Presto, verso l’oasi
- E quelli? - fece presente Lydia
- Gli passiamo in mezzo e ne falciamo un paio… a testa, naturalmente! Haaa!!!
Si lanciarono senza esitazione nel bel mezzo dell’orda e, come previsto da Tergot, riuscirono con un sol fendente ad eliminare non quattro, ma sei nemici!
Giunti all’oasi scesero da cavallo e si prepararono ad affrontare il corpo a corpo con i rimanenti otto, mago compreso. Le armi dei nemici erano decisamente di poca efficacia contro quelle dei due agenti della Corona; in pochi istanti i corpi erano esamini a terra.
- E questo è per quelli che vi siete mangiati!
- È finita, Tergot, è finita! Basta, non massacrarlo…
- Veramente è ancora vivo… - rispose tenendo la lama dello spadone sulla gola dell’Orco mago - per fortuna mi hai fermato: sai che fonte inesauribile di notizie può essere per noi!
L’Orco digrignò i denti a quella affermazione, ma era stato duramente colpito e non aveva forza alcuna per reagire; venne legato mani e piedi ed issato sul cavallo del guerriero che percorse gli ultimi chilometri a piedi, noncurante del caldo e della sete, sempre più forte per la fatica affrontata e, soprattutto, a causa della fiasca vuota.
- Secondo te è un miraggio o possiamo sperare che siano le mura di Urekburg?
Lydia, esausta, alzò la testa e subito si lanciò al galoppo per andare a controllare di persona; tornò in un baleno con la forza di una persona appena svegliata.
- È Urekburg, siamo arrivati! Vado avanti alla ricerca della locanda per far preparare un tavolo con ogni sorta di vivanda sopra!
- Aspettami, Lydiaaa… inutile, non mi sente più! Era meglio farsi vivi al Comando per cercare subito il sergente Wilbury… ma sì, lo cercheremo domani.
Il guerriero proseguì curvo dalla stanchezza… una fitta terribile al polpaccio lo drizzò improvvisamente per accasciarlo al suolo subito dopo; dalla duna a sud delle mura comparve improvvisamente un Orco dalla stazza impressionante… sembrava essere sui due metri e mezzo di altezza, corazza in maglia fittissima, mai vista prima; scudo rotondo multicolore che abbagliò col suo riverbero il guerriero che, spaventato e stremato, anche dal dardo, probabilmente avvelenato, che ora lo teneva a terra, sfoderò la spada pronto all’impossibile duello. Il gigante giunse ad un metro, alzò il braccio… ma per prendere le briglie del cavallo.
- Loro due vengono con me - disse, nella classica tonalità roca degli Orchi il colosso, che subito si allontanò per scomparire da dove era apparso.
Tergot rimase a bocca aperta, senza avere nemmeno il coraggio di pronunciare parola; molto lentamente si tolse la freccia dal muscolo colpito e si rialzò per cominciare a percorrere la breve distanza che lo separava dalla cittadina. Giunto in prossimità delle mura vide in lontananza Lydia che lo attendeva, braccia incrociate sul petto, imbronciata.
- Te lo sei fatto… ma tu sei ferito! cosa…
- Sto già meglio, non ti preoccupare. Non so chi fosse, so solo che era enorme! Mi ha lanciato un dardo avvelenato al polpaccio e mi ha portato via prigioniero e cavallo! Pensare che avevamo in mano la possibilità di capire qualcosa in più sul rischio di invasione della Contea!
- Non te la prendere… ho trovato la locanda e l’oste ci sta aspettando per la cena. Ah, dimenticavo: con noi ci sarà Wilbury, così consegneremo anche il dispaccio.
- Mi sorprendi sempre più - disse sorridente Tergot.
I due entrarono in Urekburg, Lydia sorreggendo Tergot ancora lievemente zoppicante.

continua


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Patrizio
Mastro Cantore
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27/06/2006 23:31
 
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Non posso che invocare perdono per l'estremo ritardo della lettura del tuo ultimo post, al quale comunque devo risottolineare i miei complimenti.

Grande Strillo! [SM=x329197]

PS hai litigato per caso con le apicette? ("") sarebbero davvero meglio dei trattini (-) [SM=g27828]


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28/06/2006 13:10
 
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grande strillo...ma quanto scrivi [SM=x329165] [SM=x329168] [SM=x329166]


meglio perdere un minuto della vita che la vita in un minuto.

"Due cose sono infinite: l'universo e la stupidità umana, ma riguardo l'universo ho ancora dei dubbi."(A.Einstein)
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Sindaco
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06/07/2006 17:28
 
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La separazione
- Ecco il lasciapassare per le terre di De Mornet: custodiscilo come l’anello della corona che porti, perché se lo perdi non arriverai… da nessuna parte!
- Mi sembra eccessiva la tua preoccupazione, sergente: hai a che fare con un esperto guerriero e… una compagna molto in gamba a…
- Frena, Tergot: io devo rimanere qui - disse Lydia abbassando il suo sguardo a terra per non incrociare quello del suo amato.
- Cosa?! Ma noi due… io ti voglio…
L’emozione strozzò le ultime parole nella gola del guerriero che, irritato per questa rivelazione, assestò un calcio al vaso di porcellana, nascosto nell’angolo buio della stanza della capitaneria, mandandolo in frantumi. Subito di diresse alla scrivania dove stava seduto, un po’ impacciato per la situazione, Wilbury.
- E tu? Non hai nulla da dire a proposito? No… tu non ne sai niente di tutto ciò… tu, Lydia, tu sapevi tutto dall’inizio! Sapevi che dovevi rimanere qui e non…
- Adesso basta! Il mio compito qui è molto importante, forse anche più del tuo! Devo varcare il confine della contea - continuò abbassando il tono di voce - e unirmi ai Guastatori del Principe, che mi stanno aspettando per portare a termine le ultime incursioni tra le linee nemiche.
- Non posso credere alle mie orecchie: questa è una missione pericolosissima e non mi piace affatto che la mia compagna sia una diretta interessata! Tu rimani qui!!! - tuonò il guerriero con quanta aria aveva nei polmoni.
Lidya frugò in una tasca nascosta della sua mantella e gli porse un foglio recante un sigillo, che subito riconobbe essere quello del Re; prese la pergamena e lesse, per la prima volta in vita sua, le parole scritte di pugno dal suo sovrano Aaron il saggio.
- Scusa, Lydia… non potevo immaginare che tu… e che io mi sono innamorato… ma per la miseria! Proprio perché sei la figlia del Re non sarebbe meglio che tu rimanessi al sicuro?
- Hai ragione, amore mio, ma sono anche il comandante in campo dei Guastatori e il mio posto è laggiù, tra loro!
I due si strinsero in un lunghissimo abbraccio, preludio del loro addio che sarebbe arrivato tra poche ore; uscirono nel cortile della capitaneria con alle spalle Wilbury, che aveva assistito incredulo a quel colloquio: anche lui non sapeva di trovarsi di fronte alla figlia del Re, questo era evidente, ma la sua reazione fu controllata… camminò dietro alla coppia assorto nei suoi pensieri per fermarsi improvvisamente e guardare il cielo con accennato un sorriso sulle labbra, come fosse a conoscenza di qualcos’altro che solo adesso riusciva a ordinare per avere il quadro finale della situazione.
- Sicuramente avrete bisogno di un destriero più robusto di questo, signora - disse il sergente fermo davanti ai due cavalli alla sosta.
- Ti ringrazio Wilbury, ma preferisco continuare con questo… darò meno nell’occhio e passerò sicuramente per una ladra, che è poi la mia copertura, ha ha ha
- Sì, sergente: meglio che prosegua con questo - sottolineò sospettoso Tergot, che si lasciò andare ad una fragorosa risata per allentare la tensione.
I due innamorati presero le briglie dei cavalli e si allontanarono abbracciati verso la locanda per passare quegli ultimi momenti, prima della separazione, nell’intimità.

