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Capitolo 15° : Ritorno alla normalità

Tallinn, 4 Luglio 1350

Tornato a Tallinn, dopo altri festeggiamenti ho ritrovato il mio caro vecchio ufficio. Rifatto dalle fondamenta al tetto. Altro che costruzione in legna e tetto in paglia.
Facciata principale bianchissima, porta, anzi portone, in legno, finestre con gli infissi in legno verniciate di rosso, e i vetri provenienti dalla Serenissima. Il tetto poi, tegole rosso fuoco con le cupole d’oro. Oro puro.
L’interno è indescrivibile. Mobili preziosissimi, scalinate in marmo, muri in pietra coperta da legni di puro abete rosso. Finalmente, dopo essermi arrampicato sulla scalinata in marmo, arrivo davanti alla porta del mio ufficio. Targhetta oro in alto con scritto “Julius Beringer”.
Apro la porta. Scrivania lunga e in marmo di Carrara, un librone degli andamenti industriali, una poltrona in pelle, e un finestrone dal quale controllavo tutta la mia amata Tallinn. Altro finestrone vista porto. Pregiata penna d’aquila reale alpina con punta in oro. Va bene, stavo girandomi, uscendo e per dire “Ho sbagliato ufficio! E non di poco!!”
Intanto arriva il Caro Ludolph e mi spiega che questo è un regalo della Città di Tallinn al suo miglior Concittadino, migliore anche del Sindaco. Non potevo che regalare, a mia volta, una splendida statua raffigurante la “Dea della Guerra”, senza di lei non so quante probabilità avrei di essere qui.
E anche grazie al mio Tenente Simon, ai miei uomini.
Pensavo di chiedere a Dansand, il mio nocchiere, di farmi da segretario con un buon stipendio mensile, oltre che ha un alloggio in una delle mie case. Perché sono deciso a diventare un magnate anseatico, oltre che a continuare la mia carriera militare.
Il giorno andai a trovare mio padre. Quando sono arrivato da lui ebbi bruttissime notizie. Aveva preso una malattia grave che pochi sapevano curare. Uno tra questi, il più vicino era il Dottor De Medici, di Firenze. Avevo già deciso. Corro al porto e con i cinque uomini rimasti corro a Stoccolma dal Governatore. Mi faccio dare la sua migliore nave, la più veloce.
Gli spiego tutto e mi dà la velocissima “Inarrivabile”. Mi da i suoi migliori uomini, un capoguardia, per tenere alto il morale degli uomini ed evitare ammutinamenti. Prendo, al volo, Simon Östrekom e Otto Dansand. Carichiamo sulla nave le provviste spiego tutte le vele, e che il vento ci sia favorevole. In coperta con l’ufficiale di navigazione, discutevamo sulla strada minore. Era inglese, Thomas Landersan, mi faceva vedere tutta la rotta, la più corta che c’era: in pratica da Tallinn si andava a doppiare il Capo di Malmoe dal quale doppiamo la Punta di Danimarca e si arrivava giù fino a Bruges e si costeggia fino allo Stretto di Gibilterra, dal quale si va dritti a Pisa.