Premetto che ho seguito la discussione senza mai intervenire: secondo me i beni che abbiamo sono più che soddisfacenti, anche perché un limite di miglioramento è sì presente, ma molto risicato… vediamo se con questo post arriviamo tutti a questa conclusione.
Allevamento Ho postato la scorsa settimana in merito a latte e formaggio (nell’apposita discussione Curiosità storiche) e già in quel caso, che ora ribadisco, ho fatto notare che l’allevamento come lo intendiamo noi (produzione di latte e carne) non esisteva se non per il consumo contadino (caprini e ovini); era, piuttosto, orientato ad avere in casa animali da lavoro (bovini, cavalli, asini) per alleviare le fatiche contadine e comunque limitati di numero.
Con questo non vogliamo assolutamente pensare ad un errore storico di Patrician che ci consente l’allevamento ovvero la produzione di carne e cuoio; anzi, nella seconda metà del 1300 i proprietari terrieri (feudatari o ex, di lì a poco…) cominciarono a vedere l’affare proprio nell’allevamento incline a questo scopo tramutando parte delle loro terre da coltivazione ad allevamento appunto.
Stoffe (pregiate e non) Qui il discorso, almeno personalmente, lo vedo molto semplice, tutto legato a…
Sulla nostra amata carta di gioco abbiamo…
Bruges che, grazie alla sua posizione privilegiata sull'estuario dello Zwyn, che ha di fronte quello del Tamigi, strinse legami commerciali con l'Inghilterra diventando il porto più fiorente dell'Europa Nord-Occidentale.
Non solo, Bruges divenne presto un importante nodo delle vie commerciali che univano le Fiandre all'Italia attraverso la Champagne prima e in seguito attraverso le Alpi e la valle del Reno, per i commerci europei con il mar Baltico e il mare del Nord.
All'inizio il commercio principale fu quello della lana che veniva dall'Inghilterra, rivenduta altrove o fatta lavorare sul posto. Grazie al minuzioso lavoro delle Congregazioni di commercianti stranieri, in particolare tedeschi (toh! la Lega), la città divenne un importante centro di scambi. Vi confluivano l'ambra prussiana, il grano baltico, la birra di Brema, le pellicce di Novgorod, legname e merluzzi dalla Norvegia che erano scambiati con le stoffe locali, oggetti di ottone, sale e vino francesi, velluti di Genova, broccati veneziani, spezie. (altro materiale su Bruges lo pubblicherò prossimamente nell’apposita discussione: ho trovato molte cose interessanti!)
In parole povere, le generiche stoffe che abbiamo a disposizione sono ben di più di quel che pensiamo noi e gli ideatori del gioco credo l’abbiano intesa proprio così (non nel senso di produzione in loco, ma che arrivavano dall’Italia: velluti, broccati…); se mai una mancanza si deve rimproverare ai programmatori, è quella di non aver consentito a Bruges la produzione delle stoffe, visto che corrisponde a realtà come realtà è l’inserimento dell’importazione delle spezie! Sono d’accordo sull’eventualità di diversificare i prezzi a seconda della qualità, magari legata al numero di impianti che dopo un tot sfornano broccati piuttosto che fustagni… oltre ad essere già stato detto sopra da qualcuno abbiamo già qualcosa del genere: il bonus produzione ogni 3.
Vino Per questo bene mi permetto una piccola considerazione. Vada per la produzione in loco (Colonia e Groningen), ma azzeccata storicamente è l’importazione in Londra; proprio presso questa corte, era apprezzato non solo il vino di provenienza francese piuttosto che italiana, ma anche quello spagnolo “liquoroso” (leggasi PORTO) e i vari passiti italiani e francesi (questi in minor misura). Anche in questo caso gli ideatori del gioco credo abbiano inteso nel vino sia quello “classico” che quelli da me citati che erano considerati un extra-lusso e molto più pregiati presso Londra e tutta l’Inghilterra in generale.
Ambra Era uno dei materiali di scambio in Bruges: questo, a parer mio, è un bene che manca nel nostro gioco; vedrei bene anche lo scambio di
oro (grezzo o lavorato in
gioielli)
Per quanto riguarda le
materie prime, che dire… mi sembra buona l’idea di Nemo; solo per fare un esempio, i Tedeschi erano considerati i migliori lavoratori del ferro ed erano presenti in ogni città, così come era considerato quasi a livello di un Nobile ogni maniscalco di paese: un lavoro ben pagato e molto ambito in quell’epoca di pre-industrializzazione (utilizzo di utensili vari, molto limitato fino a metà del 1200)! Altra nota pro idea è relativa alla provenienza delle materie prime: Europa del Nord con prevalenza dei Paesi Scandinavi, un’altra volta in linea con la nostra mappa standard!
Una cosa soltanto: si rischia, con il metodo di recupero materie prime dall’entroterra, di dover considerare troppe rotte terrestri che i commercianti anseatici non usavano, almeno direttamente; queste erano più gestite dai mercanti stranieri, francesi e italiani in primo luogo, e gli anseatici vendevano/acquistavano a/da loro: in questo caso deve necessariamente entrare in gioco la trattativa con questi mercanti… caspita! mi rendo conto di quanto sarebbe divertente: un modo per avere contatti con colleghi commercianti, anche se non in diretta concorrenza, con cui negoziare su prezzi e quantità di merci… bello, decisamente accattivante l’idea!!!
Se serve altro, sto leggendo un libro di Le Goff che è divenuto oramai la mia principale fonte: credo ci siano altre considerazioni utili a questa discussione.
A presto
[Modificato da f.strillone 07/06/2006 13.46]
Quando avrete inquinato l'ultimo fiume, quando avrete abbattuto l'ultimo albero, preso l'ultimo pesce, ucciso l'ultimo bisonte, solo allora vi accorgerete che non potete mangiare tutto il denaro accumulato nelle vostre banche.
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