00 22/06/2007 12:34
De Mornet
“… e vedete di non procurare guai di sorta!” tuonò brusco l’oste sbattendo la porta della stanza.
I quattro si accomodarono sull’unico giaciglio, lieti di potersi concedere un meritato riposo dopo un così lungo viaggio; Lenny frugò nella sua bisaccia per estrarne un pacchetto: conteneva un pezzo di carne secca; poi un altro pacco: del pane!
“Ma come…”
“Ehi, dimentichi che sono un ladro…” sogghignò interrompendo la domanda del Sergente “… mi spiace solo di non essere riuscito a portar via di più mentre passavamo a fianco del bancone!”
“Comunque, solo per il modo in cui ci ha accolti, l’oste se lo merita eccome!”
“Disponiamo dei turni di guardia, non mi fido”
“Hai perfettamente ragione Wilbury” rispose Lydia “e voglio cominciare io”
“No, tocca a me e poi al sergente: solo noi due, chiaro?”
Detto questo, Tergot di prese la sua razione di cibo che divorò in un attimo per farsi trovare subito pronto al proprio turno, lasciando gli amici tranquilli di consumare la propria parte rilassati.

Era prima di mezzanotte quando, nonostante il vociare che saliva dalla strada, si sentì uno scricchiolio giungere dalle scale; il Sergente stava guardando fuori della finestra e subito, con passo felpato, raggiunse la porta per uscire dalla stanza.
Lydia non si fece cogliere di sorpresa e seguì il Dareoniano per controllare di persona il suo sospetto: stava per aver luogo un incontro segreto…
“… e come mai ci hai messo così tanto?”
“Sono rimasto nascosto dai troppi sguardi… qui è pericoloso, per me!”
“Non corri alcun pericolo, tranquillo! Allora, che novità?”
“De Mornet vi aspetta domattina nella sua Sala dei Colloqui; in giro si dice che sia particolarmente nervoso negli ultimi tempi, pare per le notizie che arrivano dalla Corte: Re Aaron il saggio sta recuperando le forze come fosse un ragazzino”
“Questo non ci voleva proprio, perché così rischiamo…”
“Dunque sei un traditore!” interruppe Lydia; al vociare subito uscirono anche Tergot e Lenny.
“Guarda che non è come pensi, Lydia…”
“Osi ancora parlare! Che ci fa un elfo oscuro in tua compagnia! Spiegamelo se ci riesci, avanti!”
Lydia era veramente furibonda e teneva la mano sull’elsa della spada, pronta a menar fendenti; la tensione stava salendo e anche il ladro, così come il guerriero, si stavano preparando ad una lotta… impari.
“Ora calmatevi tutti e subito!” tuonò Wilbury “lui è Cogeren, un elfo oscuro che ha ripudiato la propria origine per abbracciare la nostra causa, fin da quando era bambino; l’ho allevato tenendolo nascosto a tutto il reame, ad eccezione del Re, l’unico a conoscerne l’esistenza e il valore!”
“E quale sarebbe il suo valore? Forse più grande e potente del mio?” disse ironico il guerriero; il Dareoniano sogghignò.
“Lo vedrete presto, amici… tra poche ore sarà l’unico a poterci salvare!”
“Non mi incanti! Stavi dicendo <>… cosa intendevi dire! Parla!”
“L’incontro di domattina col Barone doveva svolgersi prima della ripresa fisica di Aaron, tutto qui! Sarebbe stato più facile ottenere l’appoggio delle sue truppe Harim…”
Improvvisamente Cogeren, che fino a quel momento era rimasto in disparte, fece un passo avanti e si presentò, tono di voce basso e sguardo fisso al pavimento.
“È un onore per me far parte di questo gruppo; accoglietemi come un fratello… ho seguito ogni vostra avventura… vi conosco molto bene… sono qui per mettere a disposizione, vostra e della Corona, la mia esperienza e il mio valore…”
I tre si guardarono increduli: era risaputo il modo di fare arrogante di quella razza, ma avevano di fronte una rarissima eccezione… era cresciuto sotto la tutela attenta ed affettuosa che solo un essere della stirpe dei Dareon poteva garantire.
I loro sguardi si incrociarono, uno ad uno, con quello dell’elfo: era intimorito alla loro presenza, questo era sicuro, ma trasmise subito serenità e grande forza interiore, una potente energia perfettamente sotto controllo; gli occhi erano color rosso fuoco, il viso completamente glabro e le sopracciglia oblique e sfuggenti verso le tempie, le orecchie a punta, terminanti con il classico ciuffo, dello stesso colore dei capelli: biondo cenere.
“Se garantisce Wilbury, per me va bene” disse subito Lenny, il più spontaneo nell’avvicinarsi all’ultimo arrivato per stringergli l’avambraccio; Lydia e Tergot esitarono ancora, ma alla fine si lasciarono andare alla stretta che sanciva quello strano sodalizio.
“Vi avevo avvertiti! E ora subito ne pagherete le conseguenze… per giunta mi avete burlato portandomi in casa, di nascosto, quest’essere impuro!!!” urlò per le scale l’oste “… stanno per arrivare le guardie del Barone: non la passerete liscia!”
“Ci mancava anche questa… presto, giù dalle finestre: separiamoci e vediamoci all’alba nella piazza dove siamo passati entrando …” disse autoritario il Sergente.
I cinque sgattaiolarono agili nella via e presero ognuno una direzione diversa per confondere le guardie, che erano appena entrate nella stanza passando per l’ingresso principale della Locanda, dalla parte opposta; il guerriero prese la sinistra, verso un intrico di viottoli bui; il mago e Lenny, andarono dritto impegnando una via trasversale, inciampando sui corpi addormentati di alcuni beoni; l’elfo, di nuovo nascosto sotto il cappuccio del suo manto bruno, trascinò Lidya verso destra per prendere subito una via più larga ed affollata e confondersi, così, in mezzo alla folla.

