00 09/05/2006 13:31
Finalmente libero
Albeggiava sulle distese di Ancaria; il sole quella mattina era particolarmente caldo e annunciava una bella giornata estiva; anche gli animali domestici, che passeggiavano per i viottoli in porfido di Bellevue, lasciavano intendere che la giornata era iniziata in tutta tranquillità.
Ad ovest della cittadina, l’arena era ancora nel cono d’ombra del dirupo, ma l’attività intorno era già febbrile; dall’interno salirono le prime urla.
Il comandante Jullius aprì la gabbia e con una “Lancia dei servi” punzecchiò alla schiena Tergot, un giovane sui vent’anni divenuto, suo malgrado, gladiatore: era stato fatto schiavo dopo essersi rifiutato di pagare, come contadino, il tributo dovuto a De Mornet, Signore del baronato di Crow’s Rock, il cui castello era situato a nord ovest di Bellevue; in dodici mesi, tempo di prigionia massimo con cui la legge puniva questo tipo di reato, Tergot rafforzò la sua struttura fisica fino a sovrastare il suo carceriere nonché maestro d’armi in quell’interminabile anno di espiazione.
- Coraggio Tergot, ti aspetta l’ultimo combattimento prima del ritorno alla libertà, ma stai in guardia, se non vinci te la vedrai con me direttamente: De Mornet ha scommesso un sacco di scudi su di te e li vuole incassare, mi hai capito?
Tergot annuì e lentamente, dopo aver indossato la solita armatura da combattimento, salì i dieci gradini che lo separavano dall’arena; gli spalti erano gremiti e sul palco d’onore troneggiava De Mornet, un uomo di corporatura robusta il cui viso era nascosto dietro una barba nera e ben curata: era l’unico modo per nascondere la cicatrice sulla guancia sinistra, provocata da un malaugurato incontro con un orso argentato, proprio fuori le mura del suo castello.
Il gladiatore si scagliò contro il suo avversario che si accasciò privo di vita dopo solo un paio di fendenti ben piazzati con la sua spada a due mani: la gente urlava, De Mornet rise pensando avidamente al suo incasso, Tergot si rattristò, ma sapeva che era l’ultima volta… adesso era di nuovo un uomo libero!
I dieci scalini furono interminabili e il gladiatore fu colto come da un presentimento pensando a quell’ultimo combattimento: perché Julius lo ha fatto combattere con Kursk, il suo protetto da sempre? Kursk era un archetto, l’unico di Ancaria ad essersi arruolato nelle truppe dell’esercito regolare del Re; l’unico con un briciolo di cervello ed in grado di pensare a pari livello di un umano; l’unico che, e solo ora se ne rendeva conto Tergot, non beffeggiava mai i prigionieri, anzi cercava di rasserenarli e divenire loro amico… eh sì, quell’orchetto era stato come un fratello per tutti quanti i gladiatori.
A quei pensieri, in Tergot aumentò la collera ad ogni scalino; giunto nella sala degli allenamenti, si avvicinò al Mastro gladiatore per chiedere ciò che gli spettava: la percentuale delle sue 24 vittorie in altrettanti combattimenti.
- Come osi, proprio tu, che hai rifiutato di pagare i tuoi tributi a De Mornet! Dovresti accontentarti di lasciare questo posto e non reclamare ciò che mai ti darò! Ho fatto di te un vero e proprio guerriero e ne sono fiero.. Avanti, su… fammi vedere cosa sei in grado di fare e sarai pagato!
A quelle parole Julius si mise in posizione di difesa ad attendere il suo allievo. Tergot, incredulo, prese la stessa posa… cominciò il duello. Le lame delle spade si scontrarono creando nuvole di scintille che illuminarono a giorno la sala; Tergot subì una ferita alla spalla destra, ma l’effetto, più dettato dalla rabbia, fu una sequenza impressionante di affondi ai quali il suo Mastro gladiatore, anzi ex, indietreggiò fino a rimanere bloccato con le spalle al muro; un ultimo colpo, solo un ultimo colpo per liberarsi di quell’uomo corrotto, del suo carceriere… ma esitò e fu nuovamente toccato dalla lama sulla spalla destra.
Questa volta a subire fu Tergot, che indietreggiò fino ad inciampare sul baule che conteneva le armature, cadde a terra e si rialzò con un solo slancio, ma alla destra di Jiulius che, colto di sorpresa, offrì il fianco, scoperto dalla guardia, all’affondo definitivo.
Tergot, senza esitazione, si impossessò della borsa del denaro appesa alla cinta di Julius e andò a prendere le chiavi della gabbia appese al muro per liberare il nuovo arrivato: un ladruncolo di nome Lenny, corpo gracile, ma molto veloce nei movimenti, tanto da riuscire a schivare qualsiasi colpo di un esperto gladiatore.
- Non sai quanto ti sono grato, Tergot. Sappi, fin d’ora, che hai fatto una cosa giusta liberandomi perché, in realtà, non sono il ladro che pensi, bensì un agente della Corona! Sono al soldo del Principe ereditario Ildav, che attende un resoconto del mio viaggio ad Ice Creeck; quel maledetto Julius mi ha tenuto imprigionato dopo aver ricevuto l’ordine da De Mornet; io adesso ho paura ad andare in giro solo, il Barone è qui fuori con la sua scorta! Accompagnami da Boleys, il Comandante di Bellevue, al presidio militare; lui saprà come ricompensarti.
- Sia, Lenny; ma bada a non intralciarmi in caso di combattimento: ci penso io, tu guardami solo le spalle.
Tergot non si rese nemmeno conto che dopo quel lungo anno di prigionia riprese a parlare come se nulla fosse; Lenny gli sorrise contento di averlo come scorta, indubbiamente sicura, e di averlo come amico.
I due uscirono di soppiatto dall’arena; per loro fortuna, gli uomini di De Mornet stavano montando a cavallo per seguire il loro comandante Doggip e scortare il Barone alla sua dimora; si dileguarono lungo il selciato che porta al centro di Bellevue, da dove avrebbero preso la via ad est, verso il presidio.

continua


Quando avrete inquinato l'ultimo fiume, quando avrete abbattuto l'ultimo albero, preso l'ultimo pesce, ucciso l'ultimo bisonte, solo allora vi accorgerete che non potete mangiare tutto il denaro accumulato nelle vostre banche.
RIPRENDIAMOCI LA TERRA