Albeggiava sulla contea quando il cavallo montato da Tergot stava attraversando la porta d’ingresso di Urekburg sorvegliato da un alabardiere e uno spadaccino della Corona per lato; i quattro salutarono il guerriero le cui gesta di abile combattente si erano presto diffuse in tutto il borgo.
- Salute e gloria, Tergot di Ancaria!
- Salute e gloria a voi!
Si incamminò lungo il tratto di strada non ancora coperto dalla sabbia del deserto immerso nei suoi pensieri quando un improvviso fragore di zoccoli sul selciato lo ridestò; si girò per vedere la sua amata in cavalcata precipitosa verso di lui: i capelli erano ancora sciolti nella lunga chioma rossa e l’azzurro degli occhi le illuminava il viso come al tramonto.
- Un ultimo bacio… ho paura, per la prima volta posso affermare di avere paura.
- Non è niente, non ti preoccupare; ci rivedremo presto al posto stabilito e… stai in guardia dal sergente: non mi piace, è troppo silenzioso e non sono riuscito a capire se è effettivamente dei nostri…
- Ma chi, Wilbury? Ha, ha, ha… no!!! lui è… hi, hi, hi
Lydia non riusciva a trattenere le risate e contagiò anche Tergot
- Posso almeno sapere perché stiamo ridendo?
- Certo … hi, hi ,hi… ehm! Lo so che è un po’ strano, ma… vedi, anche Wilbury è un agente della corona e lavora sotto copertura - Lydia si guardò intorno sospettosa e prese Tergot per il braccio sinistro tirandolo a se - lui, in realtà, è un Mago della stirpe dei Dareon.
Il guerriero rimase sbalordito dalla dichiarazione: per quel che sapeva, la stirpe dei Dareon era stata annientata dopo la caduta del Regno Bahamut, prima di Aaron il saggio… tutti soppressi per impiccagione dopo aver subito un processo sommario ad opera di Barold, un Mago Guerriero con i poteri del fuoco che volle il potere del libro delle magie tutto per sé.
- E come si è salvato…
- È stato per merito di mio nonno: lo trovò casualmente in una baracca nella foresta intorno a Bellevue dove era appena finita una retata comandata da Barold, i genitori riuscirono a nasconderlo in una botola; lo portò al castello dove lo accudì come un figlio e crebbe al fianco di mio padre…
- Ma è giovane… e poi, le sue arti magiche? Chi…
- Allora non sai proprio nulla dei Dareon: sono maghi molto longevi e istintivi! Comunque il perfido Barold scoprì questo mistero troppo tardi, quando Wilbury e mio padre facevano oramai parte delle truppe regolari del Regno e cominciavano a combattere per il potere contro il baronato e De Mornet; in una delle tante battaglie si nascose dietro la sua fiamma e lanciò il bastone con incastonato un Amuleto di Bahamut verso Wilbury, ma mio padre se ne accorse e si gettò a proteggere il fratellastro salvandolo da morte sicura, ma andando incontro ad un lento decadimento del suo sistema nervoso, per giungere al suo stato attuale di immobilità. Ora conosci la storia della ferita di Aaron il saggio.
- Incredibile! E questa storia chi altri la conosce? Immagino nessuno… a parte i diretti interessati e la famiglia, giusto?!
- Giusto! Meglio nascondere fino al termine di quest’altra campagna militare tutta la verità. Mio fratello credo abbia già in mente cosa fare con Wilbury… adesso vai, prima di farti sorprendere dal caldo e da…
Troppo tardi! I due furono raggiunti da un gruppetto di Orchi con mazze già pronte a colpire… armi decisamente inadatte per poter anche solo pensare di far male a due combattenti come Tergot e Lydia! In un lampo i corpi degli Orchi caddero inanimati a terra, nella loro pozza di sangue.
Ancora un tenero saluto e i due si separarono definitivamente per raggiungere i loro prossimi obiettivi: le linee nemiche oltre la contea per Lydia; il castello di De Mornet, nel baronato di Crow’s Rock, per Tergot.

continua...


Quando avrete inquinato l'ultimo fiume, quando avrete abbattuto l'ultimo albero, preso l'ultimo pesce, ucciso l'ultimo bisonte, solo allora vi accorgerete che non potete mangiare tutto il denaro accumulato nelle vostre banche.
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Patrizio
Mastro Cantore
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07/07/2006 10:54
 
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Eccezionale come sempre Strillo [SM=x329190]

mi spiace un pò per la separazione di Tergot e Lydia ma e loscrittore che decide [SM=x329172]

spero di poter terminare presto anche il mio racconto ma con tutti gli impegni... E poi la Fortezza...


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07/07/2006 16:12
 
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Re:

Scritto da: Rurik Forgiaferro 07/07/2006 10.54
Eccezionale come sempre Strillo [SM=x329190]
mi spiace un pò per la separazione di Tergot e Lydia ma e loscrittore che decide [SM=x329172]


Quoto in pieno Rurik! Sai che mi hai fatto venir voglia di giocare a Sacred?! In verità ti dico che avevo pensato di comprarlo, ma visto che ho poco tempo già per giocare con PIII...
E poi temo sia un gioco come Imperivm, dove hai troppi giocatori da comandare contemporaneamente...io oltre ad un paio già faccio fatica...
salutoni e alla prossima puntata! Mi piace davvero tanto il tuo racconto! COMPLIMENTISSIMISSIMISSIMI! [SM=g27811]


Sii come le onde del mare, che pur infrangendosi sugli scogli hanno la forza di ricominciare.
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Re: Re:

Scritto da: alcen75 07/07/2006 16.12

COMPLIMENTISSIMISSIMISSIMI! [SM=g27811]


Quoto Alcen! Bel lavoro Strillo! [SM=g27828]


Sei un apostolo. Sei un britanno. Sei un ingegnere, Sei un marine.

DEVI MORIRE.