“Vieni, meglio nascondersi per un attimo” disse Cogeren prendendo per un braccio Lidya; presero una piccola via che li portò sulla riva del canale che riforniva l’acqua al castello “… ecco il ponte!” si infilarono sotto e sedettero.
“Conosci molto bene la cittadina” disse Lidya ancora diffidente.
“Sono oramai due anni che svolgo indagini per conto della corona qui, nel baronato, ma venire al castello mi mette sempre in ansia… troppa gente si incuriosisce quando mi vede passare nascosto dal manto… per non parlare delle guardie: sono poco intelligenti, è vero, ma anche guidati da Barold… in particolare hanno un fiuto per scovare e riconoscere…”
“Eccovi qua!”
Quattro uomini alti più di due metri, barba ben curata, tutti segnati da qualche cicatrice, armati di spadone e scudo, protetti da un elmo adornato col pennacchio simbolo di De Mornet, erano di fronte a loro; Lidya si alzò lentamente scrutando gli occhi delle guardie; l’elfo, cambiando improvvisamente atteggiamento, si alzò e con la spavalderia tipica della sua razza sfoderò le spade che aveva nascoste dietro la schiena.
“Non penserete di prenderci come cagnolini! Dimostrate il vostro valore, sempre che ne abbiate!”
I quattro risero alla provocazione e si prepararono al duello, ignari delle potenti arti di combattimento di Cogeren; con un balzo scavalcò il gruppetto, che lo aveva nel frattempo accerchiato, e, atterrato alle loro spalle, con un solo fendente per spada eliminò il primo; colpito dai rimanenti, l’elfo sfoderò una delle sue arti magiche emettendo una leggera bruma per disorientare le guardie; in quel momento Lidya, sbalordita per ciò che aveva visto e rassicurata nell’animo per la dimostrazione di fedeltà di Cogeren, affiancò il compagno; in un attimo i tre avversari furono eliminati. L’elfo, esausto, si accasciò per riprendere le sue forze.
“Prendiamoli, subito!”
I due eroi furono accerchiati in un attimo, disarmati e, mani legate, portati via. Impegnarono subito la via principale in direzione nord: stavano andando direttamente alla dimora del Barone.
Varcarono un portone di dimensioni ancora più grandi di quello dell’ingresso principale; sembrava un pezzo unico in oro massiccio, decorato, al centro, col simbolo del baronato composto a mosaico di pietre preziose; il portale si aprì scomparendo interamente nell’intercapedine del muro; attraversata la corte, furono scortati nel palazzo situato al centro… e si trovarono nella Sala dei Colloqui, pareti in oro… con sorpresa insieme a Lenny, Tergot e Wilbury, anche loro catturati.
Non fecero in tempo a scambiarsi un cenno che subito, dalla porta situata al fondo, entrò De Mornet: coprì la distanza dai prigionieri con falcate sicure, ma che facevano trapelare uno stato d’animo nervoso.
“Spiacente accogliervi in questo modo, ma pare ci abbiate messo anche del vostro” disse il Barone guardando Cogeren.
“L’elfo è in realtà al servizio della Corona, per cui attento anche solo a quel che pensi, De Mornet” tuonò Wilbury.