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La signora degli alberi
- … non accetterà mai! - sbottò all’improvviso l’uomo, alzandosi dal tavolo vicino alla porta che separava dalla cucina, rivolgendosi ai suoi due commensali. I tre si accorsero di aver alzato il tono della voce a causa di una loro discussione piuttosto focosa e tornarono a parlare in un sussurro.
Tergot stava seduto al tavolo vicino la porta d’ingresso della “Taverna degli alberi” in un paesino che aveva incontrato per la strada verso il baronato di De Mornet; Timberton, così si chiamava, era un gruppetto sparuto di case di boscaioli il cui lavoro principale era quello di fornire legna al Regno, nel pieno rispetto della foresta, la loro Foresta Madre, così benevola nel concedersi ai propri figli.
Il guerriero si stava ristorando della giornata di cammino con una generosa portata di pollo aromatizzato al ginepro e stava immergendosi nel piatto di verdure stufate quando l’uomo che prima aveva alzato la voce si alzò per incamminarsi nella sua direzione.
- Buona sera a te, forestiero; mi chiamo Sand e ci stavamo domandando, io e i miei amici, se possiamo offrirti una birra
- Perché no - rispose Tergot sicuro delle valutazioni già fatte nei confronti dei tre avventori.
I tre, rinfrancati dalla risposta affermativa, presero coraggio e si sedettero al tavolo con la persona che avrebbe portato alla soluzione del loro problema.
- Devi sapere che qui a Timberton siamo tutti boscaioli - iniziò Sand con un tono intimorito che presto scomparve grazie al cenno di assenso proveniente dal guerriero - e ci guadagniamo da vivere grazie alla Foresta Madre abbattendo gli alberi, ma senza recarle danno… beh, non tutti, evidentemente, la pensano così!
Sand si alzò battendo i pugni delle sue poderose braccia sul tavolo, che scricchiolò; tornò a sedersi per riprendere con calma il discorso.
- C’è una donna che abita nella Foresta e ci accusa ingiustamente di disboscare senza criterio… e per questa nostra presunta malefatta tiene prigioniero un nostro compagno… e dice che non lo libererà fin quando noi staremo qui a Timberton, giurando di rapire ciascuno di noi se non ce ne andiamo… - concluse con voce tremolante.
- Una donna?! E voi vi fate tenere al giogo da una donna?!
- Non giudicare, straniero: tu non sai di cosa è capace Aldayor, signora degli alberi!
Tergot ebbe un sussulto: aveva sentito parlare di Aldayor come di una donna dai grandi poteri magici, ma aveva anche sentito dire che era una donna saggia, che sapeva ben riflettere su ogni sua azione… e se era arrivata a tener prigioniero un boscaiolo un motivo doveva esserci… e sicuramente era più che valido!
- Il vostro amico è con voi da tanto? - chiese Tergot tenendo nascosta la conoscenza della donna.
- È qui da un anno, ma lo conosciamo dalla nascita: i suoi genitori vivevano qui a Timberton, però… - si fece cupa e triste la voce di Sand - furono rapiti con tutta la famiglia dalle guardie di De Mornet in una retata al nostro villaggio quindici anni or sono… poi improvvisamente, all’inizio dell’estate scorsa, ecco che riprende vita la loro abitazione: Vim, così si chiama, era tornato! Ci raccontò di come la sua famiglia fu torturata alla morte, ma lui fu risparmiato, apparentemente senza motivo… o forse perché ancora bambino; non si perse d’animo e rimase ad aspettare il momento giusto per fuggire dalla sua prigionia.
Gli occhi di Tergot si illuminarono, come avessero scoperto d’improvviso la strada giusta da seguire.
- Vi darò una mano a liberare il vostro amico: siete brave persone e non meritate il torto che state subendo!
- Che gli dei siano con te, nostro salvatore! Sapremo ricompensarti della tua buona azione… possiamo sapere chi abbiamo davanti?
- Scusate, sono stato proprio sgarbato: mi chiamo Tergot.
- Che il sole e le stelle siano la tua e la nostra guida, Tergot di Ancaria…!
- E tu come fai a sapere…
- Viviamo in un paesino sperduto, ma che fa sempre parte del Regno, ricordatelo! Anche qui sono arrivate le notizie di un valido guerriero che sta combattendo per il bene della corona!
Dalla taverna si levò una risata liberatoria che risuonò in tutte le baracche dell’abitato.

- Questa radura potrebbe essere un accampamento perfetto: ben protetta dalle incursioni dei nemici grazie alla fitta trama dei rovi, ma abbastanza soleggiata per poter fare da comoda accoglienza… infatti… ecco Aldayor… quanto è bella! Un corpo ben modellato aggraziato dal colore argenteo dei capelli e un viso bello tondo con incastonate due perle color azzurro: proprio degna della sua fama! Su guerriero, fatti coraggio a affrontala con la miglior oratoria che riesci a scovare in te!
Aspettò che voltasse le spalle nella sua direzione per fare i primi passi nello spiazzo antistante la tenda e il focolare; cercò di essere il più silenzioso possibile, ma…
- Fermo dove sei straniero o ti faccio assaggiare la potenza della mia magia! - Aldayor si girò lentamente su se stessa e si fermò a fissare negli occhi Tergot, che ricambiò lo sguardo indagatore - Cosa vuoi da me, guerriero della corona?
- Sono venuto a liberare Vim
- Non te lo permetterò e tu lo sai
- Certo, ma anche tu sai che stai commettendo un errore: non trattenerlo, ma curalo!
Sgomenta, la Signora degli alberi distolse lo sguardo dal guerriero, incrociò le braccia e chiuse gli occhi.
- Non ci provare con me, Aldayor; i tuoi incantesimi tienili per curare, non per affrontare falsi nemici.
- Cosa ne sai, tu, di magie e di cure? Sei un guerriero stupido che vuole solo trarre profitto alle spalle della povera gente, illudendola con le tue maniere di falso nobile gentile.
- Come vuoi, maghetta di poco conto: preparati a ricevere fendenti come pugnali invisibili che si materializzano dalla foresta… perché la Foresta Madre è mia alleata… lei sa che ho la ragione dalla mia parte!
- Come osi, zotico che non sei altro…
Aldayor fece roteare le braccia sulla sua testa per lanciarle improvvisamente nella direzione di Tergot che fu colpito da un lampo di fuoco; ripresosi dalla botta si lanciò con la spada nell’intento di colpire le braccia della rivale, che immediatamente lanciò il suo secondo incantesimo lasciando di stucco l’ex gladiatore: era imprigionato da una gabbia formata da rami rampicanti che avevano preso vita improvvisamente dal suolo!
Il guerriero non si rassegnò e cominciò a far roteare lo spadone nell’intento di liberarsi dalla morsa floreale, ma anche nel disperato tentativo di colpire, sempre alle braccia, Aldayor; un colpo di fortuna o una mossa astuta… a segno! Il corpo della donna cadde a terra stordita e Tergot, immediatamente, si ritrovò libero dai rami viventi evidentemente simbiotici con Aldayor; non si fece sfuggire l’occasione e gli si avventò sopra per bloccarle le braccia con le sue.
- Visto? Mi è bastato un solo colpo… perché la Foresta Madre è dalla mia parte!
- Hai gli occhi buoni, guerriero: come ti chiami?
- Sono Tergot di Ancaria… adesso vuoi darmi retta e liberare il malcapitato?
- Non posso: i boscaioli stanno distruggendo la foresta che è la mia vita!
- Non sono loro; apri i tuoi occhi e scruta bene in quelli del tuo prigioniero: vedrai che non è lui… vedrai lo spirito malvagio dei seguaci di Barold! Che ti succede Aldayor? Ma cosa…
Tergot non poteva credere ai propri occhi: dalla bocca della Signora degli alberi uscì come una nebbia, che, appena dissolta, lasciò alla vista gli splendidi occhi della donna, nel loro colore naturale che era il verde.

- … e scusatemi ancora, amici boscaioli: oramai sapete che non ero io, ma che ero dominata dalla forza malvagia di Barold. Fortunatamente non è stato così per tutta la potenza della mia magia: evidentemente non sono poi così forti come fanno credere questi “seguaci di Barold” - disse in tono irriverente la donna - altrimenti le cose sarebbero andate ben peggio!
- Tutto è bene, ciò che finisce bene! - esclamò solennemente Sand mentre abbracciava ancora il suo ritrovato amico Vim - Ora Timberton è di nuovo un borgo sereno grazie alla prontezza e al coraggio di Tergot: salute e gloria a te, amico guerriero! E se ti capita di tornare dalle nostre parti vieni a far visita nella nostra umile taverna, che un boccale di birra è sempre pronto per te!
- Grazie amici, non mancherò! Salute e gloria a voi tutti e… tenete d’occhio le insidie invisibili della foresta: a chiunque di voi potrebbe capitare la sorte di Aldayor; promettimi di proteggerli - disse quasi sottovoce alle orecchie della bellissima divinatrice che rispose affermativamente con un cenno del capo.
Tergot, sul dorso del suo cavallo, prese la via che proseguiva verso nord-ovest salutato a gran voce dagli abitanti del villaggio intero.
- Grazie, amico dagli occhi buoni! Salute e gloria! - era Aldayor che ancora salutava, con gli occhi umidi di commozione… o forse erano amore e ammirazione…
Il guerriero si voltò per ricambiare con un cenno della mano e un largo sorriso: aveva salvato un’intera comunità senza nemmeno troppa fatica, ma sapeva anche, e soprattutto, di aver ottenuto un valido sostegno per le lotte future.

continua...