“Ci si rivede, Wilbury! Vedo che sei già sergente: complimenti per la tua carriera e… puoi stare tranquillo: io non penso, ma agisco…” così dicendo fece schioccare le dita; quattro guardie entrarono per portare via Cogeren “…visto? Ora possiamo parlare in tutta serenità! Oh, non ti preoccupare di lui: l’ho solo fatto portare nelle celle dei sotterranei; più tardi te lo restituisco” aggiunse sogghignando “… allora, parlate liberamente: siete qui apposta, no?”
“Siamo qui in missione diplomatica per chiedere l’appoggio le vostre truppe speciali: le guardie Harim” esordì Tergot agendo in qualità di capo della delegazione “… la frontiera del deserto è in pericolo, come voi ben sapete, e per fronteggiare al meglio le truppe nemiche torneranno sicuramente utili le arti, magiche e di combattimento, che i vostri maghi guerrieri ben conoscono”.
“Sì, sono al corrente delle scaramucce tra i due eserciti; e come voi sono anche al corrente della presenza di orchi dalle arti magiche che si stanno preparando all’invasione insieme al resto dell’esercito…” il Barone si stava massaggiando il mento immerso nella valutazione della proposta.
“Sicuramente il Barone è anche a conoscenza del corpo dei guastatori” interruppe Lidya, che notò tentennamenti nei pensieri del nobile “le vostre guardie andrebbero ad affiancarlo”
“Trovo la proposta molto allettante e devo dire che è una giusta causa da appoggiare; l’occasione renderà anche merito alle mie guardie per essere riconosciuti ufficialmente nell’esercito della Corona: questa è la moneta che chiedo in cambio”
“Non ci sono problemi: re Aaron aveva immaginato questa tua richiesta ed è pronto a riconoscerla purché il tuo giuramento di fedeltà sia perpetuato”
“Ha ha ha… Sergente: tu sai benissimo quanto io sia stato fedele in tutti questi anni al nostro amato Re…” cominciò a ridere De Mornet “… e sai benissimo che mi conviene rinnovare la mia sudditanza” un altro schiocco di dita, ma questa volta non entrò nessuno… la parete di fondo, la stessa da dove erano uscite le guardie con Cogeren, scomparve sotto il pavimento per lasciare libera la vista ad una enorme grotta da cui cominciò ad arrivare un calore insopportabile.
“Ma la mia fedeltà ve la dovete sudare, ha ha ha!!!”
Dalla grotta uscì improvvisamente una fiammata seguita da un forte odore di zolfo e una nuvola di fuliggine… un enorme drago dalla corazza color ruggine uscì dall’antro per lanciare il suo grido di fame… i quattro rimasero di sasso a quella vista e cominciarono a scambiarsi rapidi sguardi per capire come muoversi; De Mornet, molto lentamente, raggiunse l’uscita e, prima di far sbarrare la porta d’oro, salutò i suoi ospiti.
“Tenete compagnia al mio amico Rusty e… non lasciate sporco per terra: voglio vedere solo cenere al mio ritorno! Salute e gloria, miei eroi… ha ha ha!!!”

continua...

[Modificato da f.strillone 22/06/2007 12.36]



Quando avrete inquinato l'ultimo fiume, quando avrete abbattuto l'ultimo albero, preso l'ultimo pesce, ucciso l'ultimo bisonte, solo allora vi accorgerete che non potete mangiare tutto il denaro accumulato nelle vostre banche.
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