[Modificato da f.strillone 29/08/2006 8.45]



Quando avrete inquinato l'ultimo fiume, quando avrete abbattuto l'ultimo albero, preso l'ultimo pesce, ucciso l'ultimo bisonte, solo allora vi accorgerete che non potete mangiare tutto il denaro accumulato nelle vostre banche.
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22/05/2007 15:02
 
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... scusate il ritardo...
continua, finalmente, il mio racconto
In verità, cari colleghi Patrizi, la partita di sacred l’ho dovuta abbandonare per questioni di tempo (teatro e impegni famigliari... e PIII con la partitona da Visby [SM=x329172] ) e spazio (il pc sta facendo le bizze da un annetto, ma devo resistere… a discapito di alcuni programmi/giochi), ma la voglia di finire il racconto per i pochi lettori della Lega (sarete almeno 10??? [SM=g27834] ) è rimasta; per cui eccomi a voi con il primo dei capitoli che ci porteranno verso la fine della storia, ma non cercate riferimenti di sorta con sacred: è tutto frutto della fantasia, anche se qualcosina mi ricordo ancora.
Buon proseguimento di lettura e a presto per i capitoli rimanenti.

[SM=x329166]

[Modificato da f.strillone 22/05/2007 15.03]



Quando avrete inquinato l'ultimo fiume, quando avrete abbattuto l'ultimo albero, preso l'ultimo pesce, ucciso l'ultimo bisonte, solo allora vi accorgerete che non potete mangiare tutto il denaro accumulato nelle vostre banche.
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22/05/2007 15:02
 
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La terra dei maghi
Tergot stava percorrendo una strada lastricata diversa dal solito: il selciato era di uno strano colore fulvo mai visto in altre contee del regno.
Erano passate un paio di ore da che aveva attraversato un ponte e non aveva ancora incontrato alcun viandante.
“Mi mette ansia questa radura… l’unica fortuna è che posso vedere i pericoli: non ci sono praticamente nascondigli… a parte qualche rarissimo cumulo roccioso…”
Un bagliore improvviso fece breccia nel silenzio; una saetta colpì il terreno antistante il guerriero e da una vampata priva di calore si manifestò una figura dalle parvenze umane avvolta in un mantello con cappuccio… un mago della setta di Barold!
Il cavallo indietreggiò e Tergot fece appena in tempo a smontare prima di vederlo imprigionato in una gabbia di radici viventi.
“Voi altri siete talmente prevedibili nei vostri incantesimi…”
Un paio di fendenti sicuri liberarono il destriero che subito fuggì per trovare riparo dietro una roccia a poche decine di metri. Il guerriero si fermò a trovare la concentrazione giusta prima di fare il suo primo tentativo di affondo; il mago, però, era scomparso alla vista… per riapparire alle spalle dell’eroe pronto a lanciare un altro incantesimo; la spada roteante fu fermata da una saetta e la mano, pur se forte e ferma, perse la presa dell’elsa cadendo.
“Questa non la conoscevi, guerriero!” hahaha…
Stizzito, Tergot infilò la mano nello zaino in spalla per tirarne fuori una balestra già carica per il tiro; gli occhi del mago fecero trasparire stupore per la scelta dell’arma, ma il primo dardo fu fermato da un energico vortice d’aria; tempo di ricaricare l’arma e il mago era nuovamente scomparso alla vista di Tergot, che nel frattempo si rialzò da terra.
“Sono qui, stupido”
L’udito aiutò il guerriero a localizzare con precisione il suo nemico; uno scatto per girarsi, lanciare il secondo dardo impugnando l’arma con un sol braccio e prendere al contempo il coltello dallo stivale con la mano libera; anche il secondo dardo fu fermato, ma il coltello, scagliato in simultanea, trovò strada libera per conficcarsi dritto al cuore; il mantello e il corpo che conteneva si accasciarono in un gemito.
“… non… uscirai… vivo…”
Improvvisi bagliori circondarono Tergot: stavano arrivando altri maghi!
“Non so perché ma non sono tanto felice di fare la vostra conoscenza; penso che lascerò molto volentieri questa adunata…”
Due balzi e fu nuovamente in sella per dirigersi da dove era arrivato: il ponte! Vide da lontano la salvezza, ma vide anche improvvise fiamme prender vita nella costruzione, che in pochi secondi fu ridotta in cenere; non sembrava esserci un guado nei paraggi… lo scontro era a quel punto inevitabile: si voltò, scese da cavallo e osservò la scena.
Erano in quattro, ma la sorpresa erano gli orchetti che si materializzavano a gruppi di tre per ogni mago; gli orchetti non erano più un problema per la forza e l’esperienza di Tergot, ma la resistenza non era ancora all’altezza di questo scontro: serviva uno strategia diversa dal colpire unicamente gli orchetti!
Si ricordò dello sguardo esterrefatto del primo mago alla vista della balestra, ancora saldamente impugnata con la sinistra; cominciò a menar fendenti con la spada e a prender mira su uno dei maghi con il dardo: si concentrò per capire quali degli orchetti stava seguendo per prenderli di mira e… a segno i tre colpi di spada all’unisono col dardo, senza problemi! I maghi erano concentrati nel guidare i mostriciattoli e non riuscivano a coordinare le creature e tenere d’occhio il guerriero allo stesso tempo! Con una capriola Tergot riuscì a ricaricare la balestra senza perdere la presa della spada; così facendo ripeté il suo stratagemma fino all’uccisione dell’ultimo mago.
Stremato Tergot si accasciò per riprendere le proprie forze; sentì alle spalle l’arrivo del destriero: la riconoscenza dell’animale si fece sentire attraverso un colpo di muso alla nuca e un soffio di calore dalle froge che ritemprò l’uomo.

L’ottima vista del gladiatore e l’istinto del destriero portarono i due al primo guado possibile, un chilometro a nord-ovest rispetto al ponte crollato; riprese così la via verso il baronato di Crow’s Rock.
Ma li attendeva un altro incontro spiacevole, appena attraversato il fiume; davanti a loro una figura avvolta in un mantello… ancora un mago!!! Ma questa volta il colore del panno era di un rosso acceso fuoco, lo sguardo che Tergot si sentiva addosso era qualcosa di agghiacciante e allo stesso tempo paralizzante; si prospettava uno scontro titanico.
Le forze del guerriero erano per fortuna di nuovo al massimo, così come l’impugnatura ben salda alla fida balestra che lo aveva tirato fuori dai guai poco prima.
“Non andare oltre, stupido guerriero: hai un debito di sangue da saldare, prima di lasciare definitivamente la nostra terra, sempre che tu ci riesca… hahahahaha…”
Anche la voce ebbe lo stesso effetto paralizzante, ma Tergot prese il coraggio di scendere dalla cavalcatura per affrontare quello che sembrava essere l’ultimo ostacolo di una brutta avventura; la concentrazione dei due antagonisti era giunta all’estremo; il mago fece la prima mossa cominciando a roteare le braccia sulla propria testa; l’eroe era fermo in attesa di parare il colpo per portare immediatamente la risposta… il cerchio di fuoco fu tremendo e il colpo scaraventò Tergot a un centinaio di metri, la balestra era persa, rimasta sul punto di impatto; confuso per quel colpo, mise mano alla spada che aveva riposto nella guaina alla schiena.
Subito in piedi e con ancora quasi tutta la forza, cominciò a concentrarsi scovando nei cassetti della memoria uno dei colpi imparati nella sua prigionia sotto Jullius… “… quando incontri un avversario particolarmente ostico ricordati di usare l’arte del colpo duro… quattro di fila sono più che sufficienti…”.
Tergot era teso nel lanciare il suo attacco; il mago rimase nell’immobilità della rigenerazione; il primo colpo arrivò giusto in tempo, il secondo non tardò ad arrivare, il terzo e il quarto furono solo una formalità…
“Felice di poter salutare la vostra terra senza lasciar debiti… manto rosso” disse ansimante, ma anche con una punta di ironia.
Riprese la cavalcatura aggrappandosi al collo del destriero; Tergot era particolarmente esausto per la fatica appena sostenuta; l’imbrunire volgeva alla sera ed era meglio prepararsi alla sosta, oramai lontano da quel luogo perfido; scorse una sorgente di acqua verde, ottima ristoratrice di ogni stanchezza.
A notte fonda un’ombra si aggirava intorno all’accampamento; il guerriero era solito dormire con il pugnale sotto la sella, che fungeva da guanciale, e la spada al fianco destro; rimase immobile nel suo finto dormire e aspettò il momento giusto per scattare all’improvviso di fronte all’intruso che cacciò un urlo…
“Fermati Tergot, sono Lenny!!!”
L’eroe si bloccò incredulo per poi lasciarsi andare nell’abbraccio dell’amico ritrovato.
“Cosa diavolo ci fai da queste parti, ladruncolo…”
“Sono venuto a cercarti, amico: ho seguito, anzi anticipato i tuoi spostamenti in modo da raggiungerti e fermarti prima della terra dei maghi, come mi è stato richiesto dal Comandante Boleys, ma…”
“Sei arrivato tardi…”
“Sì, lo so; ma per un buon motivo: sono stato trattenuto da una banda di taglia gole nelle vicinanze di Timberton…”
“Calma Lenny, non ti stavo rimproverando: siediti e raccontami tutto dall’inizio”
I due amici ravvivarono il fuoco e presero a parlare… per tutta la notte.

continua...


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30/05/2007 16:25
 
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Verso Crow’s Rock
“Eh… se Wilbury fosse venuto con me…”
“Chi, il sergente?”
Tergot si girò e verso il suo compagno con sguardo interrogativo.
“L’ho visto aggirarsi nei pressi di Florentia che cercava riparo dalla pioggia…”
Lo sguardo di Tergot era ora inquisitore.
“Sai com’è… noi ladri stiamo sempre molto attenti a quanto ci succede intorno”
“No, è che mi stavo chiedendo come mai si trovava in quel luogo… avevo capito che non poteva lasciare il comando!”
“Si sta dirigendo anche lui da De Mornet, non ricordi cosa disse Boleys?”
“Certo, ma… bah, lasciamo stare! Sono comunque contento di sapere che ci ritroveremo tutti insieme… speriamo”
“Non ti crucciare, amico: vedrai che ci sarà anche Lydia!”
I due continuarono in direzione nord est senza seguire, volutamente, il sentiero principale: stavano attraversando una zona sconosciuta, anche per il ladro… che aveva però sentito parlare della presenza, in quei luoghi, di enormi orsi bruni e argentei pronti ad assalire i malcapitati assetati di orrore e sangue: erano sotto il controllo dalla forza oscura di Barold.
La boscaglia che attraversavano in quel momento si prestava a nascondere quegli animali; procedevano cautamente, cercando di non far sentire la propria presenza e per percepire ogni minimo fruscio che potesse far trapelare la presenza di orsi, quando improvvisamente si trovarono di fronte ad una parete di roccia.
“Maledizione, ci mancava anche questo ostacolo!”
“Aggiriamolo e riprendiamo il nostro percorso”
“D’accordo Lenny… ehi un momento: cos’è quell’apertura?”
“Lascia stare e andiamocene…”
“Non ci penso nemmeno; l’ultima volta che sono entrato in un anfratto c’era una vita in pericolo e non vorrei fosse così anche adesso…”
“Io ti aspetto qui, se non ti dispiace”
“Come vuoi, farò in un baleno”
L’accesso portava sulla cima di una scalinata umida; con circospezione, Tergot cominciò a scendere per rendersi conto che ad ogni gradino la grotta si illuminava sempre più, come se stesse alimentando delle torce col suo procedere; giunto al fondo si trovò improvvisamente di fronte ad un orso argenteo digrignante, che subito lo prese di mira: con calma il guerriero roteò la spada per farle prendere velocità e con un primo colpo recise una zampa alla belva; senza esitare fece una giravolta per trafiggerla all’altezza del cuore.
“Più facile del previsto… vediamo cos’altro c‘è qua sotto…”
Un luccichio più vivo proveniva da dietro un angolo alla sua destra; si affacciò per rimanere stupefatto alla vista di quattro orsi bruni, che facevano da sentinella ad una gabbia nella penombra, comunque abbastanza illuminata per notare la presenza di un prigioniero.
Improvvisamente gli orsi notarono la presenza dell’intruso e gli si scagliarono contro; concentrato al massimo, Tergot sferrò il suo attacco, ancora il colpo duro, adatto all’occasione. Le belve caddero sotto i precisi affondi e la via per la salvezza del prigioniero era oramai libera.
“Tranquillo, chiunque tu sia: tra qualche minuto sarai fuori”
Il prigioniero si girò verso il suo salvatore; pur emaciato si lasciò andare ad un sorriso di gratitudine che illuminò gli occhi color ghiaccio… anzi rossi…
“Una trappola! Sei un mago di Barold, maledetto!”
Il sorriso si trasformò in ghigno e la figura cominciò a cambiar sembianze… si fece più piccolo per trasformarsi, infine, in un ragno nero di zampe e testa, giallo sopra l’addome.
“Per tutte le spade di Ancaria, ma cosa diavolo sei?”
Tergot si preparò al combattimento impugnando anche il coltello; la spada roteava sibilando nell’aria; l’insetto, delle dimensioni di un nano, si muoveva freneticamente di lato grazie alle sue otto zampe, rimanendo sempre di fronte al guerriero.
La lama impattò fortuitamente su una delle zampe tranciandola e facendone uscire un liquido giallastro… il sangue… ma il sorriso di gioia di Tergot, per il colpo andato a segno, si spense subito nel vedere che da una delle gocce cadute a terra prese vita istantaneamente un altro insetto, mentre la zampa si rigenerò in pochi secondi e l’animale da cui era caduta divenne più grande; lo sbigottimento non abbatté il morale dell’eroe che subito riprese la sua concentrazione per capire ed anticipare le mosse dell’aracnoide… e cercarne un punto debole.
Il piccolo alito di vento creato dal roteare continuo della spada teneva gli insetti lontani da Tergot, ma non poteva essere certo l’arma per sconfiggerli; provò allora ad avvicinarsi mantenendo il movimento, e loro indietreggiavano per mantenere la distanza: avevano comunque timore dell’uomo, un punto a suo favore; fece un piccolo balzo improvviso e questi si spostarono ancora, sbattendo contro il muro… l’uomo osservò un leggero indebolimento dovuto al colpo involontario preso sul posteriore dell’addome, da dove avrebbe dovuto uscire la tela… forse u punto vitale!
Si guardò intorno alla ricerca di corridoi, come una caverna di solito aveva! Eccolo… ma dietro gli animali… come fare? Si spostò cautamente lungo la parete fino a raggiungere il varco, la spada in rotazione continua; impegnò il corridoio indietreggiando e senza scatti: ora serviva una cavità! Con la coda dell’occhio ne vide finalmente una e si infilò, sempre indietreggiando; i ragni si fecero sotto, pronti ad immobilizzare la preda; Tergot fece un balzo improvviso, di quelli imparati nell’arena, accompagnato da un urlo che fece eco in tutta la cavità: uno dei ragni indietreggiò quasi terrorizzato picchiando duramente contro la parete retrostante e subito, approfittando del momento successivo di debolezza, il guerriero lanciò il coltello in mezzo alla testa dell’animale per immediatamente aggirarlo e colpirlo a fondo nell’addome con la spada… una sorta di stridio accompagnò la morte del ragno; ma il secondo era scomparso… almeno alla vista eretta, perché si era rifugiato sul soffitto del corridoio e stava avanzando… era rimasto il più grosso!
Improvvisamente si arrestò, come scosso da un evento imprevedibile: alle sue spalle Lenny lo aveva colpito, lanciando il suo coltello, proprio in pieno addome e fu una formalità, per Tergot, metter fine alla vita del grosso aracnoide.
“Ma da dove sei entrato?”
“Dalla parte opposta, no!” disse scherzoso il ladro “Mi stavo stufando ad aspettarti e così ho provato ad aggirare la parete… ed eccomi qua!”
“Credo non mi verrà mai la passione di ragni… che ne dici?”
Ma ancora una sorpresa attendeva i due compagni di viaggio: il secondo ragno si stava nuovamente trasformando… stava ritornando alla sua forma originale di… un corpo umano, una donna! Bellissimo il suo volto, marmoreo tutto il suo corpo… durò un attimo, prima di chiudere la sua metamorfosi in modo definitivo: un liquido giallastro che fu subito assorbito dal suolo.
“Dico che hai assolutamente ragione, Tergot: andiamocene di qua, non abbiamo più nulla da fare”
Un tramonto simile ad un dipinto segnava il poco cammino che ancora dovevano fare i due amici per raggiungere un piccolo centro abitato le cui luci avevano avvistato da qualche chilometro; varcarono la porta d’ingresso della cittadina e furono accolti da un soldato di guardia.
“Benvenuti a Florentia forestieri: cosa vi porta in questa città?”
I due si scambiarono un’occhiata d’intesa; Tergot scoprì la mano dal guanto per mettere bene in mostra l’anello recante il sigillo della corona.
“Stiamo cercando il Sergente Wilbury: sappiamo che è passato di qua” disse il guerriero in tono perentorio.
“Sì, corrisponde a verità. Troverete il Sergente presso la taverna; seguite questa strada fino alla piazza grande” rispose immediatamente la guardia in tono ossequioso.
I due si incamminarono per la strada principale lasciando le loro cavalcature alla porta d’ingresso, come stabiliva l’usanza della città.

continua...

[Modificato da f.strillone 30/05/2007 16.26]



Quando avrete inquinato l'ultimo fiume, quando avrete abbattuto l'ultimo albero, preso l'ultimo pesce, ucciso l'ultimo bisonte, solo allora vi accorgerete che non potete mangiare tutto il denaro accumulato nelle vostre banche.
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Di nuovo uniti
Tergot e Lenny stavano percorrendo la via principale che li avrebbe portati ad incontrare il Sergente Wilbury alla taverna Silver Bear di Florentia; alle loro spalle, furtiva, una figura avvolta in un mantello bruno… dal cappuccio si scorgevano gli occhi luccicanti di un colore simile all’oro.

Il vociare della taverna si sentiva in tutta la piazza; i due amici furono rincuorati da quelle voci festosi… era troppo tempo che non si prendevano una pausa rilassante.
Entrarono per essere subito inebriati da un intenso profumo di stufato di cervo alle bacche, il capolavoro dell’intera cucina di Ancaria!
La gente faceva calca per assicurarsi un piatto fumante e gli spintoni provenivano da ogni parte… improvvisamente furono presi con forza da un omone sbracciato per essere trascinati verso una stanza a fianco della cucina; attraversata la soglia, videro un tavolaccio già imbandito per quattro persone, una delle quali sedute verso il fondo, girata di spalle e avvolta in un mantello bruno.
“Scusatemi, ma era l’unico modo” disse con un sorriso l’omone, che riconobbero essere l’oste.
L’individuo al tavolo si voltò scoprendo lentamente il capo…
“Wilbury!!!” esclamarono all’unisono i due arrivati.
“Finalmente ci si rivede” rispose il Sergente “Sedete, che vi racconto gli ultimi avvenimenti”
Mentre Wilbury spiegava come si era salvato, non senza fatica, dall’ultimo agguato subito ad opera di un paio di orchetti accompagnati da un orso argentato, Tergot si fece cupo nei pensieri e in volto, manifestando apprensione per l’assenza della quarta persona…
“Comunque il piano di recarsi da De Mornet sembra essere ancora l’unico perseguibile: il corpo delle guardie Harim è l’unico che ci potrà dare una mano per la vittoria finale, perché…” si guardò intorno per accertarsi che fossero soli “… non avremo solo un esercito di Orchi e orchetti da fronteggiare, ma anche uno stuolo di seguaci di Barold; immaginatevi la scena: esseri orrendi e a malapena vestiti, con al fianco maghi, avvolti nei loro mantelli sontuosi e sulle loro agili cavalcature, pronti a lanciare incantesimi d’ogni sorta… proprio un bel dipinto!”
“Già…” disse distrattamente il guerriero.
“Via, Tergot, non essere triste: le ultime notizie di Lydia sono positive! Non è riuscita a infilarsi nel portale perché è stata preceduta da un orco che lo ha spento per sempre; non è rimasta sola nelle terre oltre confine e vedrai che presto arriverà!”
“Può essere. Ma hai ragione…” disse alzandosi improvvisamente dalla sedia sollevando il bicchiere “… lancio un brindisi al gruppo che si sta formando e che presto prenderà la via del baronato De Mornet!”
“Salute e gloria a noi!” gridarono all’unisono il ladro e il sergente.
“C’è un bicchiere anche per me?” disse una voce proveniente dalla cucina
“Lydia!!!” dissero in coro i tre uomini; Tergot subito si precipitò per abbracciarla, corrisposto; aveva il volto segnato dalla stanchezza e da qualche graffio di rovo, evidentemente attraversato di fretta per sfuggire al nemico.

“… e così ora sapete che abbiamo le prove che il Barone continua a tramare alle spalle di Aaron e di Ildav, ma ignaro della mia esistenza: benedetto il giorno che il Re e la Regina mi nascosero… per non incappare nelle leggi ancestrali di Ancaria che elogiano l’abbandono di fronte alla nascita di una femminuccia anziché un maschietto… unico degno erede al trono!”
Lydia si rabbuiò al racconto, ma subito il sorriso tornò ad illuminare il suo volto.
“… benedetto quel giorno perché ebbi l’onore di entrare nel Convento delle Ninfe di Ieroc per impararne le arti magiche dalla mia tutrice Angelica…”
“Ma è l’attuale badessa…”
“Sì, Tergot… il convento mi nascose e fece di me l’attuale comandante dei Guastatori, in un preciso disegno di Aaron il saggio: sconfiggere, al momento giusto e per sempre, il Barone De Mornet… e quel momento tanto atteso è oramai giunto!!!”
“Allora un ultimo brindisi al nostro ricongiungimento…” concluse trionfante il guerriero “… e poi subito alla volta del Baronato De Mornet!”
Finito il piccolo festeggiamento, Lenny, Lydia e Tergot si avviarono nella stanza predisposta al primo piano; il sergente rimase seduto al tavolo per qualche ora ancora e ricevette la visita di qualcuno avvolto in un mantello bruno…

“Tutto a posto Wilbury?”
“Sì, tutto a posto… perché me lo domandi, Lydia?”
“Lo sai benissimo…”
“Non temere, tutto procede secondo i piani stabiliti da tuo padre”
“È per questo che hai avuto quell’incontro ieri sera? Per porre l’ultimo tassello?”
“Che avete da borbottare voi due?”
“Nulla, amore mio… nulla”
I quattro stavano attraversando, con le loro cavalcature, una radura che portava all’ultimo ponte controllato dalle guardie del Re; oltre, avrebbero affrontato l’ultima parte del percorso ben sapendo di poter contare solo sulle proprie forze e risorse.

“Per tutti gli orchi… il sergente Wilbury!!!”
“Salve ragazzi, è un piacere rivedervi!”
“Non altrettanto per noi: è un mese che non abbiamo il cambio e vorremmo proprio tornare a casa!”
“Tranquilli, il cambio arriva con la prossima luna. Tutto sotto controllo qui?”
“Come sempre, sergente: abbiamo dormito sonni tranquilli da quando il Barone è venuto a conoscenza della vostra ambasciata”
“Sono felice di saperlo, però alzate la guardia da questa notte perché io non sono affatto tranquillo… soprattutto durante il sonno”
Le guardie si scrutarono interrogandosi sulle parole del sergente.
“Va bene, sergente, staremo all’erta!”
“Bene così ragazzi; salute e gloria”
“Salute e gloria a voi quattro!”
Ancora una radura e pochi chilometri da percorrere per giungere alla meta; al calare del sole scorsero all’orizzonte la rocca su cui era costruito il castello.
“Quello è Crow’s rock?” chiese, occhi sbarrati, Tergot.
Una meraviglia di architettura si presentava alla loro vista: pareti di nuda roccia da cui si ergevano, facendo tutt’uno, le torri di trenta metri; guglie a perdita d’occhio si potevano notare sul pendio che ospitava l’intero sito della costruzione; e dopo qualche minuto videro chiaramente l’intarsiatura dorata del portone d’ingresso, che faceva intravedere le larghe barre di acciaio dell’intelaiatura; ai due lati erano appostate, fuori della loro garitta, le guardie di De Mornet: due uomini di stazza possente, che sovrastavano sicuramente i due metri di altezza di Tergot.
“Siamo arrivati. Forza, che ci stanno aspettando: un’ora dopo il tramonto chiudono il portone per riaprirlo all’alba: da queste parti è sconsigliato pernottare all’addiaccio!”
A queste parole pronunciate da Wilbury, spinsero i cavalli al galoppo per affrettarsi all’ingresso, che venne immediatamente chiuso alle loro spalle.

continua...


Quando avrete inquinato l'ultimo fiume, quando avrete abbattuto l'ultimo albero, preso l'ultimo pesce, ucciso l'ultimo bisonte, solo allora vi accorgerete che non potete mangiare tutto il denaro accumulato nelle vostre banche.
RIPRENDIAMOCI LA TERRA
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22/06/2007 12:34
 
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De Mornet
“… e vedete di non procurare guai di sorta!” tuonò brusco l’oste sbattendo la porta della stanza.
I quattro si accomodarono sull’unico giaciglio, lieti di potersi concedere un meritato riposo dopo un così lungo viaggio; Lenny frugò nella sua bisaccia per estrarne un pacchetto: conteneva un pezzo di carne secca; poi un altro pacco: del pane!
“Ma come…”
“Ehi, dimentichi che sono un ladro…” sogghignò interrompendo la domanda del Sergente “… mi spiace solo di non essere riuscito a portar via di più mentre passavamo a fianco del bancone!”
“Comunque, solo per il modo in cui ci ha accolti, l’oste se lo merita eccome!”
“Disponiamo dei turni di guardia, non mi fido”
“Hai perfettamente ragione Wilbury” rispose Lydia “e voglio cominciare io”
“No, tocca a me e poi al sergente: solo noi due, chiaro?”
Detto questo, Tergot di prese la sua razione di cibo che divorò in un attimo per farsi trovare subito pronto al proprio turno, lasciando gli amici tranquilli di consumare la propria parte rilassati.

Era prima di mezzanotte quando, nonostante il vociare che saliva dalla strada, si sentì uno scricchiolio giungere dalle scale; il Sergente stava guardando fuori della finestra e subito, con passo felpato, raggiunse la porta per uscire dalla stanza.
Lydia non si fece cogliere di sorpresa e seguì il Dareoniano per controllare di persona il suo sospetto: stava per aver luogo un incontro segreto…
“… e come mai ci hai messo così tanto?”
“Sono rimasto nascosto dai troppi sguardi… qui è pericoloso, per me!”
“Non corri alcun pericolo, tranquillo! Allora, che novità?”
“De Mornet vi aspetta domattina nella sua Sala dei Colloqui; in giro si dice che sia particolarmente nervoso negli ultimi tempi, pare per le notizie che arrivano dalla Corte: Re Aaron il saggio sta recuperando le forze come fosse un ragazzino”
“Questo non ci voleva proprio, perché così rischiamo…”
“Dunque sei un traditore!” interruppe Lydia; al vociare subito uscirono anche Tergot e Lenny.
“Guarda che non è come pensi, Lydia…”
“Osi ancora parlare! Che ci fa un elfo oscuro in tua compagnia! Spiegamelo se ci riesci, avanti!”
Lydia era veramente furibonda e teneva la mano sull’elsa della spada, pronta a menar fendenti; la tensione stava salendo e anche il ladro, così come il guerriero, si stavano preparando ad una lotta… impari.
“Ora calmatevi tutti e subito!” tuonò Wilbury “lui è Cogeren, un elfo oscuro che ha ripudiato la propria origine per abbracciare la nostra causa, fin da quando era bambino; l’ho allevato tenendolo nascosto a tutto il reame, ad eccezione del Re, l’unico a conoscerne l’esistenza e il valore!”
“E quale sarebbe il suo valore? Forse più grande e potente del mio?” disse ironico il guerriero; il Dareoniano sogghignò.
“Lo vedrete presto, amici… tra poche ore sarà l’unico a poterci salvare!”
“Non mi incanti! Stavi dicendo <>… cosa intendevi dire! Parla!”
“L’incontro di domattina col Barone doveva svolgersi prima della ripresa fisica di Aaron, tutto qui! Sarebbe stato più facile ottenere l’appoggio delle sue truppe Harim…”
Improvvisamente Cogeren, che fino a quel momento era rimasto in disparte, fece un passo avanti e si presentò, tono di voce basso e sguardo fisso al pavimento.
“È un onore per me far parte di questo gruppo; accoglietemi come un fratello… ho seguito ogni vostra avventura… vi conosco molto bene… sono qui per mettere a disposizione, vostra e della Corona, la mia esperienza e il mio valore…”
I tre si guardarono increduli: era risaputo il modo di fare arrogante di quella razza, ma avevano di fronte una rarissima eccezione… era cresciuto sotto la tutela attenta ed affettuosa che solo un essere della stirpe dei Dareon poteva garantire.
I loro sguardi si incrociarono, uno ad uno, con quello dell’elfo: era intimorito alla loro presenza, questo era sicuro, ma trasmise subito serenità e grande forza interiore, una potente energia perfettamente sotto controllo; gli occhi erano color rosso fuoco, il viso completamente glabro e le sopracciglia oblique e sfuggenti verso le tempie, le orecchie a punta, terminanti con il classico ciuffo, dello stesso colore dei capelli: biondo cenere.
“Se garantisce Wilbury, per me va bene” disse subito Lenny, il più spontaneo nell’avvicinarsi all’ultimo arrivato per stringergli l’avambraccio; Lydia e Tergot esitarono ancora, ma alla fine si lasciarono andare alla stretta che sanciva quello strano sodalizio.
“Vi avevo avvertiti! E ora subito ne pagherete le conseguenze… per giunta mi avete burlato portandomi in casa, di nascosto, quest’essere impuro!!!” urlò per le scale l’oste “… stanno per arrivare le guardie del Barone: non la passerete liscia!”
“Ci mancava anche questa… presto, giù dalle finestre: separiamoci e vediamoci all’alba nella piazza dove siamo passati entrando …” disse autoritario il Sergente.
I cinque sgattaiolarono agili nella via e presero ognuno una direzione diversa per confondere le guardie, che erano appena entrate nella stanza passando per l’ingresso principale della Locanda, dalla parte opposta; il guerriero prese la sinistra, verso un intrico di viottoli bui; il mago e Lenny, andarono dritto impegnando una via trasversale, inciampando sui corpi addormentati di alcuni beoni; l’elfo, di nuovo nascosto sotto il cappuccio del suo manto bruno, trascinò Lidya verso destra per prendere subito una via più larga ed affollata e confondersi, così, in mezzo alla folla.

“Vieni, meglio nascondersi per un attimo” disse Cogeren prendendo per un braccio Lidya; presero una piccola via che li portò sulla riva del canale che riforniva l’acqua al castello “… ecco il ponte!” si infilarono sotto e sedettero.
“Conosci molto bene la cittadina” disse Lidya ancora diffidente.
“Sono oramai due anni che svolgo indagini per conto della corona qui, nel baronato, ma venire al castello mi mette sempre in ansia… troppa gente si incuriosisce quando mi vede passare nascosto dal manto… per non parlare delle guardie: sono poco intelligenti, è vero, ma anche guidati da Barold… in particolare hanno un fiuto per scovare e riconoscere…”
“Eccovi qua!”
Quattro uomini alti più di due metri, barba ben curata, tutti segnati da qualche cicatrice, armati di spadone e scudo, protetti da un elmo adornato col pennacchio simbolo di De Mornet, erano di fronte a loro; Lidya si alzò lentamente scrutando gli occhi delle guardie; l’elfo, cambiando improvvisamente atteggiamento, si alzò e con la spavalderia tipica della sua razza sfoderò le spade che aveva nascoste dietro la schiena.
“Non penserete di prenderci come cagnolini! Dimostrate il vostro valore, sempre che ne abbiate!”
I quattro risero alla provocazione e si prepararono al duello, ignari delle potenti arti di combattimento di Cogeren; con un balzo scavalcò il gruppetto, che lo aveva nel frattempo accerchiato, e, atterrato alle loro spalle, con un solo fendente per spada eliminò il primo; colpito dai rimanenti, l’elfo sfoderò una delle sue arti magiche emettendo una leggera bruma per disorientare le guardie; in quel momento Lidya, sbalordita per ciò che aveva visto e rassicurata nell’animo per la dimostrazione di fedeltà di Cogeren, affiancò il compagno; in un attimo i tre avversari furono eliminati. L’elfo, esausto, si accasciò per riprendere le sue forze.
“Prendiamoli, subito!”
I due eroi furono accerchiati in un attimo, disarmati e, mani legate, portati via. Impegnarono subito la via principale in direzione nord: stavano andando direttamente alla dimora del Barone.
Varcarono un portone di dimensioni ancora più grandi di quello dell’ingresso principale; sembrava un pezzo unico in oro massiccio, decorato, al centro, col simbolo del baronato composto a mosaico di pietre preziose; il portale si aprì scomparendo interamente nell’intercapedine del muro; attraversata la corte, furono scortati nel palazzo situato al centro… e si trovarono nella Sala dei Colloqui, pareti in oro… con sorpresa insieme a Lenny, Tergot e Wilbury, anche loro catturati.
Non fecero in tempo a scambiarsi un cenno che subito, dalla porta situata al fondo, entrò De Mornet: coprì la distanza dai prigionieri con falcate sicure, ma che facevano trapelare uno stato d’animo nervoso.
“Spiacente accogliervi in questo modo, ma pare ci abbiate messo anche del vostro” disse il Barone guardando Cogeren.
“L’elfo è in realtà al servizio della Corona, per cui attento anche solo a quel che pensi, De Mornet” tuonò Wilbury.
“Ci si rivede, Wilbury! Vedo che sei già sergente: complimenti per la tua carriera e… puoi stare tranquillo: io non penso, ma agisco…” così dicendo fece schioccare le dita; quattro guardie entrarono per portare via Cogeren “…visto? Ora possiamo parlare in tutta serenità! Oh, non ti preoccupare di lui: l’ho solo fatto portare nelle celle dei sotterranei; più tardi te lo restituisco” aggiunse sogghignando “… allora, parlate liberamente: siete qui apposta, no?”
“Siamo qui in missione diplomatica per chiedere l’appoggio le vostre truppe speciali: le guardie Harim” esordì Tergot agendo in qualità di capo della delegazione “… la frontiera del deserto è in pericolo, come voi ben sapete, e per fronteggiare al meglio le truppe nemiche torneranno sicuramente utili le arti, magiche e di combattimento, che i vostri maghi guerrieri ben conoscono”.
“Sì, sono al corrente delle scaramucce tra i due eserciti; e come voi sono anche al corrente della presenza di orchi dalle arti magiche che si stanno preparando all’invasione insieme al resto dell’esercito…” il Barone si stava massaggiando il mento immerso nella valutazione della proposta.
“Sicuramente il Barone è anche a conoscenza del corpo dei guastatori” interruppe Lidya, che notò tentennamenti nei pensieri del nobile “le vostre guardie andrebbero ad affiancarlo”
“Trovo la proposta molto allettante e devo dire che è una giusta causa da appoggiare; l’occasione renderà anche merito alle mie guardie per essere riconosciuti ufficialmente nell’esercito della Corona: questa è la moneta che chiedo in cambio”
“Non ci sono problemi: re Aaron aveva immaginato questa tua richiesta ed è pronto a riconoscerla purché il tuo giuramento di fedeltà sia perpetuato”
“Ha ha ha… Sergente: tu sai benissimo quanto io sia stato fedele in tutti questi anni al nostro amato Re…” cominciò a ridere De Mornet “… e sai benissimo che mi conviene rinnovare la mia sudditanza” un altro schiocco di dita, ma questa volta non entrò nessuno… la parete di fondo, la stessa da dove erano uscite le guardie con Cogeren, scomparve sotto il pavimento per lasciare libera la vista ad una enorme grotta da cui cominciò ad arrivare un calore insopportabile.
“Ma la mia fedeltà ve la dovete sudare, ha ha ha!!!”
Dalla grotta uscì improvvisamente una fiammata seguita da un forte odore di zolfo e una nuvola di fuliggine… un enorme drago dalla corazza color ruggine uscì dall’antro per lanciare il suo grido di fame… i quattro rimasero di sasso a quella vista e cominciarono a scambiarsi rapidi sguardi per capire come muoversi; De Mornet, molto lentamente, raggiunse l’uscita e, prima di far sbarrare la porta d’oro, salutò i suoi ospiti.
“Tenete compagnia al mio amico Rusty e… non lasciate sporco per terra: voglio vedere solo cenere al mio ritorno! Salute e gloria, miei eroi… ha ha ha!!!”

continua...

[Modificato da f.strillone 22/06/2007 12.36]